L’uomo a quattro zampe
L’uomo a quattro zampe
di Giulia Di Nola, filosofa
Pugni, schiaffi, vilipendi verbali e psicologici d’ogni sorta. Le nostre case di riposo, se vogliamo i nostri parcheggi, sono state trasformate in bolge infernali, maleodoranti fonderie nelle quali persone anziane con tangibili e importanti deficienze psichiche e fisiche sono “gettate” (termine che prendo in prestito dal filosofo M. Heidegger) come fossero ingombranti cumuli di spazzatura sociale.
Alla mercé di squinternati e frustrati operatori socio-assistenziali, emarginate, considerate ormai inutili suppellettili, abbandonate ai loro tristi e truculenti destini, recisi gli originari legami di sangue, esse vengono collocate in fumanti inceneritori di carne umana in attesa che la morte, salvifica e sospirata, dia loro nuovamente la dignità perduta.
Pilastri delle nostre economie domestiche, punti nodali per i nostri figli bramosi di carezze e certezze, gli anziani, soprattutto con l’affermarsi della donna nel mondo lavorativo, hanno costituito i riferimenti più emblematici della storia sociale contemporanea dimentica, purtroppo, del valore qualitativo ovvero del supporto affettivo fornito alle famiglie di appartenenza.
La mentalità utilitaristica, il cinismo e la frettolosità della moderna esistenza ci hanno spinto ben oltre il male, ben oltre la cattiveria conducendoci verso un’indecifrabile disumanizzazione, verso una rimozione della sfera spirituale e verso una scabrosa insensibilità; tutte figlie, queste ultime, d’un melanconico egoismo che ci ha resi insoddisfatti, infelici, alla ricerca di sempre vacue ed effimere prospettive che vorrebbero colmare il vuoto artesiano lasciato dalla scomparsa dei precedenti valori.
Allora vediamo apparire all’orizzonte nuovi vangeli, nuovi credi che all’evanescenza dei loro contenuti teorici, affiancano anche quella pratica, come il prodigarsi incessante e smanioso per il mondo animale; lo dimostrano le lotte e le campagne politiche che s’intraprendono, giustamente, contro gli abusi e i soprusi subiti dai nostri “amici a quattro zampe”.
Quanta indulgenza!! Ma contro i maltrattamenti che subiscono le persone umane che si fa?
Senza nulla togliere alla bellezza sconfinata del creato e al rispetto che dovremmo avere verso madre natura, l’incommensurabile amore che si nutre e che si manifesta verso il creato, dovrebbe essere rivolto innanzitutto al prossimo nostro, quello più immediato, tenendo, quindi e sempre, gli occhi fissi sulla persona umana.
“Nolite dare sanctum canibus, neque mittatis margaritas vestras ante porcos, ne forte conculcent eas pedibus suis, et conversi dirumpant vos”, ossia: “Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino”
Matteo (7,6)
Napoli, 4 luglio 2016