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Ecco i compiti da fare per la settimana: amare, amare, amare

di Martina Tafuro

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: “Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi”. Lo scriba gli disse: “Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”. Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio”. E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Mc 12,28-34

Innanzitutto, la domanda dello scriba mi sembra interessante e in me stuzzica un certo interesse.
Allora mi chiedo:” Ma quanti sono i comandamenti della legge di Mosè?”.

Ricerco notizie, non mi fido dei social/predicatori, e scopro che nella Legge di Mosè vi sono ben 613 comandamenti da osservare, 365 negativi e 248 positivi.

Quindi, ogni giorno c’è una cosa, obbligatoriamente, da non fare e un 0,68 da fare…quasi una.

Allora capisco che il lavoro dello scriba era di cercare una priorità, mettendo ordine, nella giungla di comandamenti prescritti, sarà per questo che vi dedicavano la vita.

L’ominide dalle dita opponibili del terzo millennio, vive una situazione molto simile. E’, sempre e da sempre, sopraffatto da infinite cose da fare, la spesa, i lavori domestici, l’attività fisica, le e-mail da inviare, le notizie da ascoltare … e la lectio e l’adorazione da non dimenticare.

Come, moderni scribi non riusciamo a stabilire delle priorità e il più delle volte il senso di colpa ci rimprovera di non utilizzare bene il nostro tempo, di non fare le cose veramente importanti nella nostra vita.

Per uscire da questo ingorgo, depressivo e repressivo, il mio Gesù mi viene incontro. Martina a qualsiasi età, che tu viva a Nola o a Łódź hai una priorità assoluta che si condensa in cinque lettere (3 vocali e 2 consonanti): AMARE.

 Gesù, il mio Gesù, mi dice che su questa terra non c’è nulla di più importante dell’amore: “amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.[….] Amerai il tuo prossimo come te stesso”.

Quindi, io Martina, devo amare Dio, il prossimo e me stessa.

Dio, perché è unico, il Creatore dell’universo, della vita, colui che mi ha dato la vita, che mi ama infinitamente, che è sempre fedele, che mi libera dal male, che mi perdona, che mi apre le porte del cielo e della vita eterna, è il grande benefattore della mia vita. Non c’è nessuno sulla terra che mi ama come lui. Dal suo amore esagerato nasce in me il desiderio di una risposta d’amore altrettanto esagerata. Insomma, voglio che la mia replica al comandamento dell’amore sia eccessiva in riposta al SUO sovrabbondante amore.

Dopo Dio da amare, c’è il prossimo, un essere umano come me. Non posso amarlo come Dio altrimenti sarei un’idolatra.

Il prossimo, è sufficiente amarlo come noi stessi. E così, per amarlo, dobbiamo prima amare noi stessi. E per amarci, dobbiamo accettarci e apprezzarci.

Io amo, perché ho sperimentato in me stessa l’amore di Dio, ho iniziato ad amare me stessa il giorno in cui ho sperimentato di essere amata gratuitamente da Dio. E, allo stesso tempo, ho anche imparato ad amare l’altro come me stessa, perchè Dio lo ama come ama me.

Quindi devo ammettere che se oggi amo, perchè non mi è bastato conoscere la password che sblocca il desk: amare… ma ho praticato, messo in pratica la password.

Gesù disse allo scriba che aveva dimostrato di conoscere la password e che non era lontano dalla fonte dell’amore.

Amare, amare, amare… Dio, il prossimo e me stessa…

Napoli, 3 novembre 2018