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“Giornalismi e società. Informazione, politica, economia e cultura” di Francesco Giorgino: la mediazione giornalistica nel “rispetto della verità e del prossimo”.
di Matilde Donnarumma

Un saggio scientifico, quello di Francesco Giorgino, “Giornalismi e società. Informazione, politica, economia e cultura” edito da Mondadori Università, che pone al centro del dibattito, nell’era postmoderna, nell’era della globalizzazione e della personal communication, la diffusione dell’informazione rapida ed incontrollata attraverso il web sui social network. Giorgino analizza anche l’enorme responsabilità dei giornalismi: “i suoi rapporti con la politica in perenne oscillazione”; “il mettere a punto la relazione dinamica con l’economia e del ruolo che l’informazione deve avere per arginare la prevaricazione della finanza”; e “di indagare la poliedricità della relazione esistente tra informazione e cultura intesa soprattutto come universo di conoscenze conoscibili”. Rapporti che sono sottoposti a continuo adattamento e revisione, vista la liquidità e la mobilità cui le nuove frontiere dell’era postmoderna li stanno spingendo al fine di risultare attuali.

Un saggio racchiuso nella meravigliosa dedica che Francesco Giorgino fa ai suoi genitori, dedica in cui scrive: “Ai miei genitori che mi hanno insegnato il rispetto della verità e del prossimo. E che mi hanno fatto capire l’importanza dello studio e dell’impegno, senza risparmio di energie”, ed è “nel rispetto della verità e del prossimo” che si evince la vera essenza di Francecso Giorgino e quale sia stata la linea guida che lo ha accompagnato lungo tutta la creazione di questo saggio scientifico.

Proprio per il rispetto delle regole, Francesco Giorgino, nato ad Andria terra alla cui identità è molto legato, giornalista professionista, conduttore dell’edizione delle 20 del Tg1, studioso di Scienze Sociali e di Sociologia della Comunicazione e del Giornalismo, docente di Giornalismo Radiotelevisivo presso il Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell’Università Sapienza Roma e docente di Newsmaking presso l’Università LUISS di Roma – Corso interdipartimentale, tiene a sottolineare: “che la libertà di stampa sancita dall’articolo 21 della Costituzione è un diritto ad informare ed è comunque condizionato dal dovere del cittadino ad essere informato”; “che nell’informazione, l’uso dello stereotipo non debba essere sostituito dall’abuso dello stereotipo”; e “come riuscire ad avere, grazie allo studio della Sociologia della Comunicazione e del Giornalismo, la capacità di poter guardare la notizia attraverso una percezione esterna e quindi oggettiva”.

Non a caso, la prefazione del saggio è affidata al suo professsore di sociologia Mario Morcellini, Pro-Redattore della Sapienza, per anni direttore del dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale e Presidente della Facoltà di Scienze della Conumicazione, a cui Giorgino è legato da profonda stima, di fatti nell’introduzione del saggio lo ringrazia di cuore ed aggiunge: “Lo ringrazio… per la generosità del giudizio nei miei confronti di questo lavoro e della mia persona.”.

Nella prefazione del saggio Mario Morcellini scrive: «Il giornalismo consiste negli esercizi di auto-riflessione di professionisti che decidono di fermare su carta la loro conoscenza delle regole, dei processi, dei segreti del giornalismo», un approccio che fonda i postulati del giornalismo di alti livelli con quelli dell’approccio delle scienze sociali.

I continui e repentini cambiamenti globali hanno sottoposto il giornalismo a una fase di profonda e radicale trasformazione, ed è grazie alla letteratura scientifica, grazie a questioni di Sociologia della Comunicazione e problemi nuovi di Sociologia del Giornalismo che Giorgino ripercorre il filo logico dell’interpretazione dei più rilevanti fenomeni della società contemporanea, in rapporto di causa ed effetto con l’informazione.
Il “cambiamento” della post-modernità ad una velocità impressionante, il paradigma del determinismo tecnologico sono determinati da uno schiacciamento sul presente, non vi è più saldatura concettuale tra i tre tempi (passato, presente, futuro) e ciò spesso si trasforma in “presentismo”, come segnala la letteratura in materia di sociologia e psicologia dell’età evolutiva. Da ciò ne consegue una polarizzazione del dibattito tra “presentisti” ed “eternalisti”.

In un’era postmoderna che respinge la stabilità, che preferisce l’apparenza alla sostanza, la frammentazione all’unitarietà, il tempo si sgretola governato da apatia politica, paura dell’abbandono, debolezza dei legami sociali, ciò che ne emerge è proprio emblematico del paradigma della società del rischio e della paura. Da ciò nasce l’esigenza di un contributo “positivo” dei giornalismi, comprendendo appieno i fattori di opportunità e di rischio, verso l’uomo postmoderno.

Il rischio è del “sensazionalismo”, esaltazione della negatività della notizia, che consegna la realtà non in linea con la sua totalità. L’esigenza, per Giorgino, sta nella centralità della mediazione giornalistica, la “difesa della vera informazione” non può prescindere dalla mediazione ad opera dei giornalisti, perchè il giornalismo è l’unica agenzia in grado di garantire quell’orizzonte di senso che diventa assolutamente indispensabile per interpretare una realtà sempre più complessa.

Lo spacchettamento di contenuti, che rappresenta una modalità di fruizione pittosto diffusa delle notizie veicolate attraverso il web, costituisce un elemento di distorsione della realtà da non sottovalutare.
Fondamentale, nonostante i molti cambiamenti in atto, è la funzione di mediazione dei giornalismi tra la realtà rappresentabile e la realtà rappresentata a beneficio soprattutto del pubblico di massa.
Una mediazione simbolica e culturale dei giornalismi attuata dall’osservazione alla lettura della realtà, dall’interpretazione alla sua descrizione grazie solo ad una attenta analisi delle Scienze Sociali dell’Informazione.

Nonostante l’urgenza di un adattamento continuo alle istanze di cambiamento, il giornalismo con la sua evoluzione tecnologica: “dal citizen journalism, il giornalismo che vede la partecipazione attiva dei lettori; al data journalism, fatto dalla raccolta e l’analisi di dati; dal brand journalism, nel quale si fa “pubblicità” alla stessa azienda; al modello all news, che tiene i lettori e gli spettatori informati 24 ore su 24;” deve mantenere inalterata l’esclusività della sua capacità di ricercare, indicare, e perseguire un orizzonte di senso a fronte della complessità della realtà e al tempo stesso della sua liquidità, ed ancor di più, un punto chiave rimane: “fondamentale è la sua competenza narrativa”.

Il cosiddetto “newsmaking” è analizzato e spiegato nelle pagine del saggio, attraverso quattro passaggi fondamentali: la selezione della notizia, la gerarchizzazione all’interno del calderone delle news, il trattamento dell’informazione e di come questa è portata all’attenzione del pubblico e la tematizzazione, cioè il togliere la notizia dal suo contesto per reinserirla in una cornice, come quella del telegiornale o del quotidiano.
“Qui si dispiega il massimo dell’attività discrezionale del giornalista – sottolinea Giorgino – e qui si trova il massimo rischio di distorsioni”. “Sono prodotti – spiega Giorgino– che fidelizzano il pubblico rispetto al brand”.

Fondamentale è il discrimine tra la “notizia” e la “non-notizia” che è anzitutto determinato dall’appartenere o meno ai processi di produzione della “notiziabilità”, attraverso la selezione, la gerarchizzazione, il trattamento e la tematizzazione della notizia da un’organizzazione professionale e da un giornalista professionista. Questo processo, un genere dal punto di vista della sociologia della comunicazione, conferisce alla notizia automaticamente un valore professionale riconosciuto sia dall’emittente che dal ricevente.

La non-notizia, anche se può assurgere al valore di informazione, cioè anche se si tratta di un’informazione che può essere utile per l’opinione pubblica non consegue attraverso l’assolvimento di tutta una serie di procedure di tipo professionale. In quest’epoca post-moderna i rapporti tra informazione e politica sono in perenne oscillazione tra il tentativo della prima di influenzare la seconda, in ossequio al principio del “cane da guardia” della democrazia, e la tensione alla supremazia della seconda. Nel suo saggio scientifico “Giornalismi e società. Informazione politica, economia e cultura”, a tal proposito, Francesco Giorgino scrive: “… non si tratta di stabilire chi, tra politica ed informazione, sia riuscita ad avere il sopravvento sull’altra, quanto in che modo entrambi questi sistemi rendano ancor più densa la stessa complessità.”. Nella nostra epoca postmoderna, il concetto di “potere” è cambiato, “le scienze sociali parlano di “cultura del frammento”, vi è dunque una continua “trasformazione, il rifiuto della staticità, la fuga dalla condizione”.

“Il potere è diventato più disponibile, per effetto di significative trasformazioni demografiche ed economiche, di mutamenti politici e cambiamenti valoriali”, a tutto ciò, ovviamente, bisogna aggiunge un più significativo e “differente ruolo della tecnologia” e del più importante “peso assunto dall’informazione e dalla comunicazione e dalla loro capacità di condizionare i processi di acquisizione della conoscenza”.

Giorgino descrive la “teoria dell’agenda-setting”, che è una teoria che ci consente di spiegare come, il potere politico e quello dei giornalismi, nella nostra epoca postmoderna, nella nostra “cultura del frammento”, sono destinati ad incontrarsi, come le priorità dei media coincidono con le priorità della politica e quindi dell’opinione pubblica o, viceversa, come le priorità della politica vengano poi fatte proprie dai mezzi di comunicazione.

Nel campo dell’informazione economica l’esigenza è di contenuti sempre più iper-tecnici, dettagliati e mirati come i quotidiani “specialisti” o “quotidiani economici” quali il Wall Street Journal, il Financial Times, il Sole 24 Ore, Italia Oggi, gli inserti economici di Repubblica, Corriere, Stampa ecc.; il “data journalism” deve utilizzare grafici e tabelle per rendere visibili e più fruibili i concetti con il supporto di cifre quando scrive sui media elettronici; mentre i quotidiani “generalisti” danno spiegazione dell’evento con chiavi interpretative e codici narrativi della politica economica.
Il rapporto tra informazione ed economia, rispetto alla politica, si è sviluppato in modo ancora più asimmetrico. Molteplici sono gli aspetti da considerare: l’influenza della finanza sull’economia, visto che si tratta di due settori che non sempre agiscono nella stessa direzione, e quindi anche sui processi di newsmaking; la distinzione tra editori puri ed impuri; il confine labile tra informazione e marketing.
L’informazione economica e finanziaria, infatti, stabilisce un rapporto diretto fatto di causa ed effetto, le aspettative condizionano le previsioni che a loro volta influiscono sul ciclo economico; ed è ciò che contraddistingue questa tipologia di giornalismo dal resto dei generi news-mediali. Per questo motivo il motto del New York Times è: “All the news that’s fit to print”.
La complicata dinamica del rapporto tra economia/finanza e informazione ha queste interazioni: le decisioni e le reazioni sono legate fra loro perchè le reazioni anticipano di solito gli effetti delle decisioni, per questo motivo il giornalista Francesco Giorgino la definisce come la “teoria dei nessi causali”.
In base a questa teoria il giornalismo economico e finanziario deve: sviluppare maggiore attenzione nell’analizzare il rapporto tra “previsione-realizzazione”; e governare meglio sia le antinomie “dati oggettivi-valutazioni soggettive”, sia quelle di “precisione-divulgazione”.
Per il giornalista Francesco Giorgino l’informazione deve essere rilevante oltre che da un punto di vista quantitativo, anche da quello qualitativo. L’informazione deve essere integra, libera, trasparente, puntuale, completa, coraggiosa nelle interpretazioni, e sempre radicata alla realtà dei fatti.
Obiettivo prioritario e al tempo stesso presupposto imprescindibile del rapporto tra informazione e l’universo di culture, nel vasto campo di azione del costume, della scienza, della religione e dello sport, è la “conoscenza”. La conoscenza che è il mezzo per avvicinarsi il prima possibile e il più possibile alla verità pur considerando la sua “accettazione con riserva”. Giorgino grazie alla rielaborazione della “teoria di Eli Wiesel”, descrive attraverso “Il paradigma del sapere e della conoscenza” il rapporto di interdipendenza tra l’”informazione” che è il mezzo della divulgazione della “conoscenza” che è imprescindibile dal perseguire l’obiettivo della “verità” che è strumento fondamentale per avvicinarsi alla “libertà” che a sua volta è l’unica condizione necessaria per l’esistenza della vera “informazione”.

Nel rapporto tra informazione e scienza nasce il problema che il giornalismo scientifico spesso utilizza idee minoritarie a discapito di quelle riconducibili alla comunità scientifica.
Il problema talvolta è risolto attraerso “la teoria dell’imbuto per la comunicazione della scienza” dalla rielaborazione del “modello di continuità” “teorema di Cloitre e Shinn”.

In questo continuum sono identificati quattro diversi livelli del processo di comunicazione scientifica: livello intra-specialistico tipo il paper pubblicato su un rivista specialistica specializzata; livello inter-specialistico tipo gli articoli pubblicati in “riviste ponte” come Narure e Scienze; livello pedagogico tipo la manualistica; livello popolare tipo articoli su quotidiani generalisti, documentari e servizi televisivi e radiofonici, con particolare attenzione a temi come la salute e la tecnologia. Un tema di importanza assoluta trattato da Giorgino è il saper distinguere per il giornalista una “notizia importante” da una “interessante”, il saper dare al prodotto che deve interloquire con la totalità del pubblico un giusto valore tematico.

Bisogna saper vagliare prima di tutto il prodotto che merita di essere portato a conoscenza del pubblico perché oggettivamente importante, pur non interessando in modo diffuso il pubblico, senza al tempo stesso, tralasciare ciò che registra un feedback chiaro da parte del pubblico in termini di interesse.
Quindi, tra i valori della notizia che contano di più vi è proprio quello del bilanciamento tematico che serve anche a riequilibrare il valore dell’interesse col valore dell’importanza.

Fondamentale, nonostante i molti cambiamenti in atto, è la funzione di mediazione dei giornalismi tra la realtà rappresentabile e la realtà rappresentata a beneficio soprattutto del pubblico di massa.
Una mediazione simbolica e culturale dei giornalismi attuata dall’osservazione alla lettura della realtà, dall’interpretazione alla sua descrizione grazie solo ad una attenta analisi delle Scienze Sociali dell’Informazione.

Napoli, 11 luglio 2017