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Calvi Risorta. Un campanello d’allarme il prosciugamento della sorgente del Rio Lanzi.

di Gianluca Parisi

La sorgente di Rocchetta e Croce da cui nasce il fiume Lanzi si è prosciugata. Più a valle fuoriesce un piccolo filo d’acqua poi imbevuto dalla terra. Le cause non vanno ricercate necessariamente nella siccità, ma potrebbe esserci dell’altro.

La mancanza di piogge di quest’inverno ha sì prosciugato i bacini idrici sotterranei da cui attingono acqua le sorgenti, ma che una fonte d’acqua perenne, come la sorgente di Laureta, cessasse improvvisamente di erogare acqua non era mai successo.

Il Rio Lanzi è il fiume gemello del Savone, i corsi d’acqua hanno caratteristiche comuni, sia dal punto di vista naturale che artificiale. Entrambi sono stati deviati e incanalati verso una foce artificiale. Entrambi hanno ricavato il proprio percorso tra il tufo, formando profondi canaloni, e in passato suggestive cascate; entrambi hanno creato un particolare microclima. Gli abitanti dei luoghi costruirono degli sbarramenti, scavarono dei lunghi tunnel, ancora oggi esistenti, per captare le acque allo scopo di sfruttarne la pressione per far girare le ruote dei mulini.

Il Rio Lanzi a differenza del Savone nasce in una zona argillosa, dove veniva lavorata la creta, nella lingua locale “Laureta” . La sorgente si trova nel comune di Rocchetta e Croce in una zona di per sé di convergenza di acque piovane, (m 463). Passa poi nel comune di Calvi Risorta percorrendo il territorio tufaceo. Il nome Lanzi deriva dalla famiglia Lanza, di Capua, ai cui feudi nel XVIII secolo esso appartenne. Interrato artificialmente negli anni ’80, attraversa la frazione Petrulo di Calvi Risorta dove riceve le acque di ruscelli a regime torrentizio tra cui il rio Maltempo di Zuni e il “Ciatanito” proveniente da Giano Vetusto. Nella zona di confluenza, le acque si interrano dando origine alle cosiddette “Pozzole di Palommara” delle opere idrauliche ritenute da alcuni castello_calvi-calesstudiosi di origine etrusca. Il fiume costeggia il castello Aragonese dell’Antica Cales   e passa sotto il Ponte delle Monache, un ponte sospeso scavato nel tufo nei pressi dell’antica via Latina in piena zona archeologica. A questo punto i due fiumi incrociano il loro destino: in epoca borbonica fin al periodo fascista il fiume Lanzi prendeva le acque di un ramo del fiume Savone e andavano entrambi a sfociare a nord del Volturno nell’attuale canale Agnena, non prima di aver reso la pianura malsana con diversi pantani lungo il corso.

In epoca fascista nella parte terminale il corso dei due fiumi fu risagomato e bonificata la pianura dei Mazzone a nord di Capua.

Nel dopoguerra il neo nato Consorzio di Bonifica ha realizzato un canale che da sant’Andrea del Pizzone, una frazione del comune di Francolise, arriva fino al mare con una foce artificiale a sud di Mondragone. Il Rio Lanzi e il Savone furono canalizzati verso questa nuova foce, invertendo il corso naturale delle acque per circa quattro km. Il fine era quello di sgrondare le zone comprese tra il Savone e l’Agnena e di allacciante pedemontano di tutte le acque provenienti dal Massico, da Roccamonfina e dalle estreme propaggini occidentali del Monte Maggiore.

Oggi col prosciugamento della sorgente il Lanzi è alimentato solo da torrenti stagionali e dalle acque reflue delle fogne dei comuni che attraversa. Tra le cause del prosciugamento della sorgente potrebbero esserci anche smottamenti sotterranei dovuti ad una frana che sovrasta la cava dell’ex fabbrica di laterizi in argilla nel comune di Calvi Risorta. Gli smottamenti potrebbero aver deviato il corso sotterraneo della sorgente. Tutto ciò potrebbe essere un campanello d’allarme che non va sottovalutato per prevenire il pericolo di frana con conseguenze ben più gravi e disastrose del prosciugamento della sorgente.

Napoli, 12 maggio 2016