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L’Amore nel Matrimonio

di don Giulio Cirignano biblista

Il capitolo quarto della esortazione apostolica di Papa Francesco sull’amore nella famiglia è una straordinaria lezione di vita. Trattazione assai ampia, è pertanto opportuno che se ne prenda visione a piccole dosi. Il cristiano adulto medio italiano non è molto portato per una lettura troppo impegnativa, ma sarebbe un vero peccato non facesse violenza a questa naturale pigrizia. Si priverebbe di un incontro con un pensiero assai confortante.

La prima parte del discorso è bellissima. L’amore nel matrimonio viene descritto a partire da una delle pagine più note dell’epistolario paolino, l’inno o per meglio dire l’elogio della carità del capitolo tredici della prima lettera ai Corinti. Quello che l’Apostolo afferma in generale sull’amore viene dal Papa applicato all’amore coniugale.

Troviamo subito una affermazione importante: “Tutto quanto è stato detto non è sufficiente ad esprimere il vangelo del matrimonio e della famiglia se non ci soffermiamo in modo specifico a parlare dell’amore” (n.89). Tutto quanto è stato detto: il Papa si riferisce, in particolare, al capitolo terzo nel quale viene ribadita la dottrina sul matrimonio. Viene ribadita un po’ in astratto, con scarsa considerazione dei dati di fatto e, in quanto tale, “non è sufficiente ad esprimere il vangelo del matrimonio”. Ecco allora l’elogio della carità applicato all’amore matrimoniale. Si ha la sensazione di una musica nuova. Una musica salutare per quanti vivono o si apprestano a vivere l’esperienza sponsale. Certo, in questi ultimi decenni molte cose erano cambiate a proposito del matrimonio. Tuttavia l’inno paolino conferisce all’insieme un tocco di magica novità.

Si inizia con “l’amore (la carità) è paziente” poi, via via con tutte le altre caratteristiche: è benevola, non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia di orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”.
Nell’applicare l’elogio della carità alla vita matrimoniale il Papa effonde tutte le sue risorse di intelligenza e sensibilità. Ogni frase diventa stimolo per penetrare nelle pieghe della quotidiana esperienza degli sposi per individuare da lì percorsi di redenzione, percorsi di pace e di vittoria sugli istinti meno felici. In questa sede è possibile solo citare qualche frammento, giusto per suscitare sana curiosità, di questa entusiasmante meditazione amica dell’amore.

A proposito dell’amore paziente, fra le altre affermazioni: “ Questa pazienza si rafforza quando riconosco che anche l’altro possiede il diritto a vivere su questa terra insieme a me, così com’è”. A proposito dell’amore benevolo: “può mostrare tutta la sua fecondità, e ci permette di sperimentare la felicità di dare, la nobiltà e la grandezza di donarsi in modo sovrabbondante, senza misurare, senza esigere ricompense, per il solo gusto di dare e di servire” (94).

La carità non è invidiosa nel senso che guarisce dall’invidia: “ Significa che nell’amore non c’è posto per il provare dispiacere a causa del bene dell’altro….Il vero amore apprezza i successi degli altri, non li sente come una minaccia e si libera del sapore amaro dell’invidia. Accetta il fatto che ognuno ha doni differenti e strade diverse nella vita. Dunque fa in modo di scoprire la propria strada per essere felice, lasciando che gli altri trovino la loro” (95). L’amore ci porta ad un sincero apprezzamento di ciascun essere umano, riconoscendo il suo diritto alla felicità. Amo quella persona, la guardo con lo sguardo di Dio Padre, che ci dona tutto perché possiamo goderne, e dunque accetto dentro di me che possa godere di un buon momento”(96). Ritorna frequente il termine felicità: la riflessione di papa Francesco può essere definita la sinfonia della felicità.

La carità non si vanta, non si gonfia: “ La logica dell’amore cristiano non è quella di chi si sente superiore agli altri ed ha bisogno di far loro sentire il suo potere…Nella vita familiare non può regnare la logica del dominio degli uni sugli altri” (98).

Dispiace di non poter riportare in misura maggiore le parole di Francesco. Bellissime quelle sulla amabilità, sul perdono, sulla capacità di rallegrarsi con gli altri, sulla fiducia. Come per la “Evangelii Gaudium” questa parte del documento non è solo da leggere. Queste riflessioni sull’amore sponsale sono un evento. Gli eventi non si leggono come un libro qualunque, si abitano. Invitiamo a farlo, con sapienza ed amore.

Anche l’altra parte del capitolo va visitata con cura. Il Papa ripropone, come è naturale, la teologia cristiana del matrimonio, ma lo fa con l’accortezza di metterne in primo piano il valore per le persone che vivono l’esperienza matrimoniale. Con il tono di chi difende più che i diritti di Dio la felicità dell’uomo, che, in fondo è la maniera migliore per proteggere anche i diritti di Dio. Di questa parte che va dal n.120 sotto il titolo “Crescere nella carità coniugale” può essere utile segnalare i diversi passaggi: “tutta la vita, tutto in comune”, “gioia e bellezza”, “sposarsi per amore”, “ amore che si manifesta e cresce”, “il dialogo”. Quest’ultimo è un passaggio particolarmente efficace. Titoli allettanti.

Con il n. 142 inizia la terza parte di questo capitolo: “Amore appassionato”. Anche a questo riguardo può essere utile segnalare i passaggi: “il mondo delle emozioni”, “Dio ama la gioia dei suoi figli”, “la dimensione erotica dell’amore”, “violenza e manipolazione”, “matrimonio e verginità”. Il lungo percorso si chiude con “La trasformazione dell’amore” (163-164). Come si può intuire anche dai semplici titoli è messa davanti alla attenzione del credente una maniera del tutto nuova di parlare della famiglia e dell’amore fra gli sposi. La novità provocherà reazioni molteplici, qualcuna di disagio. Pazienza. Ormai il futuro è tracciato e non resta che avviarsi.

Alla conclusione della lezione sono due gli stati d’animo che si fronteggiano. Da una parte la gioia per una prospettiva di altissimo valore umano, dall’altra la consapevolezza della situazione reale, enormemente distante. L’ideale ed il reale distanti lo sono sempre stati, come è naturale. Oggi lo sono in maniera sconcertante. Che fare? Cosa pensare? La famiglia non può essere lasciata sola con i suoi sogni e con i suoi guai. Tutta la comunità cristiana è chiamata a conversione. Fuori della conversione al vangelo non c’è salvezza. In fondo è conversione alla migliore qualità della vita, con vantaggio di tutti.

Napoli, 1 maggio 2016