mer 27 NOVEMBRE 2024 ore 02.53
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Alla fine ce l’hanno Fatta!
di Carlo Gimmelli

L’esercito dei turisti del Transatlantico ha staccato al fotofinish il biglietto per un altro anno di gita premio quinquennale tra gli stucchi dorati e i velluti rossi di Montecitorio e Palazzo Madama.

Mai come questa volta l’elezione dell’inquilino del Colle è stata salutata in un clima da stadio per lo scampato pericolo dell’addio allo scranno della felicità.

Di questi tempi, per la quasi totalità delle ex truppe cammellate grilline (ma non solo), esiliate tra i reprobi del mega gruppo misto, le elezioni anticipate avrebbero significato il de profundis delle vacanze romane.

La probabile elezione, come inizialmente previsto, di Super Mario al Quirinale aveva gettato nello sconforto, già da mesi, i precari parlamentari che già si immaginavano passare in un Amen dall’accredito sicuro sul conto corrente dell’assegnone parlamentare alla paghetta di mammà, dal lusso degli inaccessibili palazzi romani alla cameretta con letto a castello.

Da qui un drammatico filo diretto incrociato sulle chat dedicate per pianificare una guerriglia parlamentare per vendere cara la pelle e intralciare l’ascesa del Predestinato o di chiunque non avesse garantito di non andare alle urne.

I picchetti della fanteria parlamentare, riuniti nei retrobottega del Palazzo, hanno così atteso, trepidanti, il lento incedere dell’ex sodale Fico che recitava la rituale litania: Mattarella, Mattarella, Mattarella…..

Nella settimana più drammaticamente comica della politica politicante in cui tutti i leader (?) di partito (tranne la scaltra Meloni) sono usciti con le ossa rotte, i veri vincitori della restaurazione sono stati loro, i precari della rappresentanza parlamentare, le mine vaganti in cerca d’autore, intercettate, lisciate, blandite dagli emissari delle segreterie politiche per salvare la faccia dei partiti senza soldati.

Con la (ri)elezione di Mattarella padre della Patria, apparentemente, tutti i pastori si sono ricollocati nel traballante presepe: la legislatura arriverà al traguardo naturale, Nonno Sergio e Super Mario si garantiranno a vicenda nel portare a termine il patto sottoscritto, l’Europa avrà il suo tutor per preservarsi dai trabocchetti della impresentabile politica italiana e soprattutto i peones staccheranno a settembre il tagliando per l’agognata pensione prima della mannaia taglia poltrone delle prossime elezioni.

Resta il penoso spettacolo dei cosiddetti leader che hanno bruciato nomi, spesso improponibili, come attrazioni di x-factor: Casellati Vien dal mare, Casini, Moratti, Amato, Cartabia, Belloni, Cassese, Riccardi, Pera, Letta, Nordio, Ronconi, in una giostra di veti incrociati e barricate.

No! Nessun partito è uscito indenne dalle bagarre anche se i corpi più dilaniati sono quelli del Movimento di Grillo, letteralmente evaporato per le faide interne tra Conte, il capo che non comanda e Di Maio, il doroteo che di fatto gestisce il potere con i suoi fedelissimi nei ruoli chiave.

Lo scontro, ormai arrivato alla resa dei conti, verte sulla patata bollente del doppio mandato, uno dei totem ideologici cui si ispira il movimento; Grillo e la base sono inflessibili sull’applicazione della norma, lo stesso Beppe Mao aveva imposto a Conte la linea intransigente minacciando di abbandonare la sua creatura.

Resta il problema dei big del partito, ormai tutti all’ultimo giro di ruota, da qui le frizioni e l’isolamento di Conte.

Anche Salvini, il truce, esce con le ossa rotte dalla battaglia del Colle, un flop dietro l’altro, una serie di giravolte e di nomi improbabili che hanno spaccato l’alleanza con la Meloni e i berlusconiani senza contare la fronda interna dei militanti che invocano la dipartita politica del Capitano mentre si concretizza l’ombra di Giorgetti.

La rivoluzione prima giallo verde e poi giallo rossa, la lotta alla casta, il Parlamento del Popolo e l’apriscatole dopo meno di un quinquennio hanno partorito il trio Mattarella, Draghi e Amato (eletto Presidente della Corte Costituzionale) nei posti di potere che contano riesumando la Democrazia Cristiana.

La Prima repubblica non si scorda mai.

Napoli, 1 febbraio 2022