Io, noi, loro: chi si sta impegnando nel cambiamento? Matteo Tafuro. Nola
Io, noi, loro: chi si sta impegnando nel cambiamento?
di Matteo Tafuro
Domanda e offerta, produzione e consumi non sono più i soli elementi caratterizzanti la crescita economica.
È il momento di ammettere che non sono più in grado di esaurire in modo sostanziale il campo della gestione di questa grande casa chiamata Terra.
È più che mai necessario il supporto dell’irrazionale per scomporre e analizzare le dinamiche di mercato.
È dimostrato che le convinzioni religiose siano tra gli indicatori valoriali fondamentali per spiegare le motivazioni alla base delle scelte degli individui.
Un fatto personale, come il credo religioso, diventa oggi analisi e riflessione sulla sua capacità di interagire con il sistema economico, politico e sociale.
In realtà, queste consapevolezze hanno radici profonde. Weber, sociologo ed economista del secolo scorso, aveva già analizzato il mondo dei protestanti e il loro grande successo economico, a partire dal Cinquecento.
La loro vocazione ha reso possibile la presenza di un nuovo tipo sociale: l’uomo d’affari, gran lavoratore, coscienzioso e sobrio, che ha il dovere professionale di concentrare tutti i propri interessi in ufficio.
Lo stesso uomo che da quel momento non ha fatto altro che distaccarsi irrimediabilmente dalla natura, superando la sua capacità di rigenerazione di risorse indispensabili alla sua sopravvivenza.
La pandemia, poi, ha aggravato la crisi socio-economica e ambientale, ma soprattutto sta mostrando al mondo che esiste una crisi etica.
La ricchezza si accumula in poche mani, il divario tra poveri e ricchi sta aumentando. Malnutrizione e disuguaglianze nell’accesso ai servizi la fanno da padroni in un sistema alimentare minacciato dall’agribusiness e dalle agroindustrie.
Il profitto, a discapito della biodiversità, favorisce l’impoverimento dei beni relazionali e la continua erosione della fiducia reciproca, questo è il dominio del politically correct.
C’è assenza di percezione del senso della vita sulla Terra e dell’impegno individuale alla chiamata di costruzione della Bellezza.
La strada comune è pensare insieme e costruire un’economia diversa: un’economia che guardi alla vita con coraggio, mettendo ordine tra mezzi e fini: il denaro come mezzo e la felicità come fine.
Il denaro che oggi è un segno di demarcazione tra modelli efficienti e non efficienti di sviluppo economico.
L’umanità ha dimenticato completamente che lo sviluppo economico è un fattore complessivo: non è così scontato che un modello che produca meno ricchezza sia meno efficiente.
Nell’era del paradigma tecnocratico, è più che mai necessitato un cambio di paradigma dello slogan: potere alla tecnica!
Tema delicato e di estrema attualità: è lecito affidare la cultura alla tecnica?
Ha senso chiederselo per gestire questo momento storico di transizione, in modo che se ne scriva positivamente sui libri di storia: come un momento di passaggio dalla cultura del prodotto, a quella del servizio, del riuso e del riciclo come rinascita del bene comune.
Nola, 19 settembre 2023