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Siamo tutti un po’ Uno, Nessuno e Centomila
di Stefania Di Martino

Uno, nessuno e centomila è uno dei romanzi più famosi di Luigi Pirandello definito dallo stesso come il romanzo “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita”.

Così come ne Il fu Mattia Pascal, il tema centrale è quello dell’identità che porta il protagonista, Vitangelo Moscarda (un uomo comune che conduce una vita agiata grazie alla banca, ereditata dal padre, che gli consente di vivere di rendita) ad indagare sulle centomila sfaccettature della propria natura che lo accompagneranno verso una vera e propria crisi di identità che gli consentiranno di acquisisce la cruda ed amara consapevolezza che l’uomo non è Uno e che soprattutto la realtà non è oggettiva ma in ognuno di noi popolano centomila estranei concepiti dalle centomila persone con cui abbiamo a che fare.

La realtà dunque perde la sua oggettività, sgretolandosi nell’infinito vortice del relativismo.

Nel suo inutile tentativo di distruggere i centomila estranei concepiti dagli altri, Vitangelo Moscarda viene definito pazzo dalla gente, a dimostrazione del fatto che non vi è possibilità alcuna di distruggere le centomila immagini attribuite dagli altri e quindi l’io è costretto a perdere la propria individualità passando da uno a centomila e quindi nessuno.

Il protagonista subisce la disgregazione del proprio io individuale quando la moglie gli fa notare una leggera pendenza del naso, difetto fisico mai notato dallo stesso protagonista, e quindi si rende conto che l’immagine che aveva sempre avuto di sé non corrisponde a quella che gli altri hanno di lui.

Nella ricerca di se stesso, il protagonista inizia ad assumere folli atteggiamenti: sfratta una famiglia di affittuari per poi donare loro una casa, si sbarazza della banca ereditata dal padre e inizia ad ossessionare chi gli sta vicino, in particolar modo sua moglie che decide di lasciarlo.

Nella sua follia, Vitangelo riesce a sentirsi libero da ogni regola e capisce che per uscire dalla prigione in cui la vita rinchiude ognuno di noi non basta cambiare nome – che rappresenta la morte – ma bisogna vivere la vita attimo per attimo, morendo per poi rinascere, senza ricordo alcuno, senza la costrizione di alcuna maschera e senza provare un senso di solitudine al pensiero di non essere nessuno.

Il prossimo 8 settembre “Il pozzo e il pendolo teatro” ha organizzato presso il Maschio Angioino di Napoli la rappresentazione teatrale del romanzo su descritto con la partecipazione di Paolo Cresta.

Napoli, 30 agosto 2019