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Riscopriamo il nostro battesimo! Scendere nelle acque vuol dire andare a fondo.
di frate Valentino Parente

 

 

Battesimo del Signore – Anno B – 10 gennaio 2021

Prima lettura Is 55,1-11
Seconda lettura 1Gv 5,1-9
Vangelo Mc 1,7-11

 

1Con il “Battesimo del Signore” continuano le “epifanie”, cioè le manifestazioni, del Signore.

Tutto il ciclo natalizio ha un carattere prevalentemente «epifanico», nel senso di una manifestazione della gloria del Signore, nell’uma­nità di Gesù di Nazareth.

Questa gloria, però, appare in un contesto di piccolezza, di mo­destia, di debolezza.

Siamo chiamati a contemplarla in un Bambino inerme, che nasce nella più squallida povertà, subito perseguitato, esule, e che conduce poi una vita di nascondimento, come tante altre.

Solo qualche giorno fa, il giorno dell’Epifania, abbiamo lasciato il Bambino Gesù, appena di qualche settimana, tra le braccia della Madre, nella grotta di Betlemme.

Oggi ce lo ritroviamo, adulto e maturo, confuso tra la folla che si ac­calca sulla riva del Giordano dove Giovanni sta battezzando.

Considerando che dal Natale in poi, i Vangeli raccontano il susseguirsi storico degli eventi, si nota un fatto sorprendente: nella «biografia» di Gesù c’è un vuoto di trent’anni!

Solo l’evangelista Luca rompe questo “silenzio” con l’episodio del pellegrinaggio di Gesù a Gerusalemme, insieme ai genitori, e del suo smarrimento e ritrovamento nel tempio in mezzo agli esperti della Legge.2

Il silenzio che interessa tanti anni della vita di Gesù è normale per il semplice fatto che Gesù divenne un personaggio pubblico solo a partire dal battesimo nel Giordano.

Prima di quel momento è una persona come tutte le altre, senza elementi particolari che lo caratterizzano. È vero, gli eventi della nascita sono storici, certo, il concepimento verginale, il dramma interiore di Maria e di Giuseppe sono storici, ma non sono stati percepiti da nessuno, è rimasto un segreto loro, e il Bambino è cresciuto normalmente, come tutti i bambini.

Ciò non succede invece nei vangeli apocrifi (cioè non riconosciuti canonici), dove troviamo alcuni episodi della infanzia di Gesù, e questo perché essi rispondono più ad un interesse di curiosità che a un bisogno di conoscenza profonda di Gesù.

E così, dopo la manifestazione del Bambino ai pastori e ai Magi, con la 1a domenica dopo l’Epifania si riprende il tempo ordinario, che inizia con la solennità del Battesimo del Signore, un evento che possiede una forte rilevanza epifanica.

Infatti i fenomeni straordinari che accompagnano l’immersione nel Giordano sottolineano questo aspetto: i cieli aperti, la voce, la discesa dello Spirito Santo.

È l’investitura dall’alto del Messia. Sono le credenziali che il Padre dà al proprio Figlio.

Mistero di fede per noi questo Battesimo che Gesù viene a chiedere insieme con i peccatori, come uno che at­tende il suo turno davanti a un affollato confessionale.

Gesù si mette in fila con i peccatori. Solidale con l’umanità.

Lui che non ha peccato si è preso sulle sue spalle il nostro peccato e scendendo nelle acque del Giordano, compie, visivamente, quel gesto di abbassamento: Dio è sceso nella nostra umanità, si è abbassato al nostro povero livello umano.

Scendere nelle acque vuol dire andare a fondo, andare nel profondo dell’angoscia umana.

3È un anticipo del dramma della morte, quando scenderà agli inferi; la discesa nelle acque annuncia la discesa pasquale nella morte.

Non è semplicemente un momento in cui il Battista, con la conchiglia, come tante volte viene rappresentato, versa un po’ di acqua sulla testa; ma è una immersione totale (questo significa la parola battesimo), dentro le acque, fino in fondo, anche con la testa sottacqua, in una posizione in cui si annega, si muore…

Dopodiché Gesù riemerge: è la figura che anticipa la risurrezione, la nuova nascita.

Ed è proprio in quel momento, uscendo dall’acqua, dice l’evangelista, che Gesù “vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba”.

 “Vide squarciarsi i cieli…” Non è un fatto fisico: era nuvoloso ed è comparso il sole.

Non c’entra la meteorologia ma la teologia:
il cielo si apre perché c’è una rivelazione di Dio: lo Spirito scende su Gesù
in forma di colomba, richiamando la fine del diluvio, e il ritorno del sereno.

Nella Bibbia la colomba compare con una pluralità di simbolismi. In genere, evoca mitezza, innocenza e purezza.

Nel nuovo testamento ritroviamo la colomba che scende su Gesù, presso il fiume Giordano. Indica un nuovo inizio, l’anno della misericordia del Signore inaugura come ai tempi del diluvio una nuova creazione.

Come all’inizio della creazione, lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque, permettendo al caos originario di trasformarsi in vita, così in Gesù Dio interviene, dando un nuovo inizio.

 “E venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento”.  

Ecco la rivelazione. Dio Padre rivela a Gesù: “Tu sei mio figlio” e lo Spirito scende su di lui. E Gesù ha pienamente la consapevolezza di essere il Messia, il Figlio di Dio e da quel momento inizia il suo ministero. È il momento della investitura4 solenne del Messia.

Il battesimo di Gesù non è una sua purificazione ma nella sua condiscendenza, viene rivelato come il Messia, il Salvatore dell’umanità.

È ciò che è successo anche nel nostro battesimo, in ogni battesimo. Infatti ogni Battesimo cristiano non fa che prolungare il mistero di quel giorno: lo Spirito Santo scende su una creatura umana e quella creatura di­venta «figlio prediletto».

Anche a noi Dio Padre ha detto: “Tu sei mio figlio”; anche di noi dice, meglio: vorrebbe dire: “In te mi sono compiaciuto”, sono contento di te!

Ma che sappiamo noi di questo evento grandioso che è all’inizio della nostra vita cristiana?

Il Battesimo è stato ed è tuttora per moltissimi cristiani come un pacco dono ricevuto tanto tempo fa, ma che non è stato ancora aperto.

Ab­biamo il pacco, ma non conoscendo il dono, non sappiamo di essere ricchi. Siamo figli di Dio, ma non lo sappiamo.

5Tuttavia noi non siamo figli di Dio bell’e formati; il giorno del nostro Battesimo non abbiamo ricevuto l’essere figli di Dio, ma solo la possibilità di diventarlo: “A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12).

Il potere: dunque non un dono ri­cevuto passivamente, ma piuttosto cooperazione, corresponsabilità nella salvezza; di diventare: dunque, un potere che implica sviluppo, maturazione, impegno perso­nale. Dobbiamo diventare di fatto, ciò che già siamo di diritto (R. Cantalamessa).

Ecco perché non possiamo accontentar­ci di rimanere dei rachitici spirituali.

Quante preoccupazioni intorno a un neonato che non cre­sce regolarmente! Quanti medici si consultano, quante spese si affrontano, e giustamente!

Ma poi quegli stessi genitori spesso non si rendo­no conto del rachitismo spirituale di cui loro stessi, e spesso, di conseguenza, anche i figli, sono affetti.

Riscopriamo il nostro battesimo!

Impegniamoci a conoscere la ricchezza di cui siamo eredi. San Paolo ci ricorda che: “Se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo” (Rom 8,17).

E non vogliamo certo perdere questa eredità!

 

Nola, 9 gennaio 2021