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In Italia lo 0,1% degli insegnanti ha meno di 30 anni, il 60% più di 50

di Stefano Cavallini

L’Italia è il Paese con meno giovani docenti di tutta l’area Ocse: solamente lo 0,1% dei nostri insegnanti di ruolo ha meno di 30 anni. Mentre il 60% ha più di 50 anni, contro una media Ocse del 36%. Per questo abbiamo rivolto un appello al Ministro Carrozza e al Governo affinchè si aprano le graduatorie a giovani già abilitati e selezionati con Tfa, agli idonei al concorso a cattedra e ai laureati in scienze della formazione primaria.
Solo così sarà possibile invertire questo triste doppio primato. Ad iniziare dall’inserimento nelle Graduatorie ad esaurimento dei circa 11mila nuovi abilitati con il Tfa ordinario, dei 7mila laureati risultati idonei all’ultimo concorso a cattedra ancora non immessi in ruolo e delle tante migliaia di ragazzi e ragazze che ogni anno si laureano in scienze della formazione primaria. Sono tutti aspiranti docenti, in larga parte giovani e già selezionati dallo Stato, ma ai quali oggi non si dà alcuna possibilità di potere essere stabilizzati. La loro graduale assunzione a tempo indeterminato, invece, svecchierebbe il corpo docente italiano portando nuova linfa a un sistema diventato sempre più autoreferenziale.
La modalità immediata per rendere possibile ciò è introdurre un provvedimento al D.L. 151/2013 Milleproroghe, in questi giorni all’esame del Parlamento. Sarebbe un provvedimento a costo zero. Anzi, trasformare questi giovani abilitati in supplenti comporterebbe un sicuro aggravio di spesa per l’erario, visto che i precari della pubblica amministrazione fanno sprecare allo Stato 750 milioni di euro l’anno per effetto della legge 92/2012, che ha introdotto le indennità AspI e mini-AspI.
Infatti per effetto della legge 92/2012, che appunto ha introdotto le indennità AspI e mini-ASpI, per indennizzare i lavoratori subordinati rimasti disoccupati, l’amministrazione pubblica paga tra i 2.500 e i 3mila euro annui a lavoratore. Viene da chiedersi quale vantaggio può ancora avere il nostro Stato nel mantenere una posizione anacronistica e per cui presto la Corte di Giustizia europea potrebbe decidere di infliggere sanzioni da milioni di euro.
Secondo l’ufficio studi dell’Anief, la loro assunzione in ruolo permetterebbe un risparmio annuo immediato di almeno 350 milioni di euro l’anno solo per il personale della scuola,
750 se si considera tutti i precari della pubblica amministrazione. Insomma non proprio spiccioli.

Stefano Cavallini
Coordinatore Regionale Anief Campania

19/01/2014

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