La Regina della Disco Music: Donna Summer
La Regina della Disco Music : Donna Summer
di Emanuela Cristo
Donna Summer è universalmente considerata la Regina della disco music. E a tutti gli effetti lo è. Ma è stata molto di più. Soprattutto è stata una donna in perenne conflitto tra l’enorme successo e una personalità fragile.
Ciò che l’ha aiutata a rimanere sempre a galla è stata la sua profonda passione per la musica, che ha sentito quasi come una vocazione già da bambina, e che, l’ha portata a vendere oltre 150 milioni di dischi, ad essere la prima donna a piazzare tre doppi album e quattro singoli consecutivamente al primo posto della Bilboard Chart, ad entrare per prima nella Dance Music Hall of Fame (nel 2004 insieme ai Bee Gees e a Barry White), per poi essere introdotta anche nella Rock and Roll Hall of Fame.
La Donna Adrian Gaines era la terza di sette figli, in una famiglia di modeste origini di Boston. Già da bambina cantava nel coro della chiesa e fu proprio in occasione di un assolo durante una messa che Donna avvertì l’amore per la musica esploderle dentro, quasi come fosse una chiamata. Al termine del brano tutti i presenti erano in lacrime per la commozione e lei capì che da allora in poi sarebbe stata quella la sua stella guida.
Nel ’67 si trasferì a New York e l’impatto con la grande metropoli fu parecchio scioccante. L’anno dopo, appena ventenne, la ragazza si spostò in Germania per prendere parte alla trasposizione tedesca del musical Hair, sempre decisa ad inseguire il proprio sogno. Lì sposò Helmut Sommer (dal cognome del marito prese ispirazione per il suo nome d’arte) ed ebbe una figlia, che però affidò ben presto ai suoi genitori, in quanto la vita che conduceva, in cerca della realizzazione artistica, non le permetteva di essere una madre presente.
In Germania avvenne l’incontro che le cambiò la vita: quello col produttore Giorgio Moroder e con il paroliere Pete Bellotte. Il sodalizio fra i tre innescò l’incantesimo che portò Donna a diventare la regina indiscussa della dance per tutta la seconda metà degli anni ’70. La svolta vera e propria fu il brano Love To Love You Baby nel ‘75, che segnò definitivamente le sorti della Summer e di un intero genere musicale. Un pezzo di 16 minuti e 48 secondi di ritmo serrato e malizioso, con la voce della Summer al massimo della sensualità e ben 23 simulazioni di orgasmo: inutile dire che la censura arrivò in men che non si dica da parte di un gran numero di emittenti. Contemporaneamente, però, arrivarono il secondo posto nella Bilboard e il successo planetario. Donna era diventata ufficialmente la Lady of Love.
Donna Summer Love to love you baby
La carriera della Summer ha visto la pubblicazione di numerosi concept album. Uno di essi è I Remember Yesterday del ’77 che percorre le varie ere della musica da ballo. All’interno dell’album troviamo I Feel Love, un brano che ha nuovamente segnato una grandissima svolta nella musica dance, gettando le basi per la techno e l’elettronica. La canzone ha aperto la strada a una moltitudine di artisti che hanno contribuito a rendere la musica disco il genere più popolare di fine anni ’70.
Nel doppio album registrato quasi completamente dal vivo Live and More (’78) trovò posto l’inedito Last Dance, facente parte della colonna sonora di Thank God It’s Friday, nel quale Donna recitò anche una parte. La canzone vinse diversi premi. Il lavoro di maggior successo della Summer arrivò nel ’79: Bad Girls vide la cantante aprirsi a contaminazioni rock. Hot Stuff rimarrà uno dei suoi brani più iconici e sarà inserita anche nel film Full Monty del ’97. Subito dopo, On the Radio: Greatest Hits divenne la prima raccolta a mixare fra di loro le tracce creando un suono continuo, senza interruzione. I due inediti che balzarono, neanche a dirlo, ai vertici delle classifiche furono On The Radio e No More Tears (Enough is Enough) in duetto con Barbara Streisand. Tuttavia, il 1979 fu l’anno che fece conoscere alla Summer l’apice del successo ma che ne segnò anche la caduta. Da quel momento in poi la cantante iniziò una lenta ma inesorabile discesa, cadendo nel dimenticatoio per alcuni anni, in concomitanza di una sorta di rifiuto dell’intera disco music da parte del pubblico. In seguito, tentò di risalire, ma dal momento in cui passò da Moroder e Bellotte alla produzione di Quincy Jones, la sfavillante carriera di Donna si lasciò alle spalle i periodi migliori.
Probabilmente Quincy Jones non seppe valorizzare al massimo la Summer. Quello che è certo, però, è che la cantante aveva perso ormai tutta la propria profonda ispirazione. Le sue esecuzioni erano ancora impeccabili, ma la scintilla ormai era persa. Le sue paranoie avevano avuto origine già all’inizio della carriera, quando l’ambiente musicale le aveva voluto incollare a tutti i costi l’etichetta di femme fatale e sexy della disco music. Un’immagine nei confronti della quale Donna si sentiva in gran conflitto, a causa dell’educazione fortemente cattolica che aveva ricevuto. Già nel periodo newyorkese aveva tentato il suicidio e negli anni successivi finì col diventare dipendente dagli antidepressivi. Questo suo marcato conflitto interiore è ben visibile nell’album Bad Girls.
I primi anni ’80 la videro quasi sparire dall’ambiente musicale. Aveva avuto altre due figlie dal secondo marito, ma soprattutto il genere musicale di cui era diventata regina conobbe una netta battuta d’arresto, con l’affacciarsi sulla scena di generi quali l’hard rock, il metal e la new wave. La Summer ebbe, inoltre, non pochi problemi a causa delle accuse che le furono mosse in merito a presunte affermazioni contro la comunità gay. Fu costretta a convocare una conferenza stampa per smentire tutto e in seguito appoggiò la Gay Men’s Health Crisis di Carnegie.
Tutti i lavori successivi furono tentativi di recuperare un antico splendore che, tuttavia, non tornò mai più. La cantante morì nel 2012 a causa di un tumore ai polmoni. Nonostante i suoi ultimi lavori non siano riusciti ad eguagliare i vertici raggiunti sul finire degli anni ’70, Donna Summer rimane l’indiscussa icona della disco music. Una donna che ha tracciato le regole di un genere per poi riscriverle e dettare nuove strade alle generazioni successive.
Napoli, 12 febbraio 2023