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COSA L’ORO….

La Battaglia  Senza Fine Per Accaparrarsi Il Posto Al Sole Delle Concessioni Demaniali.
di Carlo Gimmelli

Le vie della Lobby sono infinite: l’ eterna disputa tra l’attonita Europa e il governo italiano per regolamentare la giungla clientelare delle concessioni demaniali, attuando l’ormai maggiorenne Legge Bolkestein, sembra non trovare pace.

Ci siamo occupati più volte della vergognosa gestione dell’immenso patrimonio costiero del BelPaese, più di ottomila chilometri di coste sabbiose e rocciose, un unicum a livello europeo, Grecia a parte, un immenso patrimonio storico paesaggistico, violentato da una cementificazione selvaggia generalizzata che in Calabria ha raggiunto il punto di non ritorno del 65% del territorio.

Ma il capolavoro della incapacità politica (dolosa) nella gestione del tesoro marittimo tocca i vertici dell’idiozia nella tafazziana gestione delle concessioni balneari, regalate a sodali, amici e sostenitori per pochi spiccioli e tramandate per generazioni come titoli nobiliari.

Ad oggi le concessioni balneari sarebbero poco meno di 30.000, ma avere dati precisi è operazione ardua vista la resilienza dei comuni a fornire mappature aggiornate: è una vera giungla, molte risalgono al dopoguerra, altre non hanno scadenza certa o hanno durata centenaria, il tutto affidato senza gara e con silenti e continue proroghe.

Il giro d’affari stimato (per difetto) dell’industria balneare è di circa 15 miliardi di euro annui , nero a parte, a fronte di un totale di circa 100 milioni di euro di canoni elemosinati dai concessionari alle casse statali (sulla carta, considerando che esiste una percentuale del 10% di concessionari morosi).

Il record negativo appartiene alla regione Sicilia che a fronte di centinaia di chilometri di impareggiabile costa riesce ad incassare 81.000 euri annui!; nella perla di Stromboli uno stabilimento medio “paga” cento euro all’anno!!!

Recentemente Flavio Briatore, proprietario e del noto stabilimento balneare Twiga, nella esclusiva Marina di Pietrasanta, in una intervista al Corriere della Sera ha angelicamente dichiarato di versare alle casse dell’erario circa 17.000 euro annui per 6.000 mq di concessione e un fatturato di circa 6 milioni di euro (circa 230 volte il canone, non male!); eh già, infatti per accedere alla spiaggia dei sogni, doveroso passaggio estivo di starlette, influencer e parvenu di provincia, e fare un bagnetto nel non eccezionale mare della Versilia, la tariffa per ombrellone e lettino va dai trecento ai mille euro giornalieri: capito
l’affare?

D’altronde, la socia storica del geometra di Verzuolo è Daniela Santanchè, senatrice di Fratelli d’Italia, che non è l’unico politico a possedere o avere quote di importanti “Bagni” concessi a prezzo di saldo.

Ma la lista dei potenti (im)prenditori del mare è lunga e variegata, banchieri, finanzieri, ex calciatori, gente dello spettacolo, oltre alle storiche e inossidabili dinastie, quella di Gianluigi e Margherita Campodonico a Santa Margherita, Giuseppe Cinque a Positano e Costiera , i fratelli Albanese a Capri, i fratelli Vellozzi a Gaeta, i Carbonelli a Sabaudia, ma anche tanti altri sconosciuti all’opinione pubblica che, lontano dai riflettori, godono da decenni di una comoda rendita di posizione regalata dallo stato.

Il risultato di questo bengodi a senso unico è la quasi totale privatizzazione dei litorali e il mare negato a chi non vuole o non può accedere ai lidi; ormai le sempre più rare spiagge libere sono autentiche discariche, specie al sud, e poste in prossimità di scarichi fognari, fossi, foci e aree portuali.

In alcune regioni, Liguria su tutte, ma anche costiera sorrentina\amalfitana, Ischia, Capri, Posillipo, Versilia, si arriva a quote di privatizzazione dell’ottantacinque per cento: o paghi o prendi il sole in piedi, dove in barba alla legge finanziaria del 2007, viene fisicamente impedito al cittadino di attraversare la spiaggia in concessione e arrivare al bagnasciuga!

Nel mare magnum del magna magna delle concessioni si muove in scioltezza un sottobosco grigio-nero di (im)prenditori legati alla mala organizzata che si sono, di fatto, appropriati di interi tratti di costa con costruzioni abusive alla luce del sole sottratte per sempre alla collettività, dove riciclare legalmente, con lo stato-socio, enormi capitali illeciti.

E’ il caso, noto, di Ostia (e del litorale domizio), il mare negato di Roma, dove gli storici clan locali, Spada, Triassi, Fasciani con l’ausilio di clan legati ai casalesi, si sono inseriti nel business del mare con la gestione di chioschi, ristoranti e lidi ottenuti, a suon di pestaggi, agguati e omicidi, con la complicità di funzionari del municipio X.

Risultato, dieci chilometri di litorale blindato e vietato, siepi, muri abusivi, passaggi pedonali chiusi, ad impedire perfino la vista del mare, tutto alla luce del sole!

Facile intuire quindi la inossidabile resilienza del cerchio magico a qualsiasi ipotesi di riforma del sistema feudale delle preziose concessioni.

Come anticipato, c’è voluta la magistratura, con la sentenza inappellabile del Consiglio di Stato a tentare di risolvere una vergogna nazionale che la politica, connivente, ha tollerato per decenni, bypassando il decreto del pavido Conte, l’avvocato del popolo, che aveva rinviato al 2034 la messa a bando delle concessioni e fissando inderogabilmente al 31 dicembre 2023 la scadenza di quelle attuali con l’obbligo, a partire dal 2024 di una legge che stabilisca tempi e modi di messa a gara internazionale delle spiagge a prezzi di mercato.

Tutto bene, madama la marchesa? Maddechè!

Mentre a febbraio 2022, il consiglio dei ministri, recependo la sentenza e l’ultimatum europeo per l’applicazione della legge Bolkestein, approvava all’unanimità il DDL Concorrenza, i feudatari dopo pochi giorni scendevano in piazza, a Roma, in compagnia di sindaci e politici di riferimento per protestare contro la stesa legge Bolkestein che “avrebbe ridotto sul lastrico famiglie e lavoratori” e “consegnato le nostre spiagge allo straniero”.

In sostanza le “famiglie sul lastrico” oltre ad una ulteriore proroga del titolo feudale chiedono un robusto indennizzo per le infrastrutture (molte abusive) edificate sul demanio pubblico, senza che nessuno glielo avesse chiesto, in caso di perdita del vitalizio statale!

Allora, mossi da sincera compassione ci hanno pensato due valenti deputati a rimescolare le carte: Stefano Collina del PD e Paolo Ripamonti della Lega (ricordare questi nomi!) che in risposta al DDL del governo che proponeva altri due anni (!) di deroga per la fase di transizione fino al 2025, hanno proposto una meticolosa mappatura delle attuali concessioni, senza data certa, e solo alla fine dell’improba fatica, procedere con calma alla assegnazione delle nuove licenze, previo sostanzioso indennizzo, a chi per 50 anni ha goduto del demanio pubblico quasi gratis e, fino ad allora (quando?) prorogare tacitamente le licenze già scadute!

Quando c’è da difendere “l’interesse nazionale” e, solo per caso, gli interessi milionari degli amici anche PD e Lega sotterrano l’ascia di guerra e poco importa che la pazienza dell’Europa sia finita e che, a breve, si procederà a confezionare una procedura d’Infrazione milionaria a carico della collettività.

E’ la politica, bellezza!

Nell’attesa buon mare a tutti!

Napoli, 20 maggio 2022