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Padova, Suicida Agente di Polizia Penitenziaria in Servizio nella Casa Circondariale

Ha scelto il piazzale di un cimitero per uccidersi. Un agente di Polizia Penitenziaria, che prestava servizio a PADOVA nella Casa Circondariale, si è tolto la vita nel tardo pomeriggio di oggi sparandosi con l’arma di ordinanza. Aveva 45 anni, A. M., era sposato con tre figli. A darne la tragica notizia è Donato CAPECE, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

“Sembra davvero non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, uno dei quattro Corpi di Polizia dello Stato italiano”, aggiunge il leader del SAPPE. Ancora oscure le cause che hanno portato l’uomo al tragico gesto, ma Capece sottolinea come sia importante “evitare strumentalizzazioni ma fondamentale e necessario è comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l’attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere dal poliziotto. Non può essere sottaciuto ma deve anzi seriamente riflettere la constatazione che negli ultimi 3 anni si sono suicidati più di 55 poliziotti e dal 2000 ad oggi sono stati complessivamente più di 110, ai quali sono da aggiungere anche i suicidi di un direttore di istituto (Armida Miserere, nel 2003 a Sulmona) e di un dirigente generale (Paolino Quattrone, nel 2010 a Cosenza). Quel che è certo è che sui temi del benessere lavorativo dei poliziotti penitenziari l’Amministrazione Penitenziaria è in grosso affanno e in colpevole ritardo, senza alcuna iniziativa concreta. I poliziotti continuano a suicidarsi, l’Amministrazione Penitenziaria non mette in campo alcuna concreta iniziativa per contrastare il disagio lavorativo e dare un sostegno a chi è in prima linea nelle carceri”.

Dura la critica del SAPPE ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria: “Questo di Padova è l’ennesimo suicidio di un poliziotto penitenziario ma l’Amministrazione Penitenziaria continua a non fare nulla di concreto per contrastare il disagio psicologico dei poliziotti, anche se non è direttamente collegato col servizio”, conclude. “Questo aiuta a capire quali evidentemente siano le priorità per l’Amministrazione Penitenziaria. Non il fatto che contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane, compresi i numerosi suicidi di appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati proprio dal DAP…”.

Il pensiero del SAPPE va “ai familiari, agli amici e ai colleghi del nostro collega. A loro va il nostro pensiero e la nostra vicinanza”, conclude commosso e affranto Capece.

Roma, 24 novembre 2017