ONU: World Happiness Report 2018. Finlandia paese più felice, Italia solo 47esima.
IL MONDO CHE VORREI. DESIDERARE LA FELICITA’ PRIMA DI TUTTO E PER TUTTI
ONU: World Happiness Report 2018. Finlandia paese più felice, Italia solo 47esima.
di Martina Tafuro
Gli esseri umani si estingueranno come i dinosauri? Presumibilmente si, ma se accadrà passeranno almeno altri cento milioni di anni. E nel frattempo? Non vi fate assalire dall’angoscia, basta smettere di fumare e mettere il casco quando viaggiate in moto, per avere più probabilità di diventare ultraottuagenari e vivere la vecchiaia in forma perfetta. Ma, una vita lunga e sana non mi basta, io voglio essere felice! Tutto scorre, panta rei, ha detto Eraclito secoli fa…tranne una cosa. L’uomo da quando è apparso sul pianeta Terra, è alla ricerca della felicità e anche quando la vede irraggiungibile, vuole con tutte le sue forze che lo sia. In questa fastidiosa civiltà consumistica, si viene assaliti quotidianamente da messaggi che invitano a possedere cose facendo credere che quella sia la felicità. Quella, casomai, è contentezza, cioè quel sensuale senso di piacere che pervade l’esistenza quando tutte le cose vanno per il verso giusto, è una frenesia eccitante e dipende sempre da qualcosa d’altro. La felicità, al contrario, è uno stato di coscienza interiore e non dipende dagli eventi esterni. La puoi assaporare se vivi in modo consapevole, rispetti tutte le forme di vita, lotti per la pace. Come si raggiunge tale stato di grazia? Non certo seguendo i moderni profeti che girano distribuendo ricette e premi fedeltà. Il confine sta tra una vita vissuta seguendo valori indotti dall’esterno e una vita frutto dei propri talenti e delle tangibili esigenze personali. Se la felicità fosse solo l’assenza di dolore, allora saremmo tutti condannati alla frustrazione eterna, perché non sono convinta che la gioia si collochi oltre questa valle di lacrime, ma è possibile realizzarla già quaggiù.
Nel frattempo mi esercito ad essere felice su questa terra, approfittando del fatto che il 20 marzo è la Giornata Internazionale della Felicità.
Istituita dall’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la Risoluzione 66/281 del 12 Luglio 2012, che invitava i Paesi membri a misurare la felicità del loro popolo come guida delle loro politiche pubbliche, nella consapevolezza che la felicità è la giusta misura del progresso sociale e l’obiettivo delle politiche pubbliche e che occorreva la definizione di un nuovo paradigma economico dal momento che il PIL da solo non è più in grado di cogliere tutti i fattori che incidono sulla qualità della vita dei cittadini.
Il Rapporto, giunto alla VI edizione, è pubblicato dal Sustainable Development Solutions Network (SDSN), rete lanciata dall’ex Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon per mobilitare le competenze scientifiche e tecniche del mondo accademico, della società civile e del settore privato al fine di proporre soluzioni praticabili per lo sviluppo sostenibile.
La pubblicazione esamina i trend dei dati registrando come le persone valutano la loro vita su una scala che va da 0 a 10.
Sono 6 i fattori chiave che spiegano i tre quarti delle variazioni nei punteggi annuali medi nazionali
il prodotto interno lordo (PIL);
il sostegno sociale ovvero avere qualcuno su cui contare;
la speranza di vita in buona salute;
la libertà di fare scelte di vita;
la generosità;
la fiducia nelle istituzioni e l’assenza di corruzione.
Un ruolo speciale viene affidato alla misurazione e alle conseguenze della disuguaglianza nella distribuzione del benessere, risultando che le persone sono più felici quando vivono in società in cui c’è meno disuguaglianza di felicità.
In base a tali parametri i 10 Paesi con i più alti livelli di felicità risultano essere:
1. Finlandia;
2. Norvegia;
3. Danimarca
4. Islanda;
5. Svizzera;
6. Paesi Bassi;
7. Canada;
8. Nuova Zelanda;
9. Svezia;
10.Australia.
Tutti i Paesi della top ten tendono ad avere valori elevati per tutte e sei le variabili chiave e tra i primi 5 Paesi le differenze sono abbastanza piccole.
L’Italia occupa un mediocre 47° posto, tenuta a galla grazie all’indice “speranza di vita in buona salute”.
L’edizione 2018 presenta, inoltre, un focus sulle migrazioni, sia interne che internazionali, dedicando quattro capitoli alla misurazione della felicità dei migranti, delle famiglie lasciate nei Paesi di origine, quella degli abitanti di città e Paesi che li ospitano.
John Helliwell, professore all’Università della Columbia Britannica e del Canadian Institute for Advanced Research, co-autore del Rapporto, ha affermato che: “Il dato del report che colpisce di più è la generale corrispondenza tra la felicità degli immigrati e quella degli abitanti che li ospitano. Sebbene gli immigrati provengano da Paesi con livelli di felicità molti diversi tra loro, i giudizi che emergono dai sondaggi sulle loro vite tendono a convergere su quelli degli altri residenti dei loro nuovi Paesi. Chi sceglie Paesi più felici vince, mentre chi sceglie Paesi meno felici perde”. L’Italia in questa classifica occupa il 39° posto su 117 Paesi monitorati ovvero quelli con un numero abbastanza alto di migranti da consentire l’individuazione di campioni sufficientemente consistenti.
Napoli, 19 marzo 2018