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“Pendulum” l’Ultima Mostra Fotografica alla Fondazione MAST

di Mario Mormile

Una mostra fotografica di oltre 200 opere per raccontare il movimento vorticoso di merci e persone nella società contemporanea, questa è la nuova mostra promossa dalla Fondazione MAST attraverso il curatore Urs Stahel. La Fondazione che agisce in ambito internazionale e si muove tra i temi dell’arte, della teconologia e dell’innovazione in genere, si occupa di offrire al territorio attraverso anche il dialogo con le istituzioni, spunti, idee e lo sviluppo di nuove imprenditorialità soprattutto all’interno del settore giovanile.

Presentata in concomitanza con l’anniversario del V anno di apertura nel territorio bolognese, la mostra è l’occasione per avviare una riflessione sul rapporto dell’uomo con la tecnologia, che è uno dei punti centrali della Fondazione MAST. Ospitando oltre 60 autori da tutto il mondo propone foto ed installazioni provenienti da tutte le epoche e particolarmente centrati sul tema del lavoro, della meccanica e dell’industria. Tra i nomi troviamo artisti di primo livello come Robert Doisneau, Helen Levitt, David Goldblatt e Mario De Biasi, mescolati al talento di artisti più giovani, altro tema caro alla fondazione.

Il pendolo come metafora visiva e chiave di lettura del mondo moderno, in un moto perpetuo dove il loop tra produrre, trasportare e consumare si ripete all’infinito, dove le tecnologie hanno accellerato tutti i movimenti, e allo stesso tempo gli uomini non riescono a muoversi con la stessa facilità, immagine testimoniata da “Skaramaghas” di Richard Mosse, una delle foto fondamentali della mostra, lunga ben 7 metri, con decine di container che oltre a trasportare merci hanno ospitato dei migranti in attesa di essere trasferiti ad altro luogo.

Tra i sogetti in mostra anche tante metropolitane, bus, treni e mezzi di trasporto in generale, dove si confrontano coloro i quali attraversano la città in metro tra tablet e telefonini per ammazzare il tempo e chi deve attraversare svariati kilometri e fare fino a 8 ore di bus al giorno per andare a lavoro, segnati in volto dalla medesima infelicità.

La mostra resterà aperta fino a Gennaio dell’anno prossimo.

Bologna, 30 settembre 2018