Al Teatro Diana di Napoli “La Scena” di Cristina Comencini
Angela Finocchiaro e Maria Amelia Monti protagoniste de “La Scena”
Una divertente commedia che invita alla riflessione.
di Domenico De Gregorio
Angela Finocchiaro e Maria Amelia Monti, sono le protagoniste della divertente ed intelligente commedia “La scena” scritta e diretta da Cristina Comencini in scena al teatro Diana di Napoli. Si alza il sipario e le due protagoniste, amiche d’infanzia, una attrice di teatro e l’altra impiegata di banca, si ritrovano come ogni domenica a raccontarsi i loro sogni ed i loro problemi, problemi di cuore, problemi di comunicazione con l’altro sesso. Ma questa volta in casa non sono sole, o meglio Lucia( Angela Finocchiaro) non sa della presenza di Luca ( Stefano Annoni) ultima giovane conquista di Maria ( Maria Amelia Monti). Ancora sbronzo perché reduce da una notte di sesso e alcool, che rende i ricordi del passato recente sbiaditi e confusi, Luca si ritrova vis à vis con Lucia, donna che da tempo ha rinunciato al fuoco della passione, per essere inconsapevolmente studiato ed interrogato, indotto anche nell’errore di una identità sbagliata. Questo è il pretesto che Cristina Comencini utilizza per dare vita a questa elegante e raffinata commedia dove il gioco delle parti iniziale, attraverso il quale Lucia racconta Maria e Maria racconta Lucia, rispecchiandosi l’una nell’altra, da vita ad una serie di equivoci concatenati attraverso i quali si dipana la storia. Luca è giovane, ma soprattutto Luca è in mutande, un ragazzo in mutande che si sente uomo, vittima perfetta ed inconsapevole delle due donne che approfittando della nudità del corpo mettono a nudo le loro anime. Dunque, il giovane Luca dà il via al lungo ragionamento attorno al rapporto uomo donna, a quello che provano le donne, a quello che vorrebbero le donne dagli uomini e a quello che gli uomini vorrebbero dalle loro mogli ed amanti.
Un’ora e venti minuti gradevolissimi, in cui si ride su temi difficili da affrontare con ironia come le nevrosi femminili, l’immaturità maschile, il tradimento, il rapporto con figure materne ingombranti. Molto densa di significato la scena in cui Luca, sedata la tempesta interiore, si arrende tra le braccia di Maria, prima amante e ora madre, e non solo per l’età ma per la capacità di calmare e scacciare i fantasmi che hanno solo certi abbracci. E se è vero che le donne passano metà della propria vita a fare progetti e l’altra metà a smontarli, è vero anche che in questa magnifica sconclusione talvolta si apre lo spazio per l’incontro con altre sconclusioni. Qualcuno lo chiama amore, per altri, come per i protagonisti della commedia, è il momento in cui si capisce di vivere in un mondo che è tutto da rifare perché “il passato sono solo muri sventrati, case terremotate da cui si deve fuggire”. L’amore non esiste, è per questo che lo facciamo, si dice. La registra, magistralmente riesce a portarlo in scena.
Napoli, 4 dicembre 2014