mar 26 NOVEMBRE 2024 ore 17.49
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Mille modi di usare l’arte: il cinema
di Martino Ariano

 

 

Come detto nell’articolo “Mille modi di usare l’arte: i videoclip”, tra le invenzioni che hanno cambiato la fruizione, l’uso e il riuso dell’arte troviamo il cinema.

È dalla fine del XIX secolo che il cinema ha rivoluzionato e continua ad influenzare profondamente il nostro rapporto con l’immagine.

Se il videoclip ha restituito alla musica le immagini, il cinema ha fatto la vera rivoluzione fondendo i risultati delle rivoluzioni industriali e tecnologiche alla creatività e all’arte.

Non a caso il cinema è stata definita la settima arte dal critico cinematografico italiano Ricciotto Canudo.

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Il cinema costituisce una fucina di arte, al pari di un atelier di un artista.

Come ogni arte o mestiere che si rispetti prevede formazione e conoscenze specifiche, anche non strettamente connesse al mondo della cultura.

La vera magia del cinema?

La capacità di rendere concreta un’idea, un luogo o un personaggio immaginato, durante la lettura di un libro ad esempio;

La capacità di riproporre fatti o persone del passato;

La capacità di farci sognare con storie d’amore o di fantasia;

La capacità di intrigarci e rapirci con storie di fantasia o con narrazioni futuristiche;

La capacità di stupirci, di emozionarci, di farci stare in suspense, di farci riflettere, di spaventarci e farci ridere …

In breve, la capacità di tenerci in pugno con le emozioni, ci gioca con esse senza mai offenderle, anzi valorizzandole, rendendole vive.

Ovviamente il cinema, come ogni contenuto artistico-culturale, risente delle singole personalità dei protagonisti che concorrono a crearlo e delle influenze sociali, politiche ed economiche, nonché storiche in cui esso produce le sue opere d’arte.

Spesso ci restituisce la vita di grandi personaggi della storia dell’arte, ma non solo, spesso dà voce ai personaggi di un’opera d’arte, svelandoci la storia che sta dietro la creazione di un dipinto o di una scultura.

 La lista di film e serie tv che vedono personaggi o connessioni con la storia dell’arte è lunghissima.

Ma voglio soffermarmi sull’ultimo in ordine di tempo e prenderlo come esempio per analizzare la tematica, a tratti spigolosa, dell’arte nell’arte e del suo uso e riuso.

Prendo in analisi e come esempio quindi la serie TV Leonardo, andata in onda su Rai Uno e da poco terminata (martedì scorso c’è stata l’ultima puntata).

Ideata da Frank Spotnitz e Steve Thompson per The Alliance (gruppo delle emittenti Rai, France Télévisions e RTVE) ci presenta in un’ottica romanzata parte della vita del grande artista Leonardo da Vinci.

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Il tutto inizia nella Milano del 1506, dove troviamo un Leonardo da Vinci arrestato e condannato a morte per omicidio.

Nel carcere dove è rinchiuso mediante le dichiarazioni ad un ufficiale del Podestà, che fa di tutto per cercare prove della sua innocenza, Leonardo, interpretato da Aidan Turner medianti ricordi, racconta la sua vita.

I suoi ricordi partono dal suo apprendistato nella bottega di Andrea del Verrocchio a Firenze e da lì si concatenano tutti gli eventi della sua vita.

La successione degli eventi e delle opere d’arte risulta essere cronologicamente corretta.

Ma questa serie si presenta come un crime mistery, il cui mistero viene svelato alla fine con la scoperta del reale piano escogitato da Leonardo in nome dell’amore.

Leonardo alla fine si salva dalla condanna.

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Un crime mistery che si intreccia ad un’introspezione psicologica e caratteriale del personaggio, che veste i panni di un uomo turbato da una maledizione e dal suo essere eternamente insicuro, incompreso e incapace di amare.

Già da questa piccola premessa c’è odore di romanzato.

Infatti si è sempre dinanzi ad una fiction, in cui taluni eventi e  personaggi sono appositamente inventati o romanzati e quindi non realmente avvenuti o esistiti, perché frutto di una sapiente tessitura e volontà cinematografica.

Nel caso di Leonardo è stato lo stesso produttore della serie, Luca Bernabei, a sottolinearlo: “Noi facciamo serie tv, non documentari. Ci siamo ispirati a fonti vere, ma poi gli sceneggiatori hanno avuto la necessità di inventare qualcosa su una vita che ha molti punti oscuri”.

Ma ciò non è bastato a fermare le critiche dei cultori conservatori e integralisti, che hanno da subito denunciato le falsità storiche e la diffusione di fake news che vanno ad offuscare, inquinare e confondere la conoscenza, già complicata, di un genio come Leonardo da Vinci.

Tutto un pò too much e troppo moralistico secondo il mio parere.

Ma vediamo le cose falsate presenti nella serie:

1. La vicenda da cui inizia e poi si sviluppa, ovvero l’accusa e la condanna di Leonardo per omicidio è completamente inventata.
2. Inoltre l’accusa di omicidio sarebbe infondata in quanto la persona uccisa da Leonardo, Caterina da Cremona, interpretata dall’attrice Matilda de Angelis, non è mai esistita.
È una pura invenzione cinematografia che prende spunto dalla figura femminile dei bozzetti del dipinto perduto di Leonardo Leida col cigno.

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3. Leonardo e il padre nella realtà non ebbero rapporti conflittuali, nella serie invece c’è quasi un odio da parte di Leonardo verso il padre, che lo abbandonò da bambino.
4. La storia della maledizione che incombe sull’artista fin dalla nascita è anch’essa una pura invenzione cinematografia, come anche la porzione creata da Leonardo per risuscitare i morti. Qui sfioriamo il fantasy.
5. Tra Verrocchio, suo reale maestro, e Leonardo non c’era molta differenza di età, cosa che invece si evince fortemente dalla serie.
6. La presentazione, a mo’ di vernissage contemporaneo, del Battesimo di Cristo nella bottega di Verrocchio a Firenze, a cui Leonardo da Vinci davvero collabora, è esagerata e anacronistica.
All’epoca non si soleva fare un’inaugurazione per ogni opera terminata, oltre al fatto che la maggior parte delle opere d’arte all’epoca nascevano sotto specifiche commissioni.
7. L’iniziale non apprezzamento da parte di Verrocchio nei confronti di Leonardo non è confermato storicamente e inoltre la loro collaborazione inizia ben prima del Battesimo di Cristo.
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Inoltre, sempre inerente a Verrocchio, nella serie non vengono per niente citati importantissimi personaggi della storia dell’arte, come Botticelli, Perugino, Filippino Lippi e il Ghirlandaio, che in realtà passarono proprio per quella bottega d’arte.
9. Verrocchio nel riferirsi alla sfera dorata da posizionare sulla Cupola del Brunelleschi del Duomo di Firenze utilizza le tonnellate, unità di misura che all’epoca dei fatti non era ancora conosciuta.
10. Sempre inerente alla sistemazione della cupola del Duomo di Firenze, Leonardo non ebbe un ruolo determinate come invece risulta dalla serie.

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Certo è che Leonardo fu anche un illuminato ingegnere.
11. Il padre di Ginevra, Amerigo de Benci, era già morto quando Leonardo realizzò il ritratto della donna (Ritratto di Ginevra de’ Benci, 1474-1478) e inoltre era già sposata con Luigi Niccolini.

Tutto ciò è falsato nella serie, facendo addirittura commissionare il ritratto proprio dal padre di Ginevra.

12. Non fu Lodovico il Moro a chiedere a Leonardo di seguirlo a corte, ma fu Lorenzo de Medici a mandarlo alla corte degli Sforza.
13. La tecnica dell’encausto, quella che venne utilizzata da Leonardo per dipingere la Battaglia di Anghiari nel Palazzo Vecchio di Firenze e che prevede la mescolanza mediante calore dei pigmenti con la cera, non è un’invenzione di Leonardo, come invece si fa dedurre dalla serie.

Anzi tale tecnica è ampiamente usata nell’Antica Roma, testimoniane le numerose testimonianze parietali.

14. La Battaglia di Anghiari non fu mai dipinto dal maestro, fu Giorgio Vasari successivamente a terminare l’opera.

La realizzazione e il successivo abbandono del progetto da parte di Leonardo è una costruzione e uno sviluppo puramente cinematografico.

Non c’è testimonianza o traccia del dipinto, infatti, secondo un recente studio internazionale il il dipinto non fu mai minimamente dipinto sul muro della sala, fu la preparazione stessa del muro a far abbandonare il progetto dall’artista.

Certe restano la volontà e la commissione di tale dipinto, testimoniate dai numerosi cartoni e bozzetti preparatori.

Detto ciò volevo soffermami sul fatto che:

ATTENZIONE ! Nel cinema il limite tra finzione e realtà non esiste.

Realtà e finzione si fondono in un rapporto osmotico, che cinematograficamente è naturale e soprattutto spontaneo ed impercettibile.

Noi spettatori, specialmente se privi di fonti e conoscenze adeguate, non percepiamo tale differenze e spesso diamo per vere cose del tutto inesistenti.

 Se sia giusto o sbagliato mettere in prima serata una biografia romanzata di un grande genio italiano che ha contribuito fortemente a cambiare non solo l’arte, ma anche la scienza, la tecnologia e l’ingegneria, credo non sia logico chiederselo.

Perché? Perché è come se comprassimo un libro fantasy o di fantascienza e pretendessimo che le cose citate dal libro fossero vere.

In generale bisogna stare attenti, soprattutto dinanzi alla presentazione di contenuti culturali e storici e bisogna saper distinguere, anche se privi di una forte formazione in merito, la realtà dalla finzione cinematografica.

Ma non bisogna essere degli esperti per capire che si sta vedendo un film, una serie TV e non un documentario.

Ma in conclusione vi ricordo che stiamo parlando di cinema, di intrattenimento.

Con ciò non voglio sminuire minimamente l’importanza che detiene il cinema, ma anzi funge da ennesimo canale di fruizione e condivisione di concetti e discipline trascurate dai più, come l’arte.

Anche per questo per attirare maggiormente il pubblico si punta al romanzato, a falsificare taluni dati o personaggi storici per renderli più accattivanti.

Ma vi ricordo comunque che dietro una produzione cinematografia c’è una macchina tecnica e soprattutto artista enorme.

In tal senso non si può non citare il lavoro che sta dietro le opere, perlopiù dipinti, che appaiono nella serie.

Come potreste dedurre quelle nella serie non sono le vere opere di Leonardo.

A ricrearle fedelmente è stata la Bottega Tifernate mediante la brevettata tecnica della pictografia, che consiste in “un processo di lavorazione che si ispira alle antiche botteghe artigiane. Attraverso l’uso di materiali e ricette del passato, riproduciamo opere d’arte sul loro supporto originale con un risultato mai visto prima”.

Infatti l’Ultima Cena è stata riprodotta fedelmente sia nelle dimensioni, 800 x 400 cm, e sia nella tecnica, la medesima che utilizzò Leonardo.

L’arte che produce arte. L’arte che sostiene l’arte.

Certi diranno copie fedeli, io dico arte 3.0

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Ma concludo lanciandovi dei quesiti:

Chi di voi avrebbe visto un vero documentario di Leonardo basato su dati storici e soprattutto chi di voi lo avrebbe visto di puntata in puntata con lo stesso spirito che l’ha animato nel vedere tale serie?

Non è forse anche questo ad attirare e portare alla conoscenza molte persone di un dato fatto o personaggio storico?

Secondo me, se la serie Leonardo ha spinto anche solo il 20% delle persone a cercare in internet un’opera di Leonardo o un’informazione qualsiasi sulla sua vita ha centrato in pieno il senso della divulgazione.

Se sia un agglomerato di fake news lo lascio decidere ai tecnici e soprattutto apriamo la mente e filtriamo, o meglio impariamo a farlo, le cose.

Siamo bombardati di notizie e le fake news sono all’ordine del giorno.

Si cresce e si impara a distinguere le fake news dall’arte e dalla verità INFORMANDOSI.

 

Marzano di Nola, 16 aprile 2022