gio 24 APRILE 2025 ore 19.03
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Come scoprire i sogni nella vita?
di Matteo Tafuro

 

 felice

 Avete mai pensato alla moltitudine di persone che popolano la nostra amata Terra e che incontriamo ogni giorno?

Alcune scrutano il mondo come una raccolta interminabile di cose belle da scoprire e ne vanno in cerca come in un’avventura.

Sono delicate e amano la terra, camminano su di essa con leggerezza, con curiosità e gratitudine.

Si riempiono gli occhi e l’anima di gioia e di sorprese.

Considerano il lato bello delle cose, confessano che fa bene.

Sicuramente io sono tra questi, non mi lascio affondare, e cerco di contagiare gli altri con la mia forza e con la mia gioia.3

Altre strascicano per le strade con zoccoli di piombo, senza sapere dove e perché. Non sanno dove andare e si ritrovano sempre dalla parte opposta!

Sulle spalle portano una pesante zavorra che si ostinano a chiamare vita, senza guardare che cosa c’è dentro. Camminano col capo chino per contare le spine dei rovi.

Con tutti coloro coi quali s’incontrano fanno a gara a chi ha pianto e sofferto di più, si offendono e si arrabbiano se qualcuno sostiene di essere più infelice di loro. Pensano di subire da loro un torto. Hanno paura di essere felici e più ancora di apparirlo, hanno paura di scoprire qualche motivo per esserlo.

Aprono gli occhi la mattina malvolentieri, non sanno ridere.

Se si sorprendessero in uno specchio a ridere si vergognerebbero come di una colpa, come se tradissero il loro destino.

Hanno una frase alla quale sono particolarmente affezionati: “Cosa mi ha dato questa vita? Niente!”. E la mia comunità, come è fatta?

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Io penso che i compiti reali e tangibili di una comunità siano di ridistribuire le risorse necessarie a trasformare la condizione di individui de iure nelle prerogative godute dagli individui de facto.

Al solo pensiero di questa cosa, già tremo.

Viviamo l’epoca in cui cerchiamo individualmente soluzioni a problemi che hanno origine dal vivere in società.

Esempio lampante è una corretta presenza civile e civica.

Si è smarrita la certezza che ci veniva dal vivere in comunità, il risultato di tutto ciò è sotto gli occhi di tutti, il nemico diventa l’altro, l’estraneo sul quale vomitare tutte le nostre ansie e i nostri problemi.

La comunità realmente esistente ci richiede, come prezzo d’ingresso, di rinunciare alle libertà individuali formando così una dicotomia, tra la sicurezza garantita dalla comunità e la libertà individuale, che risulta non di facile soluzione.

Non sto citando Papa Francesco. Ma Baumann!

È diventato difficile reggere il vero/finto perbenismo delle vostre chiese.

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Tuttavia, Bauman ci sprona a realizzare una comunità in cui si hanno libertà, fiducia e comprensione. Ferdinand Tönnies, sociologo tedesco, individua due forme diverse di organizzazione sociale: la comunità, fondata sul sentimento di appartenenza e sulla partecipazione spontanea e la società basata sulla razionalità e sullo scambio.

Egli ha scritto che la comprensione reciproca è alla base della comunità e non il fine.

Che bello! Nella scuola, nelle chiese, tanto hanno fatto che è stato raggiunto il risultato di tracciare un confine e creare, Baumann dixit: comunità gruccia alle quali appendere tutte le paure e ansie vissute a livello individuale […] in compagnia di altri individui afflitti dalle medesime ansie e paure.

Il vostro mondo liquido e moderno è in continua trasformazione. Tutti voi, che vi piaccia o no, verrete trascinati via senza scampo, anche quando vi sforzate di rimanere immobili nel punto in cui vi trovate. Eh, sì!

La presenza d’un significato per cui vivere è determinante nel configurare l’immagine di sé stessi, il proprio destino, il posto che si occupa nel mondo, la relazione con gli altri, il ruolo in quanto insieme di attese da parte degli altri e di risposte da dare.

È determinante nello stimolare le energie interiori e nello stabilire il proprio rapporto in relazione al compito e alla gioia di vivere.

Si sa come sono certi periodi: frenetici e scontenti, e sembra che tutto vada storto.

Le scadenze arrivano sempre troppo presto e qualche volta tolgono il sonno.

Arrivi in chiesa e trovi musi lunghi e non riesci a capire perché sia il caso di fare tante storie per cose da nulla.

Le mamme, colte e impettite, nel consiglio di classe non la finiscono di litigare tra loro per sciocchezze, esibendo tutto il repertorio di fuffa truccata.

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Che vita balorda!

Ma, ecco, la mattina dopo, in viaggio sul treno, nello stesso vagone di sempre, dopo giorni di anomia, mi sorprende la bellezza.

Il Vesuvio è nitido, reso splendente dal vento della notte, mi sorprende l’azzurro incredibile del cielo che sembra creato apposta per me.

Allora la tensione si scioglie e assaporo la mia Comunità, fatta di persone che lottano e cercano di essere felici, sognatori e pieni di stupore.

Nola, 16 aprile 2025