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La Danza del Velo

di Cristina Iavazzo

La danza del velo ebbe un grande sviluppo nei primi anni del 900. Sono due i diversi stili di danza con il velo che conosciamo e che sono entrati a far parte della storia contemporanea: lo stile egiziano e lo stile americano.
Nello stile egiziano la danzatrice entra col velo nelle mani, che non risulta fissato all’abito.
Nella cultura del Medio Oriente non esiste una danza del velo a se stante, ne la ballerina, nell’esecuzione di un pezzo della coreografia col velo, può coprirsi e scoprirsi con esso, perché è considerato un atteggiamento indecoroso più che uno stile artistico e sensuale. Quindi ella non lo usa come una veste dentro il costume, ma entra tenendolo nelle mani, e dopo un breve introduzione e alcune figure, abbandona il velo a terra per continuare la coreografia.
Il velo utilizzato per questa danza risulta essere molto grande, di dimensione paragonabile alla melaya (scialle nero), ma molto più leggero. La danzatrice può farlo roteare, può tenerlo sospeso in aria, può disegnare le onde del mare con ondulazioni delle braccia o può lanciarlo verso l’alto per poi afferralo e passarselo dolcemente sul viso.
Nello stile americano, che ha subito l’influenza di diverse culture, la danza del velo si è sviluppata grazie all’opera di Samia Gamal. Negli anni quaranta, la ballerina russa Anna Ivanova fu invitata in Egitto a dare lezioni di danza alle figlie del re Farouk. Anna insegnò a Samia l’utilizzo del velo nelle entrate in scena ed i movimenti con le braccia, ispirati alle danze dell’Azerbaijan, nel Caucaso. Samia Gamal divenne popolare e girò i diversi teatri egiziani e fu l’ispiratrice delle ballerine orientali, che da quel momento cominciarono anch’esse ad utilizzare il velo come accessorio.
Negli Stati Uniti tale danza continuò il suo sviluppo fino a diventare un’arte a se stante con una precisa tecnica e molte particolari figure.
In questo stile la danzatrice entra di solito con il velo fissato al costume e mentre continua a danzare, ad un certo punto stacca il velo e con esso comincia ad eseguire una serie di figure che si intrecciano l’una con l’altra. Per chi osserva dall’esterno, il velo potrebbe sembrare una cornice, ma in realtà esso è il prolungamento della ballerina stessa con il quale essa esprime tutto ciò che ha dentro.

Napoli, 23 novembre 2014