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Eccoti la bicicletta ora pedala

di Luigi Antonio Gambuti

Mai titolo fu più azzeccato, quello dato per l’ultimo “approfondimento”ospitato da questo periodico. L’invito ad operare; l’esortazione ad agire come dovere in capo a chi è titolare di responsabilità verso una comunità che gli ha delegato compiti di rappresentanza e di governo, non è parso ininfluente se le risposte date dalle urne elettorali vanno lette in chiave realistica e non ideologica.
La vittoria del centrosinistra che ha vinto cinque a due, conquistando cinque regioni delle sette messe in gara, ha trovato la sua legittimazione nel comportamento decisionista del segretario del partito che, là dove è stato preso a modello, ha conseguito significativi e vincenti risultati.
Il realismo, talvolta irriverente e spregiudicato del candidato governatore della Campania, il suo dinamismo nel proporre soluzioni e nell’affrontare una realtà, quella campana, tra le più difficili da governare per le criticità sempre più rilevanti che ne appesantiscono la gestione, gli hanno dato ragione e propongono, almeno in prospettiva, la figura di De Luca come il leader capace di riportare il dibattito politico e l’impegno di governo su livelli concreti e funzionali allo sblocco di una realtà da troppo tempo arrotolata su se stessa.
Così come sta facendo il presidente quattrovolteventi con la spericolata conduzione del partito e del governo, portata avanti tra blandizie, poche, e minacce, troppe, lo stesso fa De Luca che non ha mai mostrato cedimento alcuno nel suo percorso di avvicinamento al “trono”regionale.
Anche in presenza della arcinota questione legata alla legge Severino.
Nel comportamento dei due “vincenti” ha vinto certamente la determinazione, che si è tradotta in quella sperimentata capacità d’affrontare le questioni senza tentennamenti, privi di quella salutare facoltà del dubbio che ha dato tanto spazio a secolari riflessioni filosofiche.
Il “filosofo” di Ruvo del Monte, ora governatore della Campania, ha costruito la sua ascesa ai vertici del potere locale con atteggiamenti ed opere sempre informati da un pragmatismo di spessore, che ha fatto presa sulle nebbie dei dubbi e delle incertezze che sono stati, e lo sono ancora, la trama connettiva dei bizantinismi e delle fumisterie di una politica recitata e mai realizzata.
Gli uni e le altre funzionali ad una gestione del potere intesa a soddisfare interessi privati, clientele e varie utilità.
In una società globalizzata, dove le realtà territoriali vengono sfumate sino a rischiare la propria identità; in una cultura politica resa miope dagli interessi particolari dei mai contestati gruppi di potere; in un concerto di eventi in cui tutto è scontornato e dove tutto si legittima in nome della libertà universalmente riconosciuta, colui o coloro i quali porgono paletti e portano a dimensione diretta e concreta gli spazi vitali dei soggetti costitutivi di una comunità, trovano facile presa per essere ascoltati ed assecondati nelle loro proposizioni. Ecco perché Renzi ieri e De Luca oggi trovano grande attenzione per le loro proposte politico-governative. Là dove la morta gora dei comportamenti paludati , con addosso il sentore ovattato dei salotti dei Parioli e dei Parchi collinari napoletani frena le domande e i bisogni di chi non riesce a vivere alla Garbatella o nel quartiere di Forcella, una ventata di freschezza e di coraggio trova facile spazio per essere accolta ed accettata.
E’ stata questa a nostro parere, la carta vincente dei due uomini di Governo.
Il sasso nello stagno, lo scuotimento determinato dalla sfiducia della gente veicolata dall’astensione elettorale; la verifica dei fatti che finalmente hanno fatto ombra alle parole, hanno contribuito al successo di un’idea nuova della politica e dell’amministrazione. Movimentismo, coraggio nelle decisioni, lungimiranza e capacità di previsione, attenzione ai bisogni reali più che alle promesse e alle speranze senza fondamento, sono state le carte vincenti dei due protagonisti della politica che oggi dettano l’agenda della compagine di governo a loro affidata.
E’ questo che si chiede.
Ancora una volta, fatti e non parole, avanti con determinazione e, soprattutto, fare presto prima che il buio scenda del tutto sulle sfortunate contrade della nostra quotidianità.

P.s. Da “pensatore periferico” qualche riflessione sulla tanto dibattuta questione della riforma della scuola.
Sarebbe stato opportuno trattarla in questo modo. Prima:

a) scorporare il problema dei precari dalla riforma istituzionale;
b) procedere alla riforma degli organi collegiali;
c) organizzare un rigoroso piano di formazione professionale;
d) coprire i posti vacanti della dirigenza scolastica-a proposito,che si aspetta a coprire le centinaia di sedi vacanti della Campania? Che “buona scuola” sarà quella cui manca il dirigente titolare?
e) rivedere al ribasso i poteri del dirigente scolastico;
f) ripristinare la “catena”di controllo e di valutazione all’interno dell’istituzione.

Dopo, procedere alla riforma del contenitore e delle regole che lo sostengono. Che fretta c’è , del resto?

Napoli, 14 giugno 2015