Cartoni animali.
Cartoni animali
di Giulia Di Nola
Giocattoli di plastica, in rame, in legno che miravano a ricongiungersi col fanciullino in noi esistente, costruiti da artigiani d’un tempo che ragionavano col cuore. Per la gioia dei bambini, essi trasmettevano un sapere fatto di tradizioni, sudore e poesia.
Simbolismo astrattivo, ormai lontano, quello delle bambole, dei soldatini o dei cappelli da cowboy delle costruzioni, della plastilina: eredità manipolata, toccata e percepita da mani innocenti che si contentavano di poco per essere felici.
Chi, invece, non aveva i mezzi economici per acquistare giocattoli, con l’aiuto dei nonni, della voce calma e serafica e delle narrazioni fiabesche di quelli, li faceva in casa all’insegna delle ristrettezze ma anche all’insegna della collaborazione, della cooperazione, della trasmissione affettivo-ideativa e di un genuino socialismo.
Macchinine che hanno compiuto infiniti inseguimenti su antichi copri-letti a uncinetto, soldatini che hanno vinto e perso innumerevoli battaglie, robot giganti sempre pronti a salvare l’umanità avanzando tra pile di libri, barby e pentoline smaltate.
Giocattoli, insomma, vissuti così tanto da perdere il loro iniziale colorito, portatori sani di ricordi ed emozioni indelebili sostituiti, oggi, dall’etica del dio soldo.
Pc, videogiochi, cellulari: oggetti senz’anima che inducono i nostri figli all’isolamento, alla perdita della coscienza e del sé, all’aggressività, all’incapacità di distinguere il bene dal male e la realtà dalla virtualità.
Prodotti in serie, spenti nello sguardo e regalati senza sosta col solo intento d’intrattenere e soddisfare le richieste infantili nel più breve tempo possibile, ammesso che quelle richieste siano state davvero carpite correttamente.
Riporto una frase eloquente e significativa della Montessori che scrive:
“Nei Paesi in cui l’industria del giocattolo non è tanto progredita, troverete bimbi molto differenti: sono più calmi, sani ed allegri.”
Maria Montessori, “La mente”
Napoli, 3 luglio 2017