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La serendipità è la fortuna di fare felici scoperte per puro caso
di Matteo Tafuro


Una parola dal suono bello e un po’ strano che vuole disegnare i vantaggi del darsi da fare. Il termine deriva da Serendip, l’antico nome persiano dello Sri Lanka e indica la fortuna di trovare qualcosa mentre se ne sta cercando un’altra. ser1
Cercatore libero e liberato se vuoi trovare qualcosa, il modo migliore e iniziare a cercare!
Forse non troverai esattamente quello che cercavi, ma almeno avrai vissuto. Forse noi esseri umani non possiamo fare a meno di affidarci alla serendipità, perché siamo capaci ancora di sorprenderci, perché non ci lasciamo contenere nelle profetiche previsioni statistiche e in fondo perché non possiamo mai sapere con certezza quello che stiamo cercando.
Eppure, tutti cercano. Mettersi a cercare vuol dire lasciarsi spingere dal dialogo con gli altri, per aprire le porte al mondo, lasciarsi spingere da parole che non sono ancora del tutto comprese. D’altra parte, per chi ci crede, l’atteggiamento indispensabile di chi vuole trovare Dio e cercare, penso ai re magi che si misero in cammino per cercare il bambino vaticinato dalla stella.
Sicuramente non si muoverà mai chi pretende di partire solo quando la strada e completamente sgombra e lineare. Per uscire dalla nostra condizione di immobilismo, e fondamentale individuare quello che non abbiamo, scoprire il nostro vuoto. Questa mancanza prende altresì il nome di desiderio.
ser2Ci mettiamo a cercare perché desideriamo qualcosa che non possediamo ancora. Così avviene con il consumismo, siccome la nostra sete di possedere non e mai del tutto saziata, non possiamo fare altro che cercare ancora, senza sosta.
Cosa cerchi? Cosa vuoi?
Il desiderio dello sciame dei consumisti e dare una risposta al vuoto che li abita. Come i re magi, anche noi desideriamo risposte, tuttavia la vita ci costringe a non abitare le definizioni.
Quante volte vi siete imbattuti nel termine serendipità?
Vi invito a vedere Serendipity film del 2001 con Kate Beckinsale e John Cusack, che narra di una romantica storia d’amore nata su una serie di eventi fortuiti e casuali. Forse quando abbiamo cercato di difenderci dal dolore che abbiamo provato o per allontanare la delusione che già vediamo arrivare da lontano, molte volte ci congeliamo, non permettiamo a noi stessi di sentire quello che proviamo.


Ma in questo modo rinunciamo anche a tutto quello che di bello la vita ci offre. Smettiamo di vivere per non morire di dolore. Il nostro cuore ibernato dal gelo delle nostre paure ci impedisce a volte anche di essere toccati dalla relazione con gli altri. Viviamo la vita ibernati, ripetendo sterilmente le stesse cose e siamo diffidenti verso tutto e tutti deformando tutto il nostro agire.
E poi, come d’incanto, all’orizzonte arriva il salvatore di turno a prometterci qualcosa, il termine promettere indica il mandare avanti e la promessa ci rassicura circa le modalità con cui mandiamo avanti le nostre esistenze. Credere che ci sarà un futuro e un nostro bisogno, e l’orizzonte che ci ammalia e che rimette incessantemente in moto il nostro cuoricino.
Farci promesse, avere sogni e la forza che ci fa fare ancora un passo quando siamo stanchi, anche quando ci fanno promesse che non hanno alcuna intenzione di mantenere.

Nola, 20 gennaio 2025