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La virtualità reale.

di Giulia Di Nola

In un mondo come quello in cui viviamo, sempre più evoluto dal punto di vista della tecnologia, il frequentatissimo social Facebook è divenuto uno degli strumenti di contatto non solo virtuali ma pure reali.

Mi riferisco a una particolare iniziativa nata a Bologna, nel 2013, da parte di un signore che, desideroso di conoscere i suoi vicini di casa, ha creato il gruppo dei “Residenti in via Fondazza”.

Si tratta delle famigerate social street alle quali hanno aderito tantissime persone che hanno messo a disposizione parecchio del loro tempo per conoscersi virtualmente e collaborare, anche realmente, aiutandosi nel fabbisogno giornaliero.

I residenti di via Fondazza, infatti, hanno cominciato a incontrarsi per condividere aspetti personali della propria vita, progetti, bisogni collettivi inerenti la strada d’appartenenza e scambiarsi consigli sul bene comune della propria città.

Da questo primo approccio di social street in Italia e nel mondo, sullo stesso modello, ne sono sorte altre sempre con i medesimi scopi di fare uso, cioè, della rete per aiutarsi e darsi una mano concreta e intelligente su svariate problematiche.

Direi che questa è un’idea brillante che merita tutta la nostra attenzione; oggi che il rapporto col vicinato s’è quasi azzerato quando invece, una volta, instaurare legami e contatti sinceri col lo stesso era cosa più semplice e più naturale.

Le social street sono la dimostrazione di come la virtualità della tecnologia possa anche promuovere attività sociali vere partendo da esigenze reali di persone che mettono a disposizione le loro capacità per farne beneficiare tutti.

 Napoli, 21 marzo 2018