Rumore di Stoviglie e stridore di Dentiere
Rumore di Stoviglie e stridore di Dentiere
di Luigi Antonio Gambuti
Che nessuno più si azzardi ad emettere giudizi per definire gli altri “mariuoli”, ritenendosi d’essere persona al di sopra di ogni sospetto. Non siamo nostalgici del craxi-pensiero, secondo il quale vale praticare il sillogismo aristotelico che si gioca le parole per affermare che se uno ruba rubano tutti se sono della stessa specie. In chiaro: Antonio è un uomo, gli uomini rubano, Antonio ruba; né siamo convinti, fino in fondo, della bontà di coloro i quali non giudicano il prossimo per non essere giudicati. Chi sono io per giudicare? L’ha detto sinanche Papa Francesco.
Ognuno ha i suoi pruriti e se li gratti pure, senza arrogarsi il diritto e la libertà che ne proviene, di grattare i pruriti degli altri per giudicare e condannare chicchessia. E’ fuori discussione che siamo accompagnati –noi pure ladri di qualcosa-da compagni di viaggio che con noi condividono esperienze, cadute e risurrezioni. Perché ci viene di pensare questi cattivi pensieri? Forse l’essere investiti un giorno sì e l’altro pure, da notizie di arresti di corrotti o presunti tali; di scoperte di mariuoli con le mani nel sacco, di tanti basettoni altolocati trovati, a loro insaputa, a rimestare nel calderone della mensa collettiva. A rubare il pane altrui, sia sotto forma di posti di lavoro,sia sotto forma di conti bancari o, più semplicemente, di alcove clandestine. E’ necessario allarmarsi, dunque. Si odono rumori di stoviglie provenire dalle sale da pranzo dei palazzi del potere; si odono affilarsi di coltelli e stridore di dentiere; s’intravedono cortei di affamati pronti ad aggredire –more solito-le pietanze succulente che il vivandiere Renzi e il cuoco De Luca gli hanno preparato. Così, dopo anni di digiuno o di scarso cibo (quel poco che c’era se lo sono diviso i grossi capitoni e niente o quasi ai piccoli capibastone),finalmente le mense delle terre meridionali, Campania in particolare, si sono arricchite di pietanze abbondanti e buone per soddisfare gli appetiti di sempre.Nel masterplan per il mezzogiorno-una nuova “Cassa “o un nuovo piano Marshall?-la nostra regione s’è visto assegnare la non risibile cifra di 10 miliardi di euro per far fronte ai disastri strutturali ed occupazionali accumulati in questi ultimi anni.
Son arrivati i pasti, dunque, per cui la fame antica di lavoro e di strutture può essere placata, salvo imporre all’organismo di imparare a camminare con passi nuovi e nuove prospettive, frutto di una condizione umana più onesta e responsabile. E qui sta il problema, a nostro avviso. Non entriamo nel merito di quanto è destinato a chi e per che cosa. Si tratti di autostrade e ferrovie; di porti e di canali; di risorse materiali e immateriali; di scuola e di cultura, di sviluppo e di rivalutazione del “petrolio”nostrano, tutto si racchiude nella disponibilità delle persone addette alla cucina. E alla loro capacità di governare gli ingredienti per non sciupare o disperdere le risorse-non poche-che si sono messe a disposizione.
L’esempio più recente si può ricavare da quanto sta succedendo con il nuovo management della Reggia di Caserta il cui direttore è stato contestato perché..lavora troppo e fino a sera; con la rivalutazione del Museo di Capodimonte e degli scavi di Pompei e di altri siti di non secondaria importanza per lo sviluppo turistico della nostra terra. La“resuscitata” presenza di questi siti si deve, è fuor di dubbio, all’impegno dei direttori nominati “al di fuori “della solita cerchia locale dei soliti noti, forestieri venuti da lontano che subito hanno dimostrato di quanto valore erano dotati. E di quanta fiducia hanno, egiustamente, meritato. Cosa che induce a pensare che, quando si esce fuori dal recinto della politica nostrana le cose si fanno bene e si fanno funzionare e che, se prima non hanno funzionato e non sono state fatte bene, c’era qualcosa che bisognava stigmatizzare. Si tratta dei comportamenti di coloro i quali potevano fare e non hanno fatto, sapevano e non hanno saputo fare; di coloro i quali, sistemati ai posti di comando, li hanno usati non per governare il bene comune, bensì per cucinare gli affari personali e dei partirti.
E questo si è disvelato con l’arrivo del nuovo management venuto da lontano che ha saputo fare, ridando alla comunità le risorse che sono state legittimamente ricavate dalla fruizione del comune patrimonio culturale. Chiusa questa parentesi sul già fatto in materia di beni culturali, cerchiamo di dire qualcosa in merito al mare di denaro finanziato dal governo di cui prima abbiamo parlato. Chi lo gestirà? Chi saprà navigare la rotta senza naufragare? Chi sarà il comandante sicuro e competente, onesto e lungimirante che guiderà il viaggio verso il porto destinato sin dalla partenza? Fuor di metafora, chi saranno gli amministratori, i politici, i manager, tutti coloro i quali dovranno “gestire “il grande patrimonio messo a disposizione? Parliamo dei politici, di coloro i quali, in piena campagna elettorale, affilano le armi per entrare nella sala di comando. Di coloro che una volta eletti, avranno il potere di decidere le sorti ed il futuro dei loro amministrati. E delle risorse facenti parte del patrimonio collettivo. E di come investire, e a chi affidare l’onere di realizzare quanto è stato così lautamente finanziato.
E di come controllare, come valutare e portare a compimento il mandato ricevuto.
Ci vogliono persone “nuove”, dice qualcuno; persone che dalle sale da pranzo del potere si tengano lontano, sì che i pasti ricevuti vengano distribuiti in egual modo e “compensati “con la realizzazione delle opere cui erano destinati. Non per abboffarsi; non per secondarizzare il bene comune, non per procrastinare sine die la tragedia dei problemi irrisolti, l’inedia strutturale delle riforme mancate, l’inefficienza dei servizi elementari a favore della gente ed il meccanismo perverso del rinviare, per lucrare aumenti di valore e la rivalutazione della spesa. Ci vuole gente nuova, onesta, finalmente! Sta ai partiti e al partito democratico, unico aggregato che si può definire tale per struttura e tradizione, selezionare, valutare e coinvolgere persone che sappiano onorare –si ripete: onorare!- il mandato ricevuto dal consenso popolare , per aprire alla speranza di un tempo nuovo le sorti dei cittadini amministrati, specialmente in questa vigilia elettorale, controversa e ricca di conflitti di ogni tipo.
DEDICATO A QUEI GERMOGLI IN FIORE ESPLOSI ALLA VITA, UCCISI DAL GELO DI QUESTA STRAVAGANTE PRIMAVERA.