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Montedidio di Erri De Luca

di Stefania Di Martino

Ambientato a Montedidio, un quartiere napoletano che ha per protagonista la povertà e il suo dialetto, narra la storia di un ragazzino che a soli 13 anni impara a crescere.

Cresce imparando cos’è il lavoro, quello fatto di fatica e dedizione, e per tenere conto dei nuovi giorni che verranno scrive su un rotolo di carta da stampa. Scrive in italiano ma pensa in napoletano.

“Babbo [...] dice che con l’italiano uno si difende meglio. Io lo conosco perché leggo i libri della biblioteca, ma non lo parlo. Scrivo in italiano perché è zitto e ci posso mettere i fatti del giorno, riposati dal chiasso del napoletano.”

Cresce imparando cos’è l’amicizia, quella fatta di rispetto e consapevolezza, quella che crea alleanze e complicità, grazie a don Rafaniello che è arrivato a Napoli dopo la guerra, si è messo ad aggiustare le scarpe ai “puverielli” e non si fa pagare.

“Io porto i sandali pure d’inverno, il piede cresce e può pure sporgere un poco senza bisogno di comprare un paio nuovo. Mi stanno piccoli, Rafaniello se li è presi mentre spazzavo scalzo, per non consumarli. Non si è fatto accorgere da me. Quando li infilo a mezzogiorno mi vanno giusti, comodi che mi sono preoccupato di avere sbagliato sandali.”

Cresce imparando cos’è l’amore, quello carnale e al contempo spirituale. Lo impara grazie a Maria, che a causa del degrado familiare e a causa delle prolungate attenzioni da parte del padrone di casa è già grande.

“Maria non va in chiesa la domenica, dice che non può dire al confessore quelle cose delle visite, non può chiedere la comunione. Le dico che il padrone di casa ci va, si confessa e piglia l’ostia. ‘Il prete tiene la stessa età, tra loro s’aggiustano. A me ci vuole un confessore di tredici anni che capisce lo schifo, l’età nostra, che siamo pupazzi in mano ai grandi, non contiamo niente.’ Il padreterno vede tutto Maria, le dico. ‘Si, vede tutto, ma se non ci penso io a aggiustare le cose, se ne sta a guardare lo spettacolo.’ Inghiorro la bestemmia di Maria, divento rosso, manco fossi io il padreterno che ha visto e non ha aiutato.

Cresce imparando cos’è la sofferenza, quella legata alla perdita della madre che si spegne lentamente a causa di una malattia.

“A bottega arriva babbo, mast’Errico gli va incontro, babbo piange, io sono fermo con la scopa in mano e la stringo forte e tengo chiuso l’occhio buono così vedo sfuocato e non guardo la faccia di babbo che si vergogna delle lacrime davanti a me. Mast’Errico mi leva la scopa dalle mani, me la leva a forza, usciamo, lui chiude la bottega per lutto [...] Allora scoppiano le lacrime, ora so che si dice così in italiano, perché escono e si staccano dagli occhi con uno sparo di dentro, un colpo che le spinge.”

Napoli, 16 aprile 2019