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Passata La Festa, Gabbato Lo Santo
di Luigi Antonio Gambuti

Passata la festa, gabbato lo santo. Come a dire, se ci siamo divertiti, ricordiamoci di qualche impegno preso e manteniamolo.
Per prima cosa, rientrare nella normalità, uscire dalle nebbie festaiole dove ci hanno incartati in virtù della cosiddetta ripresina e, come nativi con l’anello al naso,ci hanno portato a celebrare il rito della festa consumistica più sconsiderata.
E’tempo,quindi,di rientrare,tirar su le maniche e darsi da fare,ognuno per quanto gli compete.
Cosa difficile, perché le cose da fare sono tante, per chi deve progettare, per chi deve operare e ,per quanto possa servire,anche per chi ne deve scrivere.
L’anno appena trascorso ci ha lasciato consegne pesanti, legate agli avvenimenti che ne hanno tratteggiato il calendario.
Tra queste, il dramma dei migranti-ne è simbolo significativo il sacrificio di Aylan-che va facendosi sempre più complesso e rischia di compromettere i già delicati equilibri tra i paesi della comunità europea e tra questi e i paesi viciniori; il successo dell’EXPO che ha dimostrato al mondo intero che quando ci si impegna ci sappiamo fare e che richiama, sin da oggi, tutti alla responsabilità per non disperdere il capitale di credibilità che ci si è guadagnati; la riforma della Buona Scuola ,avviata alla garibaldina e lanciata sulle spalle degli operatori chiamati ad inventare, giorno dopo giorno, il percorso da fare; il massacro di Parigi, come inizio di una strategia del terrore che l’ISIS utilizza per affermare la sua presenza nello scacchiere internazionale ed imporre le sue ideologie e,infine,l’apertura della porta santa che dà l’avvio all’anno giubilare, come gesto di pacificazione universale.
Sotto traccia le riforme di Renzi, venute fuori dal porto delle nebbie trasteverine, ideate e proposte nei salotti buoni.
Perché,sfacciatamente,ha detto che è “tornata la politica”, aumentando il distacco abissale tra la sua classe di governo e i cittadini? Perché vive di ricatti, l’ultimo dei quali si è materializzato sul referendum confermativo della sua riforma costituzionale? Se passa io resto, ha detto, altrimenti tutti a casa secondo lo stile ricattatorio che ormai ne qualifica i comportamenti.
Ogni tanto prende atto del suo modo di governare, che sta desertificando il campo del dibattito politico, trascinando nell’inconsistenza dell’emarginazione le migliori energie culturali del paese. Se ci sarà un riscatto lo vedremo seguendo le sorti del PD che si prepara-è da tanto che si prepara, intanto sta morendo!-a dar conto della sua presenza e del suo peso nell’ambito dell’azione di governo del paese. Ci occuperemo della risurrezione arrabbiata di Silvio Berlusconi che, bontà sua, s’è reso conto che senza la sua guida,i servitorelli rimastigli fedeli non hanno spessore e si azzannano a vicenda; parleremo dei pentastellati, i fustigatori-fustigati, che hanno toppato col sindaco di Quarto,costretto alle dimissioni. E toccheremo argomenti” nobili” (perché sono antichi e blasonati!) quali la corruzione dilagante (non se ne salva proprio nessuno), il fallimento dell’economia e delle banche; la svendita dei tesori dello Stato; la criminalità organizzata (ne hanno voglia a predicare laici e cristiani, è il più forte potere dello Stato!) e la ricerca di un lavoro dignitoso che diventa un’impresa sempre più difficile.
E allora?, dirai mio paziente lettore, cosa resta da fare?.
Allora, in attesa di tempi migliori, sforziamoci di condividere l’ottimismo che traspare dagli atteggiamenti del cerchio magico renziano. Se non ne siamo convinti, convinciamocene, perché non vi sono scelte alternative, almeno in questo momento di crisi latente della democrazia.
Affidiamoci al Renzi tuttofare, all’onnipresente onnisciente sfacciatamente impertinente presidente quattrovolteventi che si gonfia il petto per alzare la testa oltre l’orizzonte-questo faceva comodo al presidente Berlusconi, ma non all’attuale capo del governo che già alto abbastanza vuole ondeggiare sopra la schiuma che lascia col suo saltellare fra la gente ;ascoltiamo ammirati le parole stampate delle pigottine ministrelle sorridenti-non ci convinceranno mai della loro..sapienza amministrativa- ritenendole esponenti di qualcosa che, sottotraccia, ne guida le manovre.
C’è tanto da preoccuparsi, quindi, e da lavorare per fermare la deriva suicida dei partiti se si vuole mantenere in vita un barlume di democrazia in questo paese addormentato, anestetizzato, incapace di organizzare uno straccio di dibattito sulle cose da fare se non prendere atto di quanto già “sorridentemente“ stabilito.
Ci si impone,allora,il dovere dell’agire nella vigilanza delle istituzioni-sta passando la riforma costituzionale silenziosamente, tra l’ignoranza della gente-per mantenere ancora in vita la voglia della partecipazione, che rappresenta il sale della democrazia. Bella definizione, antica quanto si vuole, ma sempre attuale e sempre mortificata.
Parole già dette, parole consumate, alle quali dovremmo ridare vigore e significatività nell’imminenza della campagna elettorale per la elezione dei sindaci di alcune grandi città metropolitane, compresa Napoli, là dove si è messa in gioco già da tempo la candidatura di Antonio Bassolino, un leader di altri tempi, prestigioso e solido e non da poco di cui certamente a lungo parleremo. Continueremo a seguire le orme del Pellegrino del mondo per aiutarlo a continuare l’opera di smantellamento degli apparati e delle oligarchie, per apprendere dal suo magistero quanto di più prezioso possa servirci per riscattarci dalle condizioni di miseria in cui ci siamo relegati. Saremo con Francesco sempre ammirati della sua caparbia debolezza, ostinatamente impegnata a scardinare le fortezze dei signori della terra.
Ci faremo “portasanta“ perché tutti possano attraversarci e condividere il nostro pane quotidiano, nella consapevolezza che solo così facendo si può costruire un domani condiviso e da tutti utilmente partecipato.

Napoli, 17 gennaio 2016