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Tra Amore e Vizi, Gabriele e Daniele Russo in scena, al Teatro Bellini di Napoli, col dramma di Fedor Dostoevskij

“Il  Giocatore”.

di Domenico De Gregorio

Ciò che affascina de “Il Giocatore” in scena al teatro Bellini di Napoli per la regia di Gabriele Russo ed adattamento di Vitaliano Trevisan, è il gioco portato in scena, tra dramma e commedia, tra rappresentazioni oniriche di passioni e pulsioni forti e squallida realtà.

Tutto lo spettacolo si incentra su questo, il testo scritto nel 1866 da Fëdor Dostoevskij, dove il vizio del gioco distrugge vite e lo stesso uomo, esalta senza esasperazione ma con reale coscienza, il male del gioco, che diventa metafora di un malessere sociale che non ha tempo.

Ed è proprio il linguaggio con le sue contaminazioni moderne a sottolineare la portata universale ed atemporale del dramma rappresentato, così come i costumi di Chiara Aversano, che fanno del protagonista Aleksej interpretato da Daniele Russo, un moderno guerriero in lotta contro i vizi del suo animo più profondo.

A dare movimento e ritmo ad un testo traboccante di passioni ed ossessioni, è la cornice entro la quale si dipanano le storie dei protagonisti, storie di amori malati, viziati dalla convenienza e dal puntuale opportunismo, che non risparmia nessuno, neanche chi cerca di redimersi perché vittima di un male che finisce per sottomettere ogni volontà.

Le scenografie di Roberto Crea abilmente riescono a creare, quasi in pari tempo, quadri scenici perfetti entro i quali la narrazione può svolgersi su più livelli, quello simbolico ed onirico contrapposto a quello fatto di sostanza. Giochi di luci di Salvatore Palladino, esaltano il tutto, scuotono lo spettatore inducendolo a destare attenzione a tutto quello che accade ai personaggi che si muovono con estrema disinvoltura senza perdere mai il controllo dei propri personaggi, forti, ambigui, sempre in bilico tra i vizi dissonanti che affascinano e condannano l’essere umano.

Daniele Russo nel ruolo di Aleksej, è perfetto, riesce con estrema naturalezza, ad esprimere al meglio le tante sfaccettature del suo difficile personaggio. Recitazione veloce e puntuale, solo in alcuni piccoli momenti caricati di emozione, sono propri di tutti i protagonisti in scena, frutto di una affiatata compagnia che lavora senza lasciare nulla al caso.

Le storie di amori ed azzardo che si intrecciano nel lussuoso albergo e casinò di una fittizia città termale di nome Roulettenburg, dunque non hanno tempo, ogni spettatore ha la possibilità di immedesimarsi, di partecipare, ed osservare dove può condurre ogni sfrenata ossessione per ogni desiderio, sia esso elevato e puro che basso e corrotto. Applausi a scena aperta rimbombano nel teatro che chiude il sipario su una pagina triste dell’essere umano dove l’amore questa volta non trionfa, ma si piega al vizio di quello che viene chiamato azzardo.

Napoli, 15 marzo 2017