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I nuovi segni
di Giulia Di Nola

La pratica dei tatuaggi, così tanto diffusa, cosa avrà mai di speciale da contagiare la gioventù di oggi?

Una volta il tatuaggio rappresentava un segno di riconoscimento tutt’altro che positivo: era “stampato” sul corpo di coloro che avevano avuto problemi seri con la giustizi; come pur era segno di distinzione per quelle persone che vivevano ai margini della società.

Le motivazioni odierni sono diverse e l’usanza del tatuaggio, infatti, è passata dalla fase distintiva a un voler mostrare a tutti i costi la propria identità in modo che l’uomo si presenta piuttosto come corporeità trascurando caratteristiche a lui peculiare quali l’intelligenza, la ragione e il buon senso.

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E’ il corpo, insomma, che stabilisce delle scelte, delle passioni individuali e sociali.

Tra i giovani si nota una sorta di gara cercando di primeggiare occupando tutte le parti del corpo, sia quelle visibili sia quelle più intime: non c’è star della musica, dello sport o della moda che non abbia almeno un segno. A mio avviso il tatuaggio è un fenomeno da controllare a parte soprattutto i rischi ai quali ci si espone ma, anche bisogna saper trovare persone qualificate che abbiano una formazione morale che permetta di studiare il soggetto, di conoscere la sua storia e quella della famiglia; quindi non tutti possono permettersi un tatuaggio.

Napoli, 25 gennaio 2017