NO, NIENTE POTRA’ PIU’ ESSERE COME PRIMA
NO, NIENTE POTRA’ PIU’ ESSERE COME PRIMA
di don Giulio Cirignano*
Ho aderito con gioia all’appello” fermiamo gli attacchi a Papa Francesco”. In questi mesi,peraltro, non abbiamo perso occasioni per manifestare l’ entusiasmo per quello che abbiamo da subito compreso come uno straordinario dono dello Spirito.
Certi atteggiamenti e dichiarazioni suscitano profonda irritazione. Ma a questo punto dobbiamo dire con forza che neppure un grammo di energia deve essere sprecato in atteggiamento di polemica. Guai a lasciarsi trascinare su questo terreno. Chi non ha compreso la confortante novità che il Signore ha preparato per la sua Chiesa viva tranquillamente i suoi tormenti. E’ un problema suo. Papa Francesco ci ha educato alla comprensione e alla pazienza. Anche in suo onore abbiamo il dovere di rispondere con cuore evangelico anche a ciò che appare assolutamente incomprensibile.
Piuttosto sentiamo la necessità di impiegare ogni mezzo e forza per ringraziare il Signore e, in lui, nutrire sentimenti di gioiosa gratitudine per quanto Papa Francesco ci ha già donato. Questo è il modo migliore per alleggerire la sua solitudine.
Sono personalmente convinto che per misteriosa fantasia dello Spirito solo un impasto formidabile tra Papa Giovanni e Paolo Sesto poteva rimettere in circolo, nel corpo ecclesiale, un così grande impulso di speranza. La calda umanità di Papa Giovanni insieme alla acuta intelligenza di Paolo sesto hanno ridato vita ad un motore che sembrava paralizzato da un ecclesiastichese senza confini.
Grazie, Papa Francesco per aver messo a tema, per i prossimi anni della Chiesa, la gioia. L’esortazione apostolica non è solo un documento del magistero ma un vero e proprio segnale divisorio di stagioni diverse: niente potrà più essere come prima.
Grazie per la speranza che ha riacceso nei nostri animi di ragazzi invecchiati con il sogno del Vangelo e del Concilio, persone che si ostinano a credere nella ragionevolezza dell’impossibile e della utopia.
Grazie per aver rimesso in moto percorsi misteriosamente interrotti quali quello aperto dalla “Dei Verbum”, dalla “Lumen Gentium” dalla” Gaudium et spes”, dalla riforma liturgica.
Grazie per aver ribadito che l’uomo viene prima dei principi astratti. Il Sinodo sulla famiglia, nel metodo e nel merito è stata una finestra aperta, con coraggio e lungimiranza, su un problema che non poteva più essere eluso. Grazie anche a nome di tanti che non sanno trovare le parole per esprimere una gioia per troppo tempo repressa. Lo sappiamo che, in proposito, non è solo questione di ammettere i divorziati e risposati alla mensa eucaristica. Il discorso sui troppi “no” che abbiamo detto a questi sfortunati fratelli, sconfitti da cause che forse neppure loro sono in grado di comprendere appieno, apre prospettive di vita nuova non solo per loro ma anche per la comunità ecclesiale nel suo insieme.
Grazie per il coraggioso discorso al parlamento europeo e, soprattutto, per lo splendido incontro con il patriarca ortodosso: in quel suo chinarsi per chiedere la benedizione venivano superati quindici secoli di incomunicabilità. No, niente potrà più essere come prima. La nostra mente si è come sentita raggiungere da una provocazione che veniva dall’alto.
Grazie per le telefonate imprevedibili e impreviste: l’agape, quando è vera e profonda, non ha sbarre né inutili timori.
Grazie per il modo di pensare e di parlare della comunità cristiana. Una comunità di fratelli dove ogni pensiero di carriera è un attentato alla sua verità più profonda. Dove ogni ambizione è bollata come un non senso evangelico, e la ricerca della ricchezza e potenza un anacronismo intollerabile.
Grazie, a questo riguardo, per come ha rilanciato l’immagine di una chiesa povera e attenta ai poveri. Questo, insieme al tema della pace è l’aspetto in cui Papa Bergoglio ha dato il meglio di sé. L’inclusione sociale dei poveri è stata la molla segreta di tanti atteggiamenti e scelte. Così la Chiesa è tornata a specchiarsi nella sua immagine più bella e consolante.
Grazie, caro padre Francesco per il suo entusiasmo quasi fanciullesco di accogliere e incoraggiare chiunque ha avuto la fortuna di accostarla, grazie per il suo parlare pacato, mai autocelebrativo, capace di seminare letizia e condividere dolore.
Se incontra difficoltà e incomprensioni non si scoraggi: la nostra gratitudine saprà esprimersi in preghiera costante ed amica.
Grazie, infine per averci concesso la possibilità di intravedere, come al tempo del Concilio, una fioritura che i più giovani, forse, avranno la fortuna di assaporare pienamente. Ma per noi, preti e laici, che eravamo giovani al tempo del Concilio questo è già stato uno splendido regalo.
* biblista
Napoli, 6 gennaio 2015