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Appennino meridionale. Scoperto magma causa di terremoti.
di Raffaele Russo

E’ rimbalzata la notizia, nei giorni scorsi, di uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e del Dipartimento di Fisica e Geologia dell’Università di Perugia, pubblicato sulla rivista Science Advances,  secondo il quale i terremoti e gli acquiferi dell’Appennino meridionale svelano la presenza di magma in profondità nell’area del Sannio-Matese.

Sotto la crosta terrestre, nella parte più profonda, ci sono processi di fusione che producono magma. Questo risale verso la superficie, fermandosi ad una profondità compresa fra 15 e 25 chilometri,  la sorgente di magma provoca la fuoriuscita di CO2 di origine profonda che a sua volta  provoca terremoti.

Le catene montuose sono generalmente caratterizzate da terremoti riconducibili all’attivazione di faglie che si muovono in risposta a sforzi tettonici. Studiando una sequenza sismica anomala avvenuta nel dicembre 2013-2014 nell’area del Sannio-Matese, di magnitudo 5, i ricercatori hanno scoperto che i terremoti sono stati innescati proprio da una risalita di magma fermatosi alla profondità compresa  tra i 15 e i 25 km .

Un’anomalia legata non solo alla profondità, ma, anche alle forme d’onda degli eventi più importanti, simili a quelle dei terremoti in aree vulcaniche.

I dati raccolti mostrano che i gas rilasciati da questa intrusione di magma sono costituiti prevalentemente da anidride carbonica arrivata in superficie come gas libero, o, disciolta negli acquiferi dell’Appennino meridionale. Questo risultato ha aperto nuove strade alla identificazione delle zone di risalita del magma nelle catene montuose e ha messo in evidenza come, tali intrusioni, possano generare terremoti con/di magnitudo significativa. Inoltre, lo studio della composizione degli acquiferi ha consentito di evidenziare anche la conseguente anomalia termica.

Indubbiamente, i risultati raggiunti aprono nuove strade sullo studio dei meccanismi dell’evoluzione della crosta terrestre, e, sul significato della sismicità nelle catene montuose ai fini della valutazione del rischio sismico correlato.

Napoli, 17 gennaio 2018