Le cose più importanti non vanno cercate, vanno attese.
Le cose più importanti non vanno cercate, vanno attese.
di frate Valentino Parente
“Non permettete a nessuno di addormentarvi o di comprarvi.
Vegliate sui primi passi della pace,
della luce dell’alba che si posa sul muro della notte,
o in fondo al tunnel di questa pandemia.
Vegliate e custodite tutti i germogli,
tutto ciò che nasce e spunta
porta una carezza e una sillaba di Dio”.
Ermes Ronchi
I^ domenica di Avvento Anno B – 29 novembre 2020
Prima lettura (Is 63,16-17.19; 64,2-7)
Vangelo (Mc 13,33-37)
Con la I domenica di Avvento, iniziamo un nuovo anno liturgico.
L’anno liturgico non inizia quindi il 1° gennaio, come l’anno civile, ma la prima domenica di avvento.
È un periodo di dodici mesi nei quali la Chiesa ripercorre tutto il mistero di Cristo, dalla nascita passando per la morte, fino al suo ritorno alla fine dei tempi.
Tutte le celebrazioni liturgiche sono quindi inserite nell’arco di un anno e raggruppate in tempi: tempo di Avvento, di Natale, di Pasqua e tempo Ordinario.
Nella Roma precristiana adventus (da cui avvento) significava la venuta, una volta all’anno, della divinità nel suo tempio.
In seguito, assunse anche il significato di visita dell’imperatore o della sua festa.
All’inizio, il cristianesimo adottò questo termine per indicare l’incarnazione di Cristo, Adventus Domini.
L’Avvento, come lo conosciamo oggi, venne istituito abbastanza tardi, a cominciare dal IV secolo.
Il tempo di Avvento è un periodo di quattro settimane che ogni anno apre il ciclo delle celebrazioni del mistero di Cristo.
Esso incomincia con i primi vespri della domenica successiva alla festa di Cristo Re (celebrata domenica scorsa) e termina con i Vespri prima di Natale.
È dunque il periodo che prepara alla celebrazione del Natale.
L’Avvento cominciò a strutturarsi nel IV secolo con la durata di tre settimane, a imitazione delle tre settimane di preparazione alla Pasqua.
Successivamente passarono a sei, fino a stabilizzarsi, come è attualmente, in quattro settimane.
In questo periodo, come in quaresima, alcuni giorni erano caratterizzati dal digiuno.
Tale arco di tempo fu anche chiamato “quaresima di S. Martino”, poiché il digiuno iniziava appunto l’11 novembre.
L’Avvento è, dunque, un tempo vissuto nell’attesa della venuta del Signore.
La prima parte è orientata all’annunciazione della venuta gloriosa di Cristo, la seconda (a partire dal 17 dicembre) è concentrata sulla nascita storica del figlio di Dio, sull’incarnazione del Verbo.
Tempo di attesa e speranza, ma anche tempo di ascolto e riflessione sul Regno di giustizia e di pace inaugurato dalla venuta del Messia.
Siccome la venuta di Cristo fu annunciata dai profeti, preparata dal Precursore, e compiuta dalla Vergine Maria, sono tre le figure centrali dell’Avvento: Isaia, Giovanni Battista e Maria.
Durante tutto l’Avvento, tempo di speranza e di preparazione, si legge il libro di Isaia.
La seconda e la terza domenica sono centrate sulla persona e sull’opera del Battista.
Gli ultimi otto giorni di questo tempo sono dedicati a Maria, la Madre di Gesù, che visse intensamente l’Avvento durante i nove mesi in cui portò Gesù nel suo grembo.
La successione degli anni liturgici segue un ciclo triennale, con la lettura in ciascun anno di un Vangelo diverso:
nelle domeniche dell’anno A si legge il vangelo di Matteo,
in quelle dell’anno B si legge il vangelo di Marco
e in quelle dell’anno C il vangelo di Luca.
In questo anno liturgico, contrassegnato dalla lettera B, leggeremo dunque il vangelo di Marco. Stando agli scritti del Nuovo Testamento, Marco fu discepolo di Pietro e di lui mise per iscritto i ricordi e la predicazione.
Il suo racconto si basa dunque su un testimone oculare di eccezionale importanza.
Quasi certamente scrisse a Roma, dove Pietro visse gli ultimi anni della sua vita e fu il primo vangelo, in ordine cronologico, ad essere messo per iscritto.
Cominciamo la lettura di Marco non dall’inizio ma dal cap. 13, che introduce la passione di Gesù, ed è considerato il discorso escatologico sul compimento della storia.
In questo breve brano Gesù invita i discepoli e tutti quelli che ascolteranno il vangelo, e quindi anche noi, ad essere vigilanti, persone sveglie con gli occhi aperti, capaci di riconoscere i segni dei tempi, persone capaci di non lasciarsi sorprendere dalla venuta gloriosa del Signore.
Questo brano è segnato profondamente dal tema della vigilanza; infatti, per ben tre volte, in poche righe, Gesù ripete l’invito: “Vegliate!”.
“Fate attenzione, vegliate”.
Si tratta di una attenzione non solo della mente, ma anche del cuore e di tutta la vita; vivere protesi verso qualcosa, pronti a cogliere tutti i segni che annunciano la Sua presenza.
Proviamo a fare questo esercizio di avvento: accorgiamoci che il Signore viene nella nostra vita, è già venuto, in tanti modi.
Ci ha dato dei doni, delle qualità, Paolo li chiama carismi, e sono i doni della grazia, i doni dello Spirito Santo, ci ha messo vicino delle persone a cui vogliamo bene, che hanno dato significato alla nostra vita e, nonostante i loro difetti, sono importanti.
Guardiamo con attenzione tutto il bene che c’è nella vostra vita.
Proviamo a passare in rassegna i volti delle persone belle e buone che abbiamo incontrato da quando eravamo bambini fino ad oggi.
Lasciamo emergere il ricordo delle cose belle che abbiamo vissuto, che abbiamo visto, del bene che abbiamo ricevuto, di quello che abbiamo fatto.
Riempiamo la memoria di cose belle e buone e attendiamo il Signore con occhi aperti, convinti che porterà a compimento quanto ha promesso, perché il bene che c’è stato è solo l’anticipo, il bello deve ancora venire!
Nella prima lettura, leggiamo queste parole: “Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te”.
Risvegliamoci per stringerci al Signore, risvegliamoci, rendiamoci conto, da persone sveglie, che la nostra vita è nelle mani del Signore.
Se ci lascia in balia dei nostri peccati è solo perché vuole scuoterci.
Ci accorgiamo purtroppo che le cose vanno male.
La colpa non è degli altri, la colpa è nostra; una buona responsabilità l’abbiamo noi.
Risvegliamoci per stringerci al Signore, chiediamogli con tutte le forze che ci liberi dei nostri difetti e dei nostri peccati, che ci prenda nelle sue mani, che ci raccolga, che ci guidi, che non ci lasci vagare lontano dal suo volto, ma ci tenga vicino a sé, ci tenga stretti al suo cuore.
Perché se il Signore “fa splendere il suo volto, noi saremo salvi”.
Basta che il Signore ci guardi con occhi pieni di bontà, e noi saremo salvi!
Buon avvento e… buon anno!
Nola, 27 novembre 2020