Donne Diacono. La richiesta delle suore.
Donne Diacono. La richiesta delle suore
di Padre A. Alvisio
Il Santo Padre Francesco ha recentemente concesso un’udienza all’Unione Internazionale delle superiori generali delle innumerevoli congregazioni religiose femminili. Nel corso dell’udienza, alcune suore hanno ricordato al Papa che, nella chiesa primitiva, esistevano le diaconesse che servivano nella Chiesa, esprimendo, così, il desiderio che il Pontefice aprisse le porte del Diaconato alle donne. Il Santo Padre, che ha più volte espresso il suo vivo apprezzamento per le attività che le donne svolgono nella Chiesa, ha risposto alle religiose che avrebbe istituito una Commissione per studiare attentamente la materia.
La richiesta delle suore per altro si fonda su basi errate perché, già in passato, la faccenda è stata analizzata da teologi e pastori e gli studi fatti sulla questione hanno dimostrato che le “diaconesse” ricoprivano un ruolo ben al di sotto dei Diaconi, come pure le loro mansioni non avevano nulla a che fare con gli appartenenti al Clero.
E’ il caso di considerare innanzitutto quanto è affermato nelle “Costituzioni degli Apostoli”. Queste ci forniscono un quadro molto interessante di quella che era la gerarchia ecclesiastica nel III sec. “Il Vescovo benedice, non è benedetto; impone le mani, ordina, celebra l’Eucaristia; il Vescovo può deporre ogni membro del clero che merita la deposizione, eccetto il Vescovo: da solo non può farlo.
Il presbitero benedice, impone le mani ma non ordina, non depone, mentre può scomunicare chi gli è inferiore se merita tale pena.
Il diacono, quando manca il presbitero e la cosa è necessaria, può scomunicare il suddiacono, il lettore, il cantore, l’ostiario e la diaconessa.
Al suddiacono non è lecito scomunicare nè il lettore, nè il cantore, nè l’ostiario, nè la diaconessa, nessuno, sia chierico sia laico; i suddiaconi sono infatti al servizio dei diaconi. Nessuno dei restanti chierici può fare quello che fa il diacono” (C. A.).
(Oggi, come è noto, solo il Vescovo – per ragioni gravissime – può comminare la scomunica).
Da questo documento si evince chiaramente che il livello delle diaconesse, nella scala gerarchica era l’ultimo. Per altro, anche nel concilio di Nicea (can. 19) si afferma che “Quanto alle diaconesse, ricordiamo che non hanno ricevuto l’imposizione delle mani (“cheirotonìa”, per l’Ordinazione) e che quindi devono considerarsi a tutti gli effetti, appartenenti ai laici (COD 14,3 -40).
Motivo di confusione è stata la lettera di Paolo (Rm 16, 1) (fortemente contestata dagli studiosi, così come altre lettere pastorali), qui Febe è detta « sorella nostra diaconessa della chiesa di Cencree » II titolo di per sé non indica un ufficio gerarchico: si può semplicemente riferire ai servizi resi da Febe alla comunità d Cencree. In 1 Tm 3, 11 sembra che si abbia un chiaro riferimento a donne che o rendevano servizi alla chiesa oppure assistevano i diaconi nell’adempimento dei loro doveri.). Ricordiamo ancora il pensiero di Paolo circa la posizione delle donne nelle riunioni liturgiche: “Le donne tacciano nell’Assemblea…) (I Cor 14, 34).
Altra causa di equivoci è stata la frase del Concilio di Calcedonia: “non si impongano le mani alle diaconesse prima dei 40 anni e dopo diligente esame (Si presume che facessero le catechiste). Se, dopo aver ricevuto l’imposizione delle mani e dopo avere esercitato il ministero si marita facendo ingiuria alla grazia di Dio, sia scomunicata lei e il marito. Similmente si esprime il Concilio di Trullano (692). E’ da precisare però che il Concilio Niceno II (797) chiede l’imposizione delle mani (cheirothesìa) anche per il Lettore (cf COD. 125, m13-36) che è certamente un ministero istituito e quindi un laico. Va detto che le Costituzioni degli Apostoli operano una precisa distinzione tra ”cheirothesìa”(imposizione delle mani a carattere generico: assoluzione, benedizione, benedizione sui malati, ecc. e “cheirotonìa” (nel senso di costituire, ordinare. Questa imposizione delle mani è riservata all’Ordine Sacro). Si tratta quindi di un ministero non ordinato ma “istituito”. La Costituzione degli Apostoli, indicando le mansioni che richiedono l’opera delle diaconesse evidenzia che, all’atto pratico, si riducono all’unzione postbattesimale delle donne (oltre che ad aiutarle ad asciugarsi e a rivestirsi) “La diaconessa non benedice nè può compiere alcunchè di quanto fanno i presbiteri e i diaconi; solo custodisce le porte (della sala dove viene amministrato il battesimo, che, allora, veniva amministrato agli adulti per immersione totale, triplice) ed assiste ai presbiteri durante il battesimo delle donne, per ragioni di decoro”. (R. 1231). Alcuni la vedono come una vergine del Tempio. P. Eusebio Tintori, noto biblista, sostiene che “corrispondeva alle suore di oggi, addette alle opere di carità” (nota Rm 16, 1).
Gregorio di Nissa (335 – 394) scriveva: “Ordinate badesse dei monasteri femminili, le diaconesse portano ilmaforion, o velo di perfezione”.
Tra le altre fonti antiche troviamo quella Epifanie di Salamina che nel Panarion (verso il 375) così si esprime: «Esiste nella Chiesa l’ordine delle diaconesse, ma non serve per esercitare le funzioni sacerdotali, né per affidargli qualche compito, ma per la decenza del sesso femminile, al momento del battesimo».
Risulta con certezza che sino al VI secolo, le diaconesse assistono ancora le donne nella piscina battesimale e per l’unzione. Benché non servano all’altare, possono distribuire la comunione alle ammalate. [come le attuali Ministre straordinarie della Comunione]. ”Le diaconesse sono semplicemente vergini consacrate che hanno emesso il voto di castità. Risiedono sia nei monasteri, sia in casa propria. La condizione di ammissione è la verginità o la vedovanza, e la loro attività consiste unicamente nell’ assistenza caritativa e sanitaria alle donne”.
Dai Concilii del V e del VI secolo sappiamo che un ministero delle diaconesse è realmente esistito in diverse parti della Chiesa ma «che tale ministero non era inteso come il semplice equivalente femminile del diaconato maschile bensì trattavasi di una semplice funzione si assistenza ai presbiteri”.
E’ opportuno ricordare che, sulla questione, si era già espresso negativamente il Papa Paolo VI. Successivamente, Giovanni Paolo II scrisse la famosa Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis (1994), con la quale chiudeva definitivamente le porte dell’Ordine Sacro alle donne, laiche o religiose.
Una curiosità storica: intorno all’anno mille, il Diaconato permanente fu sospeso, divenendo soltanto un Ordine di passaggio dei seminaristi che dovevano ricevere il Presbiterato. La motivazione fu la seguente: “Sono sorte moltissime congregazioni di suore che si occupano della carità e della formazione religiosa”.
Ancora oggi molte suore – vergini consacrate al Signore – si dedicano ad attività caritative, all’evangelizzazione e al catechismo. Numerose religiose curano le sacrestie e l’altare, visitano gli anziani e portano la comunione ai malati come Ministre straordinarie della Comunione (ciò che facevano le antiche diaconesse).
A distanza di circa 900 anni, il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) decretò la ripresa del Diaconato Permanente (sebbene le congregazioni religiose femminili fossero addirittura aumentate) riconoscendo la preziosità di tale Ministero che già gli Apostoli, mossi dallo Spirito Santo, avevano donato alla Chiesa (“Scegliete sette UOMINI stimati da tutti, pieni di Spirito Santo e di saggezza …. Presentarono questi uomini agli Apostoli i quali pregarono e stesero le mani sopra di loro” At 6, 1-6 ). Vennero così Ordinati i primi Diaconi che si occupavano delle Mense Eucaristiche, assistevano gli orfani e le vedove, battezzavano, predicavano, operavano guarigioni e miracoli.
Il Diaconato è il primo gradino dell’Ordine Sacerdotale.
In Gran Bretagna dove, a causa del sovrano Enrico VIII che volle staccare il suo Regno dal Papato, esiste una diversa forma di cristianesimo “la chiesa anglicana” – con a capo il re – che ha aperto le porte del Sacerdozio anche alle donne. Nel Regno Unito, infatti, esistono donne Diaconi, Sacerdoti e Vescovi. Il Santo Padre Giovanni Paolo II pianse quando venne a conoscenza della cosa. Molti Sacerdoti anglicani abbandonarono tale chiesa e si convertirono al cattolicesimo.
Napoli, 20 maggio 2016