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 Amore coniugale e misericordia.

di don Giulio Cirignano-biblista

Ancora una parola sul recente documento di Papa Francesco. Nel commentare l’ Amoris laetitia, la teologa Lilia Sebastiani così sintetizza il pensiero sulla esortazione : l’esortazione conclude, assume e supera il cammino dei due sinodi.

Tutti e tre i verbi sono significativi. Il cammino sinodale sulla famiglia è concluso, il Papa ne ha assunto le indicazioni emerse. Ma non si è limitato a questo. Ha superato quella riflessione nel senso che vi ha messo del suo in modo tale che se il Sinodo è concluso non è conclusa la riflessione e la ricerca. “La complessità delle tematiche proposte ci ha mostrato la necessità di continuare ad approfondire con libertà alcune questioni dottrinali, morali, spirituali, pastorali”. Continuare con libertà: già questa iniziale affermazione del documento ci consente di comprendere che “Amoris laetitia” è, come la esortazione incentrata sul gaudio evangelico (E.G.), molto di più di un documento.

E’ un evento che, in quanto tale, si pone come discrimine tra passato e futuro. Lo si può anche ignorare, ma proprio perché è un evento, tale ignoranza estromette dal cammino che la Chiesa sta facendo. Pertanto si può solo invitare, più che a leggerlo, ad abitarlo. Gli eventi non si sfogliano, si abitano per coglierne le sfumature più sottili come gli appelli più urgenti.

Abbiamo già indicato, a motivo della sua ampiezza, il pericolo che non venga studiato e gustato a largo raggio. Per questa ragione, in ogni diocesi, a piccole dosi, dovranno essere predisposti percorsi formativi, calmi, competenti, in modo da dar vita ad una sinodalità delle famiglie che le conquisti o, se ce ne fosse bisogno, riconquisti alla bellezza dell’amore sponsale.

Proprio per stuzzicare l’appetito ed invitare a prenderne precisa conoscenza definirei l’esortazione “il documento dei numeri pari”. Cosa intendo dire? Fra i nove capitoli di cui si compone il testo ce ne sono due che brillano. Il capitolo quattro e il capitolo otto, due numeri pari. Non che gli altri capitoli non siano importanti, ma questi due brillano di luce speciale. Del capitolo quattro già abbiamo parlato. Dovremmo soffermarci sull’ottavo. Tuttavia, prima, può essere opportuno sconsigliare un atteggiamento che si può provare nell’affrontare il testo. L’atteggiamento della delusione di chi sperava in una rivoluzione o in un esplicito cambiamento delle norme, come pure quella di chi auspicava, rocciosamente, la semplice riproposizione della dottrina tradizionale. Delusione immotivata.

E’ preferibile far parte di un terzo plotone: quello di quanti si godono una ragionevole gioia. La ragionevolezza la indica il papa stesso, al n.2 in cui critica le due posizioni contrapposte cui si è fatto cenno. Non è necessario ripetere. Più utile indicare i motivi della gioia.

Al primo posto metterei il fatto che con questa nuova esortazione il Papa continua il cammino iniziato con “Evangelii gaudium” con l’aggiunta di un concreto riferimento all’anno Santo della misericordia che innerva di sé tutta la riflessione sull’amore coniugale e sulla famiglia. Papa Francesco applica la sua mentalità evangelica ad un aspetto così complesso come la realtà familiare mostrando, peraltro, grande coraggio.

Al secondo posto, come diretta conseguenza, è da segnalare il ribaltamento profondo nel modo di pensare la famiglia. Alcune lapidarie affermazioni aiutano a comprendere: in primo luogo, c’è un chiaro rifiuto a fornire risposte prefabbricate valide per la infinita varietà di situazioni umane concrete. Poi, pressante, è l’invito al discernimento personale e pastorale, come stile permanente di comportamento. Infine è riaffermato il primato ed il rispetto della coscienza: “Siamo chiamati a formare le coscienze non a pretendere di sostituirle”( n.37). Affermazione strepitosa, che appartiene alla migliore tradizione ecclesiale ma anche alla peggiore prassi pastorale. “Dunque, commenta ancora Sebastiani, uno sguardo lucido sugli aspetti carenti della realtà familiare, ma sempre con atteggiamento costruttivo e di solidarietà”. Detto in termini concreti : non la riproposizione dell’ideale al primo posto ma una amorosa considerazione della realtà, per educare a cogliere la bellezza dell’esperienza sponsale. In fondo, questa è anche la maniera più valida per preservare e difendere l’ideale. Da qui nasce la speranza di curare le ferite con paziente amore: il tempo è superiore allo spazio. Il tempo per correggere, purificare, sostenere.

Forse conviene ancora insistere sulla portata innovativa dell’approccio papale. Una innovazione sorprendente. Per convincercene è sufficiente posare lo sguardo su alcune affermazioni: “ l’unione sessuale, vissuta in modo umano e santificata dal sacramento, è a sua volta per gli sposi via di crescita nella vita della grazia”. Via di crescita nella grazia, affermazione lontanissima da quanto da molto tempo e spesso si è ripetuto. Ancora:” Perciò i gesti che esprimono tale amore devono essere costantemente coltivati, senza avarizia, ricchi di parole generose” (n.133). Poi, “L’amore matrimoniale non si custodisce prima di tutto parlando dell’indissolubilità come di un obbligo, o ripetendo una dottrina, ma fortificandolo grazie ad una crescita costante sotto l’impulso della grazia” (n.134). Non obbligo ma dono, questo è il punto. Infine: ” Pertanto, in nessun modo possiamo intendere la dimensione erotica dell’amore come un male permesso o come un peso da sopportare per il bene della famiglia, bensì come dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi” (n. 152). A livello dei teologi moralisti più sani queste sono affermazioni ormai pacifiche, ma che ora sia il Papa a farle è qualcosa che chiude una lunga, sofferta, stagione.

Poiché Papa Francesco cita spesso, senza complessi i suoi predecessori, dobbiamo chiederci come mai affermazioni importanti non erano apparse o non erano state percepite con la stessa carica innovativa. Domanda importante. Probabilmente sta proprio qui il punto di svolta. La verità del vangelo sul matrimonio era affermata, ma senza convinta e sufficiente consapevolezza ed appassionato amore della reale situazione. Questo non è un giudizio morale ma la costatazione di una mentalità, di un dato di fatto. Ora, nello spazio tra l’ideale costantemente ribadito e la realtà si è come incuneato Papa Francesco con lucidissima e premurosa fantasia. Con encomiabile coraggio. Di qui in avanti si dovrà parlare dell’amore sponsale in modo decisamente nuovo.

Per onestà dobbiamo aggiungere che in relazione ad alcuni aspetti il Papa manifesta, come dice Lilia Sebastiani, qualche reticenza, ambiti nei quali pare non entrare volentieri ( contraccezione, unioni omosessuali, ideologia gender). Forse c’è ancora bisogno di continuare a riflettere e dialogare? Timore di reazioni di chiusura? E’ difficile dire. Una cosa pare certa: chi legge con serenità e libertà il documento non può evitare di notare una certa, vistosa, diversità. Da una parte lo stile del Papa ben visibile e dall’altra quello dei documenti precedenti, quali la relatio finalis, il C.C.C,, la Familiaris consortio, l’Humanae vitae. Il Papa li riporta senza commenti, il che indica sostanziale accordo. Nondimeno, dall’insieme si può avvertire “una rispettosa perplessità”. E’ l’insieme che conta e che orienta una corretta ermeneutica.

Anche se non viene detta una parola chiara circa l’ammissione alla eucarestia dei divorziati e risposati, chiara è la nuova situazione. Molti sacerdoti fanno già il loro dovere di pastori mediatori tra i principi, che rimangono, e le situazioni concrete. Fanno il loro dovere di custodi della misericordia, nessuno potrà rimproverarli.

Sulla scorta di queste rapsodiche osservazioni il lettore potrà addentrarsi nel documento, capitolo dopo capitolo. Al capitolo ottavo troverà molti motivi di gioia. Il cuore caldo di Papa Francesco è come una lama di luce che attraversa una complessa realtà, umanizzandola profondamente. In questa sede non è possibile farne, per ora, adeguata e distesa presentazione. Il capitolo finale, il capitolo nove che non è numero pari (ma nessuno è perfetto!), dedicato alla spiritualità coniugale e familiare, è tuttavia connotato da grande dolcezza: “ C’è un punto in cui l’amore della coppia raggiunge la massima liberazione e diventa uno spazio di sana autonomia: quando ognuno scopre che l’altro non è suo ma ha un proprietario molto più importante, il suo unico Signore….solo lui può occupare il centro della vita” (n.320).

Napoli, 12 maggio 2016