Ciro, a papà….
Ciro, a papà….
di Carlo Gimmelli
C’è un emblematico comune denominatore che unisce nella parabola politica discendente il Guru pentastellato Beppe Grillo e il suo nemico giurato Silvio B. : il sesso!!
Era, infatti, l’altro ieri quando, all’apice della bulimia di potere, il Cavaliere Papi inciampava tra i reggisenie i perizoma delle sue “bambine” birichine e ricattatrici di Arcore e dintorni precipitando in un grottesco e pruriginoso “affaire” politico- sporcaccionesco denominato bunga bunga, che gli costò in pochi mesi reputazione, Palazzo Chigi, qualche milionata di euro e un sanguinoso divorzio senza contare i numerosi e, per certi versi, ridicoli rivoli giudiziari che lo inseguono ancora oggi. La storia è nota.
Proprio in quegli anni il rutilante Grillo, novello Savonarola, cavalcava sapientemente l’impetuoso sentimento dell’antipolitica popolare trasformando i suoi “one man show” da sold out, dove demoliva la secolare Nomenklatura politico economica degli ultimi 50 anni, in un moVimento di duri e puri che al grido giacobino di “Vaffanculo” eccitava le anime candide auspicando la nascita di un nuovo mondo reinventando la politica.
Sappiamo, poi, come è andata.
Tra le “mummie politiche” da rottamare Beppe-Mao identifica in Mister B. il male assoluto del Paese: novello Priapo, evasore fiscale, poteri forti, massone etc., sostenendo in una delle sue inarrivabili iperboli che la mafia gli avrebbe dovuto fare causa per danno d’immagine.
Mister B. per anni divenne bersaglio preferito nei suoi spettacoli e in politica, sbertucciato con una antologia di nomignoli al limite dell’insulto: il cavalier pompetta, il banana, lo psiconano di Arcore.
Ma Beppe-Mao, probabilmente, non aveva fatto i conti con la risacca politica che, inevitabilmente, nei tempi ha trascinato al largo da Masaniello a Robespierre, i rottamatori rottamati.
Già già!
Il Grillo nazionale, affaticato e scollato dalla sua litigiosa creatura, è inciampato, sia pur indirettamente, in una squallida e opaca storiaccia che vedrebbe coinvolto il rampollo Ciro accusato di uno dei reati più odiosi e mediaticamente devastanti: lo stupro!
I fatti risalirebbero all’estate 2019 e sono stati spiattellati in ogni salsa: con tutti i condizionali coniugabili Ciro a papà, in compagnia di altri 3 rampolli della Genova ricca e “godona”, avrebbero per ore, ripetutamente e a turno, violentato, filmato e fotografato due ragazze italo svedesi semicoscienti per abuso di alcol, diffondendo poi i video che sarebbero diventati virali; insomma un bel filotto di reati che, se provati, potrebbero costare ai giovanotti parecchia galera.
Naturalmente siamo ancora nel campo delle ipotesi, visto che, stranamente la Procura di Tempio Pausania titolare dell’inchiesta, dopo due anni sta ancora indagando e i 4 ragazzi sono ancora a piede libero.
Ma di stranezze in questa storiaccia che, manco a dirlo, è diventato caso mediatico e, soprattutto politico, ce ne sono molte.
Per due anni il caso è passato quasi sottotraccia, ignorato dai giornaloni e affini ed è stato, paradossalmente, portato in prima pagina proprio da Papà Grillo, alla vigilia di un probabile rinvio a giudizio, con un furente e tafazziano video in cui difende con la bava e maldestramente Ciruzzo e C., facendo sibillinamente intuire che le ragazze ci stiano marciando e che si tratti, tutto sommato, di una simpatica goliardata.
E qui si è aperto un mondo di retroscena, domande legittime e sospetti : i fatti risalirebbero all’estate 2019 quella della storica alleanza con l’ex partito di Bibbiano dopo l’autogol di Salvini, uscito dal Governo.
Per una curiosa coincidenza proprio nei giorni in cui la Procura cominciò ad indagare i ragazzi, Grillo con una capriola carpiata convocò gli Stati Generali del Movimento nel villone di Bibbona per ordinare che l’alleanza con gli ex nemici andava fatta ad ogni costo e mantenuta e così è ancora oggi; per due lunghi anni la Procura ha indagato timidamente e il caso è rimasto ai margini delle cronache; nei mesi scorsi cade il Governo Conte bis e Grillo riabilita Draghi, un altro nemico giurato prima definito “Mary Poppins”, “Silvan”, “Massone” e poi “grillino” e porta il movimento nella grande ammucchiata di Governo.
Tutto sembra procedere bene finchè partono i rumors di un probabile rinvio a giudizio di Ciro a papà e qui si scatena l’ira funesta di Beppe tra i silenzi imbarazzati dei colonnelli grillini, prima giustizialisti poi garantisti come un Gasparri qualunque e degli occasionali alleati di Governo.
Al netto del dolore di un padre per il macigno che potrebbe abbattersi sul figlio, perché il Grillo furente esplode due anni dopo i fatti? Qualcosa è andato storto? Qualcuno non ha rispettato gli accordi?
Beppe Mao ha sacrificato la credibilità di un movimento ormai spaccato per salvare Ciro?
Sono solo domande, al momento, nel movimento si naviga a vista ma il vecchio leone, in silenzio da settimane, sembra sempre più distaccato dalla sua creatura impaludato tra il ruolo di leader e quello di un padre disperato, in attesa delle decisioni della Procura che potrebbero decidere le sorti del Governo.
L’evoluzione, l’acme e l’implosione del movimento incapace di farsi grande e gestire l’enorme consenso del 2018 tra regolamenti di conti, abbandoni livorosi, il parricidio politico di Casaleggio con il ripudio del dogma Rousseau hanno indebolito e stancato il padre nobile del grande sogno pentastellato, inciampato questa volta non su una crisi di Governo ma sul corpo di una ragazza italo svedese.
Napoli, 20 maggio 2021