Il teatro Acacia di Napoli inaugura la stagione con l’opera “Così parlò Bellavista”.
Il teatro Acacia di Napoli inaugura la stagione con l’opera “Così parlò Bellavista”.
di Domenico De Gregorio
Grazie alla tenacia della famiglia Mirra, riprende a vivere il teatro Acacia di Napoli, che inaugura la stagione con la divertente opera “ Così parlò Bellavista” e già si respira l’aria di un evento annunziato.
In questa trasposizione teatrale del celebre film di Luciano De Crescenzo, voluta con forza da Benedetto Casillo e Alessandro Siani forte sostenitore ed alleato per la realizzazione del progetto, Geppy Gleijeses che ne cura l’adattamento teatrale e la regia, veste i panni del professore Bellavista, napoletano di cuore, sognatore, che nella cultura classica latina e greca trova le soluzioni a tutti i mali di una città che nel tempo non è mutata. Ecco perché la messa in scena non è attualizzata, i dialoghi e lo scorrere quotidiano della vita restano immutati, fermi come una fotografia antica che guarda al futuro. E questa fotografia è riproposta senza melanconia, il grande palazzo di via Foria con il suo cortile, vero teatro di vita, è ancora una volta scenografia perfetta di questa storia.
Benedetto Casillo ritorna ad essere Salvatore, il vice sostituto portiere, anima del palazzo e fedele discepolo di Bellavista, Geppy Gleijeses che nel film interpretava Giorgio è ora Bellavista, mentre ora, con loro in scena, troviamo la moglie Maria interpretata da Marisa Laurito, grande amica di De Crescenzo, Rachelina la loro collaboratrice domestica interpretata da Antonella Cioli nella duplice veste anche della giocatrice del bancolotto. E poi ancora la figlia, il genero e tanti dei personaggi presenti nella pellicola e naturalmente il dottor Cazzaniga, Gianluca Ferrato, che arriva da Milano e pretende di far rispettare le regole con il grande disappunto di tutti gli inquilini, salvo poi essere il risolutore della questione principale che attanaglia i protagonisti.
Il lavoro teatrale onesto e fedele omaggio all’autore, scorre veloce, le frasi e le gag più celebri e che ancora oggi fanno parte della tradizione napoletana, come la famosa imprecazione di Rachelina contro la lavastoviglie che non “non vuole funzionare” o ancora “l’abbonamento addu Natasha” invece di spendere soldi per la droga come suggerito da Salvatore o allo “strunz” che rivolge a Saverio per poi rispondergli, quando lui gli chiede se si riferisca a lui, “tu nun ce stiv” fino alle continue citazioni poetiche di Luigino. Non poteva mancare l’omaggio a Pazzaglia ed al suo cavalluccio rosso, che nel 1984 fu coautore del film.
In mezzo al pubblico riprende vita la scena del furto dello stereo a Piazza Mercato, coinvolgendo la platea che diventa parte integrante di questo quadro scenico. Lo spettacolo scorre veloce senza sorprese inutili, come nel film, la città di Napoli è rappresentata con tutti i suoi pregi e difetti senza cadere in inutili stereotipi e banalità.
Tutti gli attori si muovono con maestria sul palco forti di una tradizione teatrale napoletana che fa di questo opera un emozionante avvio di stagione.
Napoli, 21 gennaio 2022