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Il compagno di viaggio
di Luigi Antonio Gambuti

Nessuno è solo sulla giostra del mondo…si diceva; per chi scrive non è più così. Si sono smarriti parecchi compagni di viaggio e la solitudine pesa dando senso all’orfanità subita.

S’è perduta quella forza che dava vita all’impegno per le “questioni”sociali ; la politica, anzitutto, a cavallo di un partito che è partito e..non è più ritornato!

Quante volte l’abbiamo detto e scritto. Non ci resta, ora, visto come si è conciati, di cantare l’epicedio e ritrovare, frugando tra le macerie, qualche elemento dal quale ricominciare.

Sarà capace questo compagno di viaggio di rimettersi in cammino ed accompagnarci nelle nostre fatiche quotidiane, là dove si organizza,si discute e si progetta il nostro domani?

S’è smarrita la coerenza, cardine del sistema valoriale scioltasi nelle spire di una continua impresa a demolire.

Si è visto quanto contano certe virtù cosiddette positive nel bailamme scomposto dell’ultima tornata elettorale. Non serve qui recitare mea culpa o cantare peane di vittoria.

Serve non perdere la testa e ragionare sulle cause che hanno generato la situazione di stallo in cui siamo precipitati.

S’è smarrita, altresì, la dimensione della riconoscenza.

Vale a dire, il ri-conoscere come ripetizione dell’atto conoscitivo, per dare vigore e forz,a alle azioni che questo esercizio intellettuale mette in moto.

La riconoscenza come esito di gratitudine è ben altra cosa, una cosa “morta”, della quale serve rispettosamente non parlare. Altro compagno di viaggio, la dignità, parola secca come l’accento che la rende particolarmente percepibile.

La dignità, questa compagna di viaggio che ha sempre preteso il camminare deciso e con la schiena diritta, senza chiedere o elargire compromessi, s’è smarrita dovunque s’è giocata la partita della vita, dando segnali tali da macchiare indelebilmente la lavagna della coscienza e tacitare per sempre il diritto di parlare.

Di tutte queste assenze, o smarrimenti, e ce ne sono tanti, s’è perduta la garanzia della sicurezza-altra cosa è la controfaccia della certezza della pena- che mette in difficoltà la facoltà di realizzare il pur minimo progetto esistenziale, scevro da pericoli e libero da inganni .

Un elogio alle “magnifiche sorti e progressive”; un elogio ai don Chisciotte e i sancho-panza delle ultime sfornate, viva il mestolo che ciurla e gira la polenta, tanto il sole sorge ancora e la luna tramonta come sempre e se ne fotte delle miserie che su questa scorza di universo la fanno da padrone.

Niente più si tiene. Finanche, talvolta, l’Amore, sublime disvelata illusione, smarrito compagno di viaggio, pur esso impaludato nelle secche di una assenza dovuta, lampo di calore e vita d’una generazione di volenti, ormai ridotti a fantasmi, eroi fuori tempo di un antico canto collettivo.

S’è perduto il compagno di viaggio. Fermiamo il cammino e per una volta tanto , la sorte dia ristoro e ci inviti a ri-pensare.

Del resto, cosa si può fare se non questo, in una dimensione là dove un pensiero debole è chiamato a esprimersi in una società liquida?

Napoli, 17 marzo 2018