La tirannia del merito. Matteo Tafuro. Nola
La tirannia del merito
di Matteo Tafuro
L’implicazione è che chi non riesce a crescere
deve dare la colpa solo a se stesso.
Michael Sandel
Il filosofo morale statunitense Michael Sandel, fin dagli anni Ottanta, si occupa di giustizia sociale e di critica al neoliberismo occidentale.
Nella sua ultima pubblicazione: “La tirannia del merito. Perché viviamo in una società di vincitori e di perdenti”, critica parole/chiavi partorite da questo nostro asfittico tempo: meritocrazia, merito, credenzialismo e ascesa.
Che belle parole!
Capaci di infiammare quei cuori, sempre, disponibili a contaminazioni e ipersensibili a fenomeni di leaderanza.
Li tasto, giorno per giorno negli autentici francescani che vedo in giro, nella parrocchia.
Eh già! Il vostro Dio è troppo un affare di famiglia per liberarsene. Vi vantavate di essere stati educati nella convinzione che le ritualità, i sistemi normativi hanno represso per secoli gli esseri umani.
Mi son reso conto che, tutti questi individui, avevano sì risolto il problema della libertà, ma non quello della socialità, del sentirsi parte di una comunità.
Fuffologi esperti bofonchiano in giro che meritocrazia e merito portano con sé un vento nuovo, un vento di giustizia.
Eccole!
Le nuove strade da percorrere per portare giustizia in una società, dove hanno popolarità e successo gli amici degli amici e dove tutto è basato sull’applicazione personale e sul successo individuale.
E’ proprio questo l’inganno di cui parla Sandel.
Non è possibile parlare di governo dei migliori, senza rilevare un’ingiustizia di fondo: la disuguaglianza che sta alla base di partenza.
Laddove non c’è equità e una concreta possibilità egualitaria, non si può parlare di giustizia.
Chi ha più mezzi vincerà…fatto, d’altra parte, legato anche al caso.
In questo vostro mondo globalizzato, non si può non considerare il luogo di nascita, l’emisfero e i mezzi di cui si beneficia in partenza, come fattori importanti.
Sostenendo che un’epoca del merito potesse risolvere i problemi della globalizzazione, la diseguaglianza e la deindustrializzazione, il Partito democratico e i suoi corrispettivi europei hanno abbandonato la working class occidentale e i propri valori. Questo ha avuto delle conseguenze disastrose per il bene comune.
Che crediate nei Lumi Viventi di Dio, in doni frutto di un disegno o del caso, il risultato non cambia.
E poi, diciamoci la verità, non tutti possono sviluppare talenti e beneficiarne.
Inoltre, coloro che perdono nel grande gioco della vita, subiranno il retro pensiero di aver perso da soli e solamente per colpa loro.
E’ questa un’altra voce cardine anatomizzata da Sandel: la colpa.
D’altra parte, l’invito allo studio non è certo una cosa sbagliata. Ma, l’equazione: se non studi e non ottieni una qualifica, non otterrai successo e sarà un tuo fallimento, porta già con sé un giudizio colpevolizzante intrinseco.
E smettetela! Voi e la vostra retorica da primi della classe.
E’ un falso mito sinistrorso quello di una società composta da donne e uomini provvisti di questo attestato, (vedi alla voce diverse e dispari condizioni di partenza).
Iniziamo a parlare di salari decenti, di salario minimo, di modifica etica della dignità del lavoro.
“Quando compri credi di farlo col denaro, ma ti sbagli. Non si compra con i soldi, ma con il tempo che abbiamo usato per guadagnare quel denaro.
In altre parole quando si consuma, si paga con la vita che se ne va”.
E’ questa la risposta di Pepe Mujica, presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015 data a un giornalista che lo incalzava sulla necessità di consumare.
La balla cosmica dell’ascesa sociale si è trasformata in un insulto. Lo squallido populismo è il cavallo di battaglia di questa protesta, nata su ciò che resta di questa infantile sinistra.
“L’ascesa dei populisti negli ultimi anni è stata una rivolta contro la tirannia del merito, eseguita da coloro che si sentono umiliati dalla meritocrazia e dal suo progetto politico”.
Sandel non ha alcuna simpatia per Donald Trump, ma condivide alcune delle istanze dei suoi elettori.
“Tra le tante menzogne raccontate dal presidente, l’unica cosa autentica è il suo risentimento viscerale verso le élite che a suo dire lo hanno snobbato per tutta la sua vita”.
I partiti progressisti hanno sostenuto che in un mondo globalizzato la scelta non fosse più tra destra e sinistra ma tra apertura e chiusura.
L’apertura significa la libera circolazione di capitali, beni, e persone da un paese all’altro.
Chiunque non era d’accordo veniva etichettato come provinciale, diffidente e ostile alla cultura cosmopolita’ (…).
I progressisti hanno invitato la working class a ‘migliorarsi’ oppure convivere con il proprio fallimento.
Molti si sono sentiti traditi e hanno votato per altri partiti.
Secondo Sandel per uscire dall’empasse, c’è bisogno di disconoscere i dogmi meritocratici che hanno creato una società di vincitori e perdenti.
“Bisogna ripensare al ruolo delle università come unica fonte di opportunità (…) Dobbiamo investire maggiormente nelle scuole professionali affinché anche le persone senza laurea possano prosperare”.
Sandel è convinto che le professioni tecniche esigano maggiore rispetto e allo stesso tempo i vincitori del sistema meritocratico debbano essere più umili.
“L’umiltà è una virtù essenziale in questo momento è un antidoto necessario all’hubris (arroganza) meritocratica che ci ha divisi’”.
In questo video , Michael Sandel, spiega le insidie del concetto di merito.
Buona visione!
Nola, 17 febbraio 2023