M5S : Seconda interrogazione parlamentare sui centri di compostaggio in Regione Campania
M5S : Seconda interrogazione parlamentare sui centri di compostaggio in Regione Campania
E’ stata depositata e pubblicata presso il Senato della Repubblica, dal Movimento 5 Stelle, un’interrogazione indirizzata al Ministro dell’Ambiente, che dovrà rispondere in 13ª Commissione, sui costi e sulla realizzazione dei centri di compostaggio previsti nella Regione Campania.
E’ dal 2014, quando presentammo la prima interrogazione, che chiediamo di conoscere i costi e lo stato di realizzazione degli impianti di compostaggio nella Regione Campania dichiara la portavoce al Senato per il M5S e membro della Commissione Ambiente Vilma Moronese, prima firmataria dell’atto ispettivo, con il quale il gruppo parlamentare vuole ottenere il quadro puntuale della situazione sullo smaltimento dei rifiuti urbani nella Regione Campania, ed in particolare richiede i costi di questi impianti, ed il loro stato di realizzazione, che poi aggiunge << vogliamo conoscere lo stato di funzionamento di tutti gli impianti e vogliamo sapere a che punto sono quelli di Giffoni Valle Piana, e quello di San Tammaro per il quale un anno fa mi fu detto incompleto soltanto per il 7%, e poi vorremmo sapere se il Ministro intende lavorare per sollecitare la realizzazione di tutti gli impianti previsti, insomma vogliamo avere un quadro definitivo e completo della situazione sulla gestione dell’umido >>
Nell’interrogazione del M5S viene ricostruita la vicenda dei rifiuti in Campania, dallo stato di emergenza dichiarato nel 1994 per decreto sino ad arrivare ad oggi, con le infrazioni europee inflitte all’Italia che ci costano decine e decine di milioni, tra cui quella sulla mala gestione delle discariche abusive. Nel 2015 fu pagata all’Europa dall’Italia la prima trance di 40 Milioni e successivamente la prima rata di 42.8 Milioni che l’Italia deve versare ogni 6 mesi, ai quali vanno aggiunti 120.000€ al giorno dal 16 Luglio 2015 per ogni giorno di ritardo per il mancato adeguamento alle normative europee.
Roma, 12 aprile 2016
Atto n. 3-02745 (in Commissione)
Pubblicato il 6 aprile 2016, nella seduta n. 604
MORONESE , DONNO , GIARRUSSO , PUGLIA , ENDRIZZI , CAPPELLETTI , BERTOROTTA , SERRA , NUGNES , CASTALDI , CIOFFI , SANTANGELO , MANGILI , BULGARELLI , GAETTI , MORRA – Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. -
Premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 febbraio 1994, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 35 del 12 febbraio 1994, è stato dichiarato lo stato di emergenza relativo allo smaltimento ordinario dei rifiuti solidi urbani in Campania. Con lo stesso decreto fu istituito anche il commissariato di Governo per la gestione di tale emergenza, individuando nel prefetto di Napoli l’organo cui affidare i poteri commissariali straordinari con i quali sostituire gli enti locali nella gestione dei rifiuti;
ben 15 anni dopo, il 31 dicembre 2009, si è chiusa ufficialmente l’emergenza rifiuti in Campania, così come previsto dal decreto-legge n. 90 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 123 del 2008. La gestione del ciclo di rifiuti è rientrata così nel regime ordinario e nella competenza degli enti locali. Le unità stralcio e operativa hanno cessato l’attività il 31 gennaio 2011;
il protrarsi della gestione emergenziale e del fenomeno dei traffici illeciti e il mancato raggiungimento degli obiettivi fissati dalle norme sia nazionali che europee in termini di gestione dei rifiuti, oltre al gravissimo prezzo che i cittadini campani hanno dovuto pagare in termini di ricadute sulla salute, come noto, hanno determinato una serie di procedure di infrazione europee e causato altrettante sanzioni milionarie che hanno contribuito a peggiorare una situazione già di per sé critica;
attualmente manca sul territorio campano quell’adeguata rete di infrastrutture dedicata al trattamento delle varie frazioni di rifiuti urbani provenienti dalla raccolta differenziata; una delle criticità più gravi, a parere degli interroganti, è sicuramente quella relativa alla mancanza di impianti di compostaggio destinati al trattamento della frazione umida che rappresenta oltre il 30 per cento dei rifiuti solidi urbani, che i Comuni campani sono costretti a inviare per lo più fuori regione con costi molto elevati che si ripercuotono sui cittadini in forma di tasse sempre più elevate;
considerato che:
a giudizio degli interroganti, la risoluzione delle criticità richiamate, che in questi anni non hanno consentito di realizzare un cosiddetto ciclo virtuoso di gestione dei rifiuti, negli ultimi mesi non ha incontrato neanche il favore dei Governi sia regionale che nazionale, palesemente orientati verso politiche obsolete, come quella basata sull’incenerimento dei rifiuti tal quale, che oltre a rappresentare un vero e proprio freno al miglioramento degli obiettivi di raccolta differenziata, che la nostra stessa normativa impone (legge n. 123 del 2008 e decreto legislativo n. 152 del 2006), è in antitesi con le norme europee che sono orientate verso l’abbandono di tale soluzione per il trattamento dei rifiuti, nel rispetto delle politiche di riduzione e riciclo che hanno importanza sempre maggiore, e nel rispetto degli impegni internazionali in termini di riduzione delle emissioni inquinanti, così come risulta dall’ultima proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio COM (2014) 397 DEF. del 2 luglio 2014:
il piano regionale di gestione dei rifiuti urbani (PRGRU) della Campania, approvato nel 2012, pur perseguendo il miglioramento degli obiettivi di raccolta differenziata e, nel complesso, di riduzione dei rifiuti in ottemperanza alle normative richiamate, sconta il fatto che, come per gli iter avviati nei mesi scorsi per la realizzazione di nuove discariche nel napoletano e di 2 nuovi inceneritori a Giugliano in Campania (Napoli) e in provincia di Salerno, nessuna misura concreta risulta adottata per potenziare la rete di trattamento della frazione organica, la quale attualmente finisce solo in minima parte in alcuni impianti prevalentemente di tipo anaerobico dislocati sul territorio regionale, creando, tra l’altro, non pochi disagi alle popolazioni che abitano in quelle zone in quanto costrette spesso a subire gli effetti di trattamenti realizzati non a perfetta regola d’arte;
la rete per il trattamento della frazione organica, secondo quanto riportato nelle linee di piano 2010-2013 per la gestione dei rifiuti urbani in Campania, si componeva tra impianti realizzati e in corso di realizzazione o di ampliamento di ben 11 siti così dislocati tra le 5 province campane: Teora (Avellino), Molinara (Benevento), San Tammaro (Caserta), Pomigliano D’Arco (Napoli), Napoli, Caivano (Napoli), Giffoni Valle Piana (Salerno), Vallo della Lucania (Salerno), Eboli (Salerno), Polla (Salerno) e Salerno;
alcuni degli impianti destinati al trattamento della frazione organica e già realizzati in passato, come accaduto per quello presente a San Tammaro, nel corso del periodo emergenziale sono stati utilizzati per lo stoccaggio di balle o addirittura di rifiuti tal quale, decisione che oltre a determinarne il sequestro e la conseguente inattività non ha fatto altro che peggiorare la già grave situazione;
risulta agli interroganti che attualmente la maggior parte di tali impianti, quando non presenti solo sulla carta, sarebbe in totale stato di abbandono, come nel caso del sito di San Tammaro, e ciò rischia di compromettere ulteriormente la gestione dei rifiuti su questo fronte;
considerato inoltre che:
con interrogazione 3-01282 del 9 ottobre 2014, la prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo interrogando i Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti ha chiesto, tra l’altro, attraverso domande specifiche e puntuali, informazioni sullo stato di funzionamento di tutti gli impianti di trattamento della frazione umida dei rifiuti urbani indicati ed inseriti nelle linee di piano 2010-2013 per la gestione dei rifiuti urbani della Regione Campania;
il 5 marzo 2015, il sottosegretario di Stato per l’ambiente Degani, in merito ai centri di compostaggio in Campania, a giudizio degli interroganti, non ha fornito adeguate risposte a tutte le domande; nella risposta si è affermato che il fabbisogno residuo per la Campania risulta essere ricompreso tra 480.000 e 710.000 tonnellate annue, che potrà essere colmato con l’implementazione di sistemi di prevenzione della produzione dei rifiuti, con la gestione dei rifiuti organici mediante pratiche di auto-compostaggio, e con la realizzazione di appositi impianti di compostaggio e digestione anaerobica;
considerato altresì che, a giudizio degli interroganti:
da quanto si evince dalle dichiarazioni del sottosegretario Degani, in base alle informazioni fornite dalla Regione, gli impianti esistenti al momento sono 6, ubicati nei comuni di Teora, Salerno, Villa Literno (Caserta), Solofra e Bisaccia (Avellino) e Caivano; a questi si aggiunge l’impianto di trattamento a Eboli che, con decreto dirigenziale n. 215 del 2014, è stato definitivamente autorizzato dalla Regione all’esercizio in procedura ordinaria per il compostaggio e stabilizzazione delle frazioni organiche provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani e per le attività di messa in riserva e riciclo e recupero delle sostanze organiche; ci sarebbero anche altri 2 impianti di trattamento in corso avanzato di realizzazione, ubicati rispettivamente a Giffoni e a San Tammaro, che, stando a quanto dichiarato, dovrebbero consentire nel breve periodo di trattare ulteriori 60.000 tonnellate annue;
è opportuno precisare che gli impianti esistenti non coincidono con quelli avviati, non sono state quindi fornite adeguate informazioni circa l’effettivo stato di funzionamento degli impianti né tanto meno in merito alle capacità lavorative in termini di tonnellate al giorno;
considerato infine che:
con specifico riferimento all’impianto di compostaggio di Giffoni Valle Piana, sono stati stanziati 6.411.154 euro e già nel mese di marzo 2015 risultavano completate le opere di realizzazione della piattaforma dove collocare i bio-container;
per l’impianto di San Tammaro, la Regione ha riferito al Ministero che a causa dei sopraggiunti problemi giudiziari di una delle società affidatarie dell’appalto, i lavori sono stati interrotti e, pertanto, si deve procedere all’affidamento della progettazione relativa al completamento dell’impianto e all’appalto per l’esecuzione del rimanente 7 per cento delle opere approvate. Inoltre, gli interventi dedicati al compostaggio di comunità ed all’autocompostaggio sono stati finanziati a 76 Comuni, per un totale di 2.125.000 euro;
in base alle informazioni in possesso degli interroganti, ad oggi, infatti, i Comuni campani, a causa della deficienza di alcuni centri e dell’inefficienza di altri, sono costretti a conferire per lo più fuori regione, con costi molto elevati che si ripercuotono inevitabilmente sui cittadini in forma di tasse sempre più elevate;
il 2 febbraio 2016 la Regione Campania ha avviato la procedura di valutazione ambientale strategica della proposta di aggiornamento del PRGRU;
il “Rapporto preliminare ambientale della proposta di aggiornamento del Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Urbani della Regione Campania” (rapporto di scoping), predisposto sulla base delle informazioni contenute nei documenti “Indirizzi per l’aggiornamento del Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Urbani in Campania”, di cui alla deliberazione della giunta regionale n. 381/2015 e “Piano straordinario di interventi ex art. 2, comma 1, del D.L. 185/2015″, riguardante la strategia per la risoluzione della problematica relativa allo stoccaggio delle cosiddette ecoballe, di cui alla deliberazione della giunta regionale n. 828/2015, riporta che “rispetto alle previsioni del vigente strumento di pianificazione regionale dei rifiuti, gli indirizzi di aggiornamento, di cui alla D.G.R. n. 381/2015, rilevano che il progressivo aumento della percentuale di raccolta differenziata determina (già allo stato attuale) un minore esigenza di impianti di trattamento termico del rifiuto (termovalorizzazione) e che il solo impianto di Acerra possa soddisfare tale necessità, mentre l’impostazione del vigente PRGRU indicava la necessità di tre impianti di termovalorizzazione. D’altro canto i medesimi indirizzi di aggiornamento segnano l’incremento del fabbisogno di trattamento della frazione organica del rifiuto (FORSU) attraverso la realizzazione di impianti di compostaggio ad hoc. In particolare, le previsioni del Piano Regionale al 2012 identificavano un fabbisogno impiantistico per il trattamento della frazione organica derivante da raccolta differenziata di poco inferiore a 560.000 t/anno. Gli attuali indirizzi per l’aggiornamento del Piano indicano invece una strategia incentrata su una maggiore intercettazione della frazione umida del rifiuto prodotto (fino a raggiungere l’85% nello scenario al 2019), con la conseguente necessità di disporre di una dotazione impiantistica con capacità di trattamento di circa 750 mila tonnellate per anno”,
si chiede di sapere:
quale sia l’attuale stato di funzionamento di tutti gli impianti di trattamento della frazione umida dei rifiuti urbani indicati ed inseriti nelle linee di piano 2010-2013 per la gestione dei rifiuti urbani della Regione Campania, incluse le loro capacità lavorative in termini di tonnellate al giorno;
se risulti, anche se in sede regionale si sta procedendo ad un aggiornamento del piano regionale per la gestione dei rifiuti urbani, quali siano, e quali siano stati, i costi di realizzazione e di funzionamento, dalla progettazione alla messa in opera, ed i costi relativi al mantenimento per ogni impianto di trattamento della frazione umida in Campania, operante e non, considerando in tale computo anche gli impianti non ancora avviati, nonché quali siano le relative date di previsione della loro messa in funzione;
se risulti che l’impianto di compostaggio di Giffoni Valle Piana sia attivo, considerato che a marzo 2015 risultavano completate le opere di realizzazione della piattaforma, e quale sia lo stato attuale dei lavori del centro di San Tammaro, considerato che circa un anno fa rimaneva da completare il 7 per cento delle opere;
se il Ministro in indirizzo intenda adoperarsi, nei limiti delle proprie attribuzioni, per sollecitare la messa in funzione degli impianti previsti ma non ancora avviati nonché la realizzazione di nuovi impianti di compostaggio;
se intenda, nell’ambito delle proprie competenze, attivarsi affinché le strategie del Governo Renzi e degli enti locali preposti risultino aderenti al “principio dell’azione ambientale”, secondo il quale la tutela ambientale e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante un’adeguata azione che sia informata ai principi della precauzione, dell’azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché al principio “chi inquina paga” che, ai sensi dell’articolo 191, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, regola la politica europea in materia ambientale.