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Sulle spalle dei giganti: Eddie Van Halen
di Emanuela Cristo

Eddie Van Halen era un olandese naturalizzato americano, visto che la sua famiglia si trasferì in California quando lui aveva solo sette anni. Si appassionò prestissimo alla musica, studiò pianoforte e batteria per poi consacrare tutto sé stesso alla chitarra. Insieme al fratello maggiore Alex, nel ’72 fondò i Van Halen (negli anni la formazione è variata più volte). L’omonimo album di debutto nel ’78 divenne uno degli esordi di maggior successo del rock e il successivo tour promozionale fu trionfale.

Dopo i pesanti sound delle band metal anni ’70, l’hard rock e il metal dei Van Halen erano qualcosa sui quali si poteva ballare. E lo erano soprattutto grazie allo stile di Eddie che, nonostante possedesse una tecnica impressionate (pur non avendo mai imparato a leggere la musica), non si perdeva in lunghissimi e complicati assoli con mille note al secondo, per assecondare un mero egocentrismo. I suoi riff erano fluidi ed elastici e completamente al servizio della musica e della band.

Grazie all’album d’esordio e a 1984, i Van Halen sono una delle cinque rock band ad aver realizzato più di un album disco di diamante, oltre a figurare tra le venti band che hanno venduto di più negli Stati Uniti. Eddie Van Halen occupa l’ottava posizione nella classifica dei migliori chitarristi di sempre di Rolling Stone. La rivista specializzata Guitar World lo mette al primo.

La Rivoluzione Musicale

“Non avrei mai potuto suonare come lui. Non ci ho neanche provato. Solo un idiota proverebbe a competere con Eddie Van Halen.” Steve Vai

Chiedete ad un qualsiasi chitarrista cosa ne pensa di Eddie Van Halen. Poi chiedete ad uno qualsiasi di quelli che hanno imbracciato lo strumento dalla fine degli anni ’70 in poi e fatevi dire a chi si è ispirato. La maggior parte di loro vi dirà che i più grandi innovatori della chitarra sono stati Jimi Hendrix e Eddie Van Halen. Come ha raccontato Cesareo degli Elio e le storie tese, “Dopo Jimi Hendrix, i Led Zeppelin e i Deep Purple, si pensava che la chitarra non potesse più esprimere grandi novità. E invece è arrivato lui e ha lasciato tutti a bocca aperta.  Ascoltare Eddie Van Halen mi fece venir voglia di mollare tutto. Ti faceva tremare le mani e venire un sacco di dubbi. Non avevo mai sentito niente di simile. Come faceva ad avere quel suono e quella potenza di fuoco?”

Rendiamoci conto che stiamo parlando di uno che, non riuscendo a trovare uno strumento che lo soddisfacesse a pieno, se l’è costruito da solo, assemblando pezzi da chitarre differenti. La sua famosa Frankenstrat, o Frankestein, nel 2019 è stata inserita nella mostra Play It Loud al Metropolitan Museum of Art di New York.

Ciò per cui è famoso, soprattutto, è la sua tecnica del tapping, che non ha inventato ma ha perfezionato, incidendo definitivamente la propria firma. Volendo semplificare estremamente per i non addetti ai lavori, è una tecnica che consiste nel suonare la chitarra con due mani, come se fosse un pianoforte. Come si dice nel settore: esiste un tapping pre e uno post Eddie Van Halen. Ascoltate i centodue secondi di assolo di Eruption per avere un’idea soprattutto di quante ore passarono i successivi aspiranti chitarristi a farsi sanguinare le dita nella speranza di emularlo.

L’eredità di Eddie Van Halen

“Guardate le immagini che circolano: Eddie sorride sempre. Amava la vita. Quando suonava faceva venire giù il soffitto, ma guardava sempre i fan, raramente la chitarra. Sorrideva perché si divertiva un mondo” Gene Simmons

Eddie Van Halen è stato un virtuoso della chitarra, riuscendo, però, a non risultare mai noioso, non eccedeva mai. Creava suoni che non necessariamente somigliavano a quelli della chitarra tradizionale. Il suo stile era caldo, armonioso ed appassionato. È riuscito a rivoluzionare il modo di suonare la sei corde e di scrivere musica. Non si è limitato ad assemblare chitarre e a perfezionare il tapping (come se fosse poco, poi). Ha collaborato con altri musicisti e con le aziende creatrici di strumenti (vedi Fender), brevettando nuovi sistemi per modificare e migliorare i suoni.

Come se tutto ciò non bastasse, è riuscito a fare hard rock anche con le tastiere, suonandole in molti pezzi dei Van Halen. Pensate poi al sintetizzatore in Jump: invece di “seguire le istruzioni”, lo mise in un amplificatore per chitarra, e la canzone divenne uno dei più grandi successi della band. Ancora nelle parole di Steve Vai: “Quello che ci ha lasciato Eddie Van Halen è monolitico.” Ha apportato un profondo cambiamento al modo di fare musica e di stare sul palco.

“Io voglio solo che il mio modo di suonare faccia provare alle persone qualcosa: gioia, tristezza, anche eccitazione.”

You did it, Eddie. You did it.

Napoli, 15 gennaio 2024