Tra paura e resistenza. Resilienti per essere insieme senza essere ammassati
Tra paura e resistenza. Resilienti per essere insieme senza essere ammassati
di Martina Tafuro
“Diteci che è possibile essere insieme senza essere
ammassati, corrispondere da lontano, baciarsi
senza toccarsi, sfiorarsi con la carezza di uno
sguardo o di un sorriso, semplicemente…
guardarsi. Ricordateci che la parola è importante
se pensata, tornita a lungo nel cuore, fatta
lievitare nella madia dell’anima, guardata fiorire
sulle labbra di un altro, detta sottovoce, non
gridata e affilata per ferire. Ma, ancor più
insegnateci l’arte del silenzio, della luce che si
poggia sul davanzale, del sole che sorge ‘come sposo
che esce dalla stanza nuziale’ o tramonta
‘nel cielo che tingi di fuoco’, della quiete della
sera, della candela accesa che getta ombre sulle
pareti del coro”.
Stiamo vivendo giorni difficili. Come li stiamo affrontando?
Sicuramente con sentimenti a volte contrapposti.
La prima è la paura, siamo davanti ad un nemico invisibile, che non rispetta nessuno, del quale siamo vittima e portatore.
La paura ci fa sentire fragili e indifesi, spingendoci all’isolamento e facendo crescere ansie e timori, nonché sconvolgere il delicato equilibrio del nostro cuore.
L’altro forte sentimento che ci colpisce è il fastidio, perché ci troviamo in una situazione non prevista, né cercata e nemmeno immaginata.
Questo stato d’animo ci porta a vivere come se niente fosse, perché non accettiamo che il male rovini i nostri programmi, non rispetti la nostra volontà, cambi le abitudini che diamo per scontate, mostri la pochezza di tante presunzioni e sicurezze.
D’altra parte le difficoltà riportano a galla dal profondo del nostro cuore la generosità e il valore della solidarietà di tanti, che ci spinge a tirare fuori la parte migliore di noi.
La prova ci chiede di liberarci dalla paura, tanti si prodigano con professionalità e generosità nel sistema sanitario e nelle varie realtà che devono fare fronte all’emergenza.
L’immagine da usare, in questi tempi, è quella della resilienza termine sconosciuto fino a qualche tempo fa.
Ma cos’è la resilienza?
Molte persone confondono la resilienza con la determinazione, la forza di volontà, la caparbietà, la capacità di raggiungere un obiettivo.
Sono concetti molto diversi.
La resilienza non è la forza, è una cosa diversa, si avvicina più alla capacità di trasformazione, di adattamento e di flessibilità.
Charles Darwin diceva: “Non è il più forte che sopravvive, né il più intelligente ma il più aperto al cambiamento”.
Resilienza deriva dal latino resilio: letteralmente toccare il fondo e rimbalzare.
È la capacità della materia di resistere agli urti assorbendo l’energia cinetica.
L’esempio classico è quello del pendolo che acquisendo energia cinetica colpisce
un determinato oggetto e scarica o trasferisce l’energia cinetica su di essa.
La resilienza è data da un coefficiente che ogni tipologia di materia possiede.
In ultima analisi è la capacità di assorbimento della materia.
Molti di noi hanno vissuto l’emozione della ruota della morte sulle montagne russe.
Forse non sempre però notiamo che tutta l’energia cinetica della struttura viene
dissipata tramite l’oscillazione della struttura e grazie all’elevata capacità di
assorbimento del terreno nel quale sono affondati i pilastri portanti della giostra.
È un aiuto esterno alla struttura metallica della giostra che attraverso l’apposito
contatto calcolato ne aumenta il coefficiente di resilienza.
Trasferendo il concetto alla psicologia, definiamo resilienza la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico.
In modo, ancor di più meravigliosamente, facciamo l’esempio della natura sul come asseconda gli eventi.
I fiori non sbocciano rigorosamente il 21 marzo, perché è l’equinozio di primavera, ma in base al clima, assecondando la temperatura esterna.
Se fa troppo freddo rinviano, se fa molto caldo cominciano a germogliare sfruttando al meglio ciò che hanno a disposizione.
Così dobbiamo fare anche noi. Non possiamo rimanere forti delle nostre convinzioni, ma dobbiamo accogliere il tempo che viviamo come un’occasione per diventare altro da noi.
La sapienza antica celebrava come virtù la forza d’animo, peculiarità del saggio intesa come la capacità di resistere alle avversità della vita.
La resilienza, invece, è un elemento speciale di uno stato d’animo, che include quell’andare avanti nonostante tutto.
Papa Francesco, ha detto: “Ci sono due modi di guardare alle difficoltà della vita: o le si guarda come qualcosa che ti blocca, che ti distrugge, che ti tiene fermo, oppure le si guarda come una reale opportunità”.
Resilienza non è sentire il coraggio sfuggendo alla paura, ma il sentirsi pronti.
Il tempo di crisi ti costringe a tirar fuori la parte nascosta di te (la migliore?), in fondo la nostra parte più coraggiosa oggi deve essere flessibile e rimanere a casa.
E trasformare questo tempo di paura in un tempo generativo.
Bisogna essere consapevoli che non è ciò che succede che fa la differenza, ma come reagiamo a quello che succede.
Siamo così avvezzi a rispondere in modo meccanico agli eventi della vita, da aver dimenticato questa nostra straordinaria capacità.
In mano abbiamo un potere incredibile, dal momento che qualsiasi evento ci capiti, siamo noi e soltanto noi a scegliere che senso dargli e quale reazione avere.
Albert Einstein, ha detto: “Le gravi catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione”.
Napoli, 20 marzo 2020