Help! È esplosa la polveriera dell’Utopìa
Help! È esplosa la polveriera dell’Utopìa
di Pasquale Falco
Attenzione, non vi toccate, state lontani!
Il vostro coinquilino, il COVID-19, vi è ha costretti ad interrogarvi di come conducete le vostre esistenze nel quotidiano dove, essendo palese che vi trovate in una società competitiva, il messaggio è di agire in modo economico, cioè puntare dritti alla meta, schiacciando tutto quello che si interpone tra voi e l’obiettivo.
Cinquecento anni fa, nel 1516, Tommaso Moro pubblicò Utopìa, (titolo originale: Libellus vere aureus, nec minus salutaris quam festivus de optimo rei publicae statu, deque nova insula Utopia)…titolo un po’ lunghetto, ma che indica bene il contenuto dato dal Moro a quest’opera.
È un romanzo in cui è descritto il viaggio immaginario di Raffaele Itlodeo (Raphael Hythlodaeus nell’originale) in una fittizia isola-regno, abitata da una società ideale.
Utopìa esprime il sogno rinascimentale di una società pacifica dove è la cultura a dominare e a regolare la vita degli uomini.
Credete sempre di essere voi a risolvere tutto, pensate che sia in vostro potere cambiare ogni cosa, avete in testa un modello che volete imporre, salvo poi trovarvi deboli e insicuri, incerti e spiazzati. Ultimo giorno del 2020, quello che bolle dentro di me è feroce, bello, grande, intenso e importante.
L’ho sepolto sotto l’indifferenza di questa realtà in cui vivo, che non mi conduce da nessuna parte.
Voglio sognare che le cose non sono essenziali, come questa economia ci fa credere, ma sono solo utili.
A volte ciò che cercate e fate è scemo, non lascia traccia ma solo vuoto.
Scemo, è quello che mi ripeto quando perdo tempo in cose che non mi migliorano, quando non intuisco sul lavoro il mio momento di fermo e pausa, il mio punto a fine riga.
Esiste un luogo oggi, dove è possibile raccontare una nuova narrazione della vita, della società e del mondo, dove è presente il cittadino, la comunità, la partecipazione democratica, la solidarietà tra generazioni, mentre è assente la predazione dell’ambiente e del vivente e il furto della vita?
Un luogo in cui la proprietà privata è abolita ed è messa al bando ogni forma di individualismo. Insomma, esiste, un laboratorio di pratiche sociali alternative, un esperimento radicale di vita comunitaria, una Zona Temporaneamente Autonoma (TAZ), come l’avrebbe definita il teorico americano Hakim Bey, dove gli abitanti come giapponesi nella foresta non si sono finora accorti del virus che sta sconvolgendo l’intero mondo o meglio il suo modello economico?
Ecco! Voglio rispondere alla domanda fondamentale dell’essere umano, spingendolo a non rinunciarvi neppure quando questo porta sofferenza.
Il richiamo è all’ unica cosa al mondo che si moltiplica quando viene divisa, lo dicevano giustamente gli antichi: la speranza, il sogno, l’utopia.
Essa è diffusiva, cioè si espande quando viene condivisa, pensate è un’esperienza paradossale, cresce quando viene donata, diminuisce quando è trattenuta.
Anche il consumo può andare bene, quando, però, è presentato come l’agire di un roditore che usa cose e persone per compensare le sue frustrazioni, allora quello che avviene è che ci si consuma, cioè si corrode e si erode la base d’umanità su cui dovrebbe edificarsi la libertà come capacità di sognare #aggratis.
Riconsegnare le nostre utopie a chi le ha smarrite, a questo punto, diventa la meta paradossale di chi desidera affermare sé stesso. Per il nuovo anno voglio sentirmi come una piccola vela contro un uragano, perché con quel poco che ho, voglio gustare l’infinito, l’inimmaginabile, l’incalcolabile.
Auguri, che il nuovo anno sia solo normale!
Napoli, 31 dicembre 2020