Il Memento Mori del XXI secolo. Martino Ariano. Madrid
Il Memento Mori del XXI secolo
di Martino Ariano
Agli inizi di aprile, ha avuto termine la mostra: La Commedia Umana dell’artista cinese Ai Weiwei nelle Terme di Diocleziano a Roma, realizzata dal Museo Nazionale Romano, Berengo Studio, Fondazione Berengo e in collaborazione con Galleria Continua.
Il titolo della mostra, nonché titolo dell’opera, La Commedia Umana, deriva dall’opera omonima del 1842 dello scrittore francese Honoré de Balzac.
L’opera è un enorme lampadario nero composto da più di 2.000 pezzi in vetro soffiato, realizzati dai maestri vetrai di Murano (Berengo Studio) e rappresentanti varie parti anatomici del corpo umano.
Tra le opere più grandi in vetro mai realizzate con i suoi 8 metri di altezza e 6 di larghezza, è sospesa nella Aula XI delle Terme di Diocleziano, in quella che durante l’Antica Roma era una grande cisterna d’acqua per alimentare la natatio (la più grande piscina scoperta dell’antichità).
Il luogo scelto non è casuale. In quella sala, infatti, appeso alla parete, si trova un mosaico del III secolo a.C. raffigurante uno scheletro disteso su un triclinio e riportante il motto in greco “Conosci te stesso” derivante dall’oracolo di Delfi.
Tale mosaico rimanda direttamente ai larvae conviviales, ovvero agli scheletri snodabili che i patrizi romani solevano mostrare durante i banchetti come memento mori.
I romani, come la maggior parte delle culture antiche, utilizzavano ed enfatizzavano la morte per soffermarsi sull’importanza della vita e, in particolar modo, per ricordare la sua brevità. Ciò non era escluso dalla quotidianità o durante un momento goliardico, come un banchetto.
Ed ecco una versione contemporanea, adattata al XXI secolo dei larvae conviviales: La Commedia Umana.
A pensarci bene un lampadario è uno dei principali elementi decorativi delle nostre case. Spesso è l’elemento cardine di una stanza, dettando la nota stilistica o semplicemente il gusto del proprietario di casa. A maggior ragione se è di fattura artigianale o di design.
Esattamente le stesse caratteristiche che ritroviamo nell’opera di Ai Weiwei: un lampadario in vetro soffiato nero, emblema sia di un interior design glamour e ricercato sia frutto di una delle eccellenze dell’artigianalità italiana.
L’artista cinese, che fa della poliedricità la sua cifra principale, coniuga arte, artigianalità, Interior Design, storia, archeologia, etica, religione e filosofia in un’unica opera, mediante un black humor che mira ad esprimere e rappresentare gioia e dolore, vita e morte, ironia e tragedia, intimità e spettacolo, imponenza e fragilità, in altre parole la vita.
Una vita fatta di una moltitudine di pezzi, fragili come i quasi 2000 pezzi di vetro soffiato dell’opera, tenuti insieme da binomi contrastanti, da scelte, da sacrifici, da lotte, come quel filo sottile che lega e sostiene ogni pezzo dell’opera, lasciandola lì sospesa, imponente e fragile allo stesso tempo.
La vita, ma soprattutto la morte, fanno della Commedia Umana di Ai WeiWei un’opera d’arte universale e di estrema attualità.
Mai come in questo periodo storico, l’aerea è intrisa di morte, ecco perché dovremmo enfatizzarla, esorcizzarla e accompagnarla alla speranza, alla lotta, alla resistenza e soprattutto alla pace.
L’arte ha questo strano potere trasversale: riesce con charme a presentarci la morte per ricordarci della bellezza della vita.
Madrid, 3 maggio 2023