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Compleanno : 25 anni per ” Un posto al sole”
di Achille della Ragione

Il 21 ottobre “Un Posto al sole” festeggia il compleanno: 25 anni. La prima puntata andò in onda il 21 ottobre 1996, da allora ne sono andate in onda 5799; 125 registi si sono avvicendati al comando, un numero che testimonia l’imponente struttura produttiva che fa della soap opera realizzata nel centro Rai di Fuorigrotta la trasmissione più longeva della televisione italiana, seguita da circa 2 milioni di spettatori.

La serie intreccia amori, intrighi, vendette, gelosie ed amicizia al vissuto quotidiano e sociale. Criminalità organizzata, tossicodipendenza, violenza sulle donne e stalking, bullismo, ludopatia, adozione e infanzia, ecologia e difesa dei diritti degli animali sono solo alcune delle tante tematiche affrontate in questi 25 anni.

L’archetipo del napoletano comprende una miriade di caratteristiche che possono essere giudicate pregi o difetti a secondo dell’osservatore: simpatico, furbo, creativo, sentimentale, disperato, maestro nell’arte di arrangiarsi ed esemplare protagonista di un’eterna recita costantemente in bilico tra commedia e tragedia.

Un’immagine che ha riempito le pagine ammirate o disgustaste dei tanti scrittori, indigeni o forestieri, i quali unanimemente hanno considerato la città un posto unico.

Cercare di penetrare lo spirito del Napoletano è un’impresa improba ai limiti della vertigine: ci riesce con semplicità una soap opera: “Un posto al sole”, che ogni sera per 30 minuti, ci mostra il vero volto dei protagonisti di questa storia infinita, che cercheremo di indagare attraverso le confessioni degli attori, i cui volti ci sono familiari e di chi lavora dietro le quinte, produzione, regista, scenografo. Migliaia di episodi prodotti, tantissimi fan illustri ed insospettabili con una media di 2 milioni e mezzo di spettatori equamente divisi tra nord e sud.

Questo per mantenere l’equilibrio tra gli ingredienti della soap opera – amore, tradimenti, gelosie, vendette – e quelli che caratterizzano «Un posto al sole», ovvero l’adesione con la realtà e le tematiche sociali. Quando si lavora per tanto tempo a un progetto c’è il rischio di attraversare momenti di stanca, «ma come gli attori crescono con i loro personaggi, anche noi che lavoriamo alla scrittura dei copioni siamo cresciuti negli anni: abbiamo stimoli diversi. Un antidoto alla noia è che “Un posto al sole” tocca tutti i generi: commedia, dramma, thriller, melò … ». Quando però vengono approfondite tematiche sociali (si è spesso parlato di camorra, ma anche di rifiuti tossici e di traffico d’organi) «ci inorgogliamo. Per noi più che di soap sarebbe corretto parlare di real drama».

Marina Tagliaferri – che interpreta un’assistente sociale – è nel cast dalla prima puntata. Il set di «Un posto al sole» è orami una casa per lei che divide il camerino con la sua cagnolina, Bricca: «All’inizio dovevo recitare qui per nove mesi: sono passati 25 anni. I personaggi che interpretiamo sono parte di noi». Tanto che la gente ormai, quando incontra gli attori li chiama con il nome della soap: «L’affetto fa piacere. Ed è motivo di orgoglio sapere che ci seguono nelle carceri, negli ospedali … ». Ma un impegno simile comporta rinunce: «Nel mio caso il teatro, che mi manca tantissimo. Ora, dopo anni, siamo in grado di ottimizzare i tempi delle riprese: spero arrivi la proposta giusta», sospira Michelangelo Tommaso in «Un Posto al sole» è arrivato da ragazzo. Ora e un uomo, con l’onere di incarnare tutte le virtù del «buono»: «Da una parte lavorare qui ti dà la possibilità di una crescita infinita. Negli anni mi sono trovato a vivere in scena cose poi capitate nella vita vera: a 20 anni, per esempio, ho attraversato fregature sentimentali simili a quelle del mio personaggio».

Ma essere un modello positivo può diventare faticoso. L’attore per questo si era preso una pausa (recitando nel frattempo anche per Ozpetek): «Ho avuto una fase bad boy: ero stanco di fare il buono. Diciamo che ho avuto un momento alla Miley Cyrus», ride. Poi però la turbolenza è passata «e ho avuto l’opportunità di ritrovare il mio personaggio che aveva perso la via».

Patrizio Rispo, Achille della Ragione e Riccardo Polizzy Carbonelli

Riccardo Polizzy Carbonelli in scena invece è il cattivissimo Roberto Ferri. L’adesione con la realtà è nulla: amato da tutti, il giorno del suo compleanno (il 17 ottobre) ha offerto cappuccini e brioches all’intera produzione. Lui su questo aspetto ci scherza su: «La gente che mi incontra ormai mi dice: perché sei così cattivo? Oppure, direttamente: Chiedi perdono a tua moglie … ». I numeri sono da industria: in 25 anni ci sono stati 5.849 baci, 72.996 comparse 39 matrimoni girati e mancati), 30 funerali, 641 schiaffi, 28 personaggi arrestati e 4.052.940 caffè bevuti. Quando parliamo di mafia, di camorra, abbiamo sempre scelto di non mitizzare il racconto, come spesso invece si vede fare in tv». Il bilancio di questi primi 25 anni è dunque positivo. Se ne possono ipotizzare altri 25? «Il format australiano a cui facciamo riferimento, “Neighbours”, è arrivato a 28 anni. Siamo pronti per arrivarci ed a battere ogni record».

Napoli, 20 ottobre 2021