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Palazzo Fuga, Napoli riparte dalla Cultura!

Il Ministro Sangiuliano a Napoli per il rilancio dell’Albergo dei Poveri.
di Carlo Gimmelli

Palazzo Fuga, anno zero: dopo oltre quaranta anni l’ex Albergo dei Poveri verrà completamente ristrutturato e riqualificato per diventare il più grande Polo culturale della città.

Il mastodontico palazzo, voluto da Re Carlo III, fu progettato dall’architetto fiorentino Ferdinando Fuga per ospitare e dare assistenza a tutti i poveri del Regno, in una ottica progressista figlia di quell’Illuminismo Napolitano che aveva influenzato gran parte delle opere pubbliche del Re borbone.

In realtà la colossale opera non fu mai portata a termine e i lavori, un vero salasso per le casse del Regno, furono interrotti alla morte dell’architetto nel 1782 e Re Ferdinando non lo considerò una priorità visti i costi eccessivi per il completamento dell’opera e , di fatto, furono ultimati in parte solo nel 1819 da Carlo Vanvitelli che ridimensionò notevolmente il progetto originario di quattro quinti.

 Lintero complesso occupa una superficie di oltre centomila metri quadrati con la facciata più lunga d’Europa, 380 metri, tre imponenti cortili e oltre nove chilometri di muri interni, circa 430 stanze, le più rappresentative di oltre cento metri quadrati e altezza di otto metri, un vero colosso da record, forse il palazzo civile più grande d’Europa.

Nei tre secoli di vita è stato un vero antesignano dei moderni multi center: ospizio per vagabondi ed indigenti, Istituto di correzione minorile, Tribunale dei minori, manicomio, scuola di musica, Istituto per sordomuti, centro di accoglienza per donne diseredate, palestra, fino alla punto più basso di parcheggio per auto più o meno autorizzato.

Il colpo di grazia con il terremoto del 1980 che causò il crollo di diversi solai e la morte di due anziane ospiti e due badanti, un degrado senza fine, un buco nero di incuria e mala amministrazione oltre alla atavica carenza di fondi, uno squallido barbacane per decenni lo isolò dalla piazza, ostaggio di topi, barboni e disperati alla ricerca di un angolo di dolore al riparo dagli sguardi distratti.

Poi la solita litania degli sfiancanti progetti per un rilancio mai iniziato, mortificato dai tempi soporiferi della politica inconcludente, solo qualche intervento ambulatoriale per porre fine allo sconcio fin troppo evidente; e allora via il barbacane, la ritinteggiatura della facciata riportata al progetto originale e poco altro.

L’ 8 marzo, la  firma del  protocollo tra Stato e Comune, un progetto di restauro di circa 500 milioni, stanziati subito 115 milioni con i fondi del salvifico PNRR, e la creazione di un Polo Culturale, modello Centro Pompidou di Parigi, che ospiterà la seconda sede del Museo Archeologico Nazionale per esporre le migliaia di inestimabili opere impacchettate nei depositi, la nuova sede della Biblioteca nazionale che dovrebbe liberare gli storici locali di Palazzo Reale, grandi sale per conferenze da oltre mille posti, e una scuola di alta specializzazione tecnologica della Università Federico II.

Il ministro Sangiuliano, giornalista napoletano, cresciuto nelle vicinanze, nella conferenza stampa seguita alla firma del protocollo di intesa con il sindaco ha parlato di un complesso attrattivo e dalle immense potenzialità, aprendo anche alla ipotesi di investimenti privati per attività ricettive aperte alla città, garantendo il proprio impegno nella ricerca di ulteriori fondi pubblici, impegnandosi anche alla cantierizzazione in tempi brevi (entro la fine dell’anno!) e al rilascio delle autorizzazioni da parte della Soprintendenza onde evitare le solite annose pastoie burocratiche.

Il nuovo Polo Culturale nelle intenzioni garantirà il rilancio economico della intera area che insiste intorno alla scenografica Piazza Carlo III, una delle porte della città, zona strategica anello di collegamento tra l’aeroporto e il centro città attraverso la storica Via Foria, il sindaco Manfredi ha assicurato che l’amministrazione farà la propria parte nella gestione del sito per ridare la giusta valorizzazione di un patrimonio culturale ed economico.

O’ serraglio spera!

Napoli, 13 marzo 2023