Homo consumens – Homo sacer lo sciame inquieto dei consumatori
Homo consumens – Homo sacer lo sciame inquieto dei consumatori
di Andrea Tafuro
“La terra vi concede generosamente i suoi frutti,
e non saranno scarsi se solo saprete riempirvi le mani.
E scambiandovi i doni della terra scoprirete l’abbondanza e sarete saziati.
Ma se lo scambio non avverrà in amore e in generosa giustizia,
renderà gli uni avidi e gli altri affamati.
…E non tollerate che tratti con voi chi ha la mano sterile,
perché vi renderà chiacchiere in cambio della vostra fatica”.
Gibran Kahlil
Care Clementina, Fiorenza, Maria, Marianna, Milena, Tina.
Cari Andrea (collega della maestra Tafuro), Andrea, Felice, Gaetano, Gennaro (masto), Michele.
Vi scrivo questa storia di resistenza, per contrastare la dittatura ansiogena di social e tv.
È possibile preservare gli affetti dalla corruzione?
Essi sono beni tanto preziosi quanto deperibili. È possibile preservarli senza instaurare sacri legami stabili che ne garantiscano la continuità?
Il legame è sicuramente ciò che di più garantisce la durata degli affetti, ci permette di superare gli inevitabili momenti di logoramento e le continue crisi che ne provocano la dissoluzione.
Ma allora perché per ogni pur minima relazione da instaurare si ha paura e ci si affida al periodo di prova?
Cos’è cambiato?
Innanzitutto il modo di intendere la propria identità e di giocarla nella relazione, nei confronti dell’ambiente in cui viviamo, nelle relazioni lavorative, per non toccare il solito tema della relazione affettiva stabile tra uomo e donna.
Le nostre vite individuali sono frammentate in una successione di episodi mal collegati fra loro.
Si volta pagina sempre più spesso, in cerca di nuove emozioni e avventure, per cui l’eroe popolare è diventato colui che si permette di fluttuare senza intralci, senza mai impegnarsi definitivamente, senza legarsi a niente e a nessuno.
Colui che, con bagaglio leggero, passa da un’esperienza all’altra in cerca di gratificazione istantanea. Fin da piccoli veniamo addestrati a essere non più, come un tempo, produttori, ma consumatori, e le relazioni non fanno eccezione.
Anch’esse sono da consumare e da abbandonare quando non più soddisfacenti, per cercare altrove.
Eppure il vincolo tra affetti e legami è strettissimo, fino a essere indissolubile.
Tutti gli uomini e le donne vogliono amore duraturo, profondo, totale.
Di tutto questo parla Zygmunt Bauman, quando ragiona sull’ homo consumens. Nella società dei consumi della modernità liquida, lo sciame tende a sostituire il gruppo.
Lo sciame non ha leader né gerarchie perché il consumo è un’attività solitaria, anche quando avviene in compagnia.
La società dei consumatori aspira alla gratificazione dei desideri più di qualsiasi altra società del passato ma, tale gratificazione deve rimanere una promessa e i bisogni non devono aver fine, perché la piena soddisfazione sfocerebbe nella stagnazione economica.
Il contraltare dell’homo consumens è l’homo sacer, il povero che, non partecipa al gioco in quanto consumatore difettoso.
Bauman, ci mette al corrente che “la ricerca ossessiva e compulsiva, attraverso i beni di consumo, di un continuo aggiornamento… dell’identità, di nuove nascite, di nuovi inizi” non ci porta a essere davvero differenti, ma è una breve fuga, illusoria, verso l’effimero.
Egli insinua che perfino il “consumo etico” sia solo una forma impolitica di “auto-terapia” asserendo che oggi i canali mondiali dell’informazione “nutrono la moderna cultura liquida sostituendo l’imparare con il dimenticare”.
Nella minuziosa analisi viene offerta al lettore una attenta analisi della trasformazione prodotta dall’avvento della globalizzazione e cioè il passaggio dalla moderna società dei produttori a quella postmoderna dei consumatori, la riduzione del soggetto sociale a individuo atomizzato, dall’identità frammentaria e in continuo movimento, pienamente assoggettato alla logica imperante dei consumi e all’unica istituzione a cui risponde l’agire collettivo, il mercato.
La trasformazione della realtà in un’infinita serie di beni di consumo, la trasfigurazione del desiderio umano in un puro bisogno artificiale riprodotto continuamente da una sovrabbondanza di stimoli, trascina l’essere umano alla disperata ricerca di appagamento, destinata a risolversi in un una continua necessità di scelta abilmente camuffata da libertà e da una fatale, perenne insoddisfazione.
La classe cessa di essere il collante, la categoria gruppo si disgrega in quella effimera e temporanea formazione che è lo sciame, tenuto insieme dalla labilità di un atto di consumo condiviso.
L’ideologia consumistica produce alienazione dal sé caratterizzata da una fortissima “pressione a essere qualcun altro” senza riuscire ad accettare l’altro e la stabilità di una rete sociale.
Il consumismo crea soltanto in apparenza i presupposti di una nuova uguaglianza sociale, ma alla fine genera, esclusione e marginalità di tutti quei soggetti definiti “consumatori difettosi”, poiché privi di risorse o di opportunità.
Persino le società in via di sviluppo segregano, tali soggetti, in spazi delimitati all’interno di città mixofobe, allegorie visibili di una comunità e di una soggettività disintegrate.
La pseudo moderna società dei consumi rompe i vincoli e i legami familiari duraturi.
Vede negli stili di vita sobrii, tipici del passato, l’ostacolo principale al suo svilupparsi perenne.
Rende l’individuo, privo d’identità, perennemente insoddisfatto e alla ricerca di qualcosa che si illude di trovare nelle merci.
Sostituisce al gruppo che si regge intorno ad una idea, ad un leader, ad una gerarchia, l’associazione mobile ed effimera dei consumatori, lo sciame, su cui sono modellati anche i movimenti di contestazione.
Depotenzia i comportamenti anomali inglobandoli e rendendoli funzionali al suo sviluppo.
La vera alternativa a questa società sta dalla parte di chi capisce la necessità che non sia disperso il patrimonio di millenni di civiltà, perché se si perde la memoria dell’origine si perde anche la direzione verso la meta, esattamente come gli sciami.
Tradizione non è adorazione della cenere ma custodia del fuoco.
Napoli, 15 marzo 2020