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John Hemingway lascia l’Italia, primo tour letterario di grande successo

È stato qui per il lancio del suo libro “Una strana tribù” (Marlin editore). Conferenze, firmacopie, ospitate televisive e radiofoniche:
intervista all’amatissimo scrittore, nipote di Ernest

di Iki Notarbartolo

Come per ogni star che si rispetti, anche per John Hemingway, lo scrittore nipote di Ernest, alla fine di un tour, arriva il momento di lasciare l’Italia e tornare in patria. Un tour letterario, in questo caso, per presentare il suo libro intitolato “Una strana tribù” e pubblicato in italiano dalla Marlin, la casa editrice di Tommaso e Sante Avagliano. Il libro, uscito da poco, è già alla vigilia della terza ristampa. Un giro del nord, Milano, prima di tutto, dove è stato acclamato dal caloroso pubblico della libreria Feltrinelli e poi Venezia, Caorle, Bassano del Grappa, Cortina d’Ampezzo, Trieste, insomma tutti i luoghi in cui era di casa suo nonno Ernest.

Centinaia e centinaia di spettatori-lettori, moltissimi giornalisti, tante testate a seguirlo, tra queste il Corriere della Sera, l’Ansa, Radio Montecarlo, Radio 24, il Gazzettino, Corriere del Veneto, Il Piccolo, la Nuova Venezia, la Repubblica e soprattutto la Rai: Rai 2, Rai 3, dov’è stato ospite della trasmissione “Le parole della settimana” di Massimo Gramellini, Rai Cultura, Rai 5, dove uno speciale su di lui è in programmazione in questi giorni e per l’intera settimana.

John Hemingway, come ha trovato l’Italia durante questo tour letterario? Che percezione ne ha avuto?

“Di un paese in fermento, molto recettivo e attento alle offerte culturali. È sempre il Bel paese, capace di grandi curiosità”.

Il culto di suo nonno Ernest Hemingway è sempre molto vivo, quanta fatica si fa a conquistare quei cuori con un libro come “Una strana tribù”?

“Un po’ di fatica si, anche perché è un libro che racconta vicende vere soprattutto per riabilitare mio padre Greg, bipolare, schizofrenico, travestito, schiacciato sotto la montagna di un padre, Ernest, così imponente. E, pur non essendo contro mio nonno, il suo mito ne esce sicuramente un po’ offuscato”.

Secondo lei, qual è l’elemento di “Una strana tribù” che sta conquistando così tanti lettori e catturando l’attenzione di tanti giornalisti?

“La rivelazione di tanti elementi, finora sconosciuti, relativi alla vicenda umana di Ernest Hemingway, ma anche la storia scandalosa, raccontata senza troppi pudori, di un uomo, mio padre, che sceglie alla fine di cambiare sesso, divenendo una donna a tutti gli effetti”.

Come ha trovato l’editoria italiana e in particolare l’esperienza della Marlin, la casa editrice di Tommaso e Sante Avagliano, che la pubblica?

“Molti dicono in crisi, io direi in via di ridefinizione, con nomi, gruppi e logiche che cambiano. La Marlin, ad esempio, è in un grande momento di rilancio, guidata dalla passione che Sante Avagliano ha per i libri”.

Insieme alla Marlin, la casa editrice il cui nome è ispirato al pesce spada a cui Ernest Hemingway fa riferimento ne “Il vecchio e il mare”, questo tour letterario è stato realizzato in collaborazione con Roberto Vitale – Presidente della Vitale Onlus e del Premio giornalistico “Papa Ernest Hemingway” – Caorle (VE), con Alberto Luca e Giandomenico Cortese – rispettivamente Presidente della Fondazione Luca e Direttore del Museo Hemingway e della Grande Guerra – Bassano del Grappa (VI) e con Francesco Chiamulera – Responsabile del Festival “Una montagna di libri” – Cortina d’Ampezzo (BL).

Milano, 2 novembre 2018