Sanità sotto assedio. Martino Ariano. Madrid
Sanità sotto assedio
di Martino Ariano
Non si arresta la scia di violenze e aggressioni nei confronti del personale sanitario.
Le corsie degli ospedali italiani stanno diventando sempre più luoghi di conflitto.
Ovunque lungo lo stivale assistiamo quotidianamente a episodi di aggressioni ai danni di medici, infermieri e personale ospedaliero.
A Foggia, nelle ultime settimane, il personale sanitario è stato vittima di violenze fisiche in più occasioni. Solo negli ultimi giorni, si sono registrati tre attacchi presso il Policlinico Riuniti, con infermieri e medici che hanno subito calci, pugni e minacce da parte di pazienti e familiari.
Gli episodi hanno suscitato una forte reazione da parte delle istituzioni, con un piano per aumentare la presenza delle forze dell’ordine nei presidi ospedalieri. Ma basterà questo a risolvere il problema?
La tensione e la frustrazione possono trasformarsi in rabbia incontrollata, specialmente nei momenti di estrema vulnerabilità. L’ansia per la salute di una persona cara o i tempi di attesa percepiti come insostenibili sono spesso le scintille che scatenano le aggressioni. Negli ultimi anni, il fenomeno è aumentato in maniera preoccupante.
Secondo la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), tra il 2019 e il 2023 si è verificato un incremento del 30% di episodi di violenza segnalati nei pronto soccorso italiani. Ma oltre alla frustrazione, vi è una diffusa disillusione nei confronti di un sistema sanitario che, talvolta, appare incapace di rispondere alle aspettative dei cittadini.
Dopo i recenti eventi di Foggia, il governo ha deciso di rafforzare la sicurezza negli ospedali. Dal 1 gennaio 2023 all’8 agosto 2024, i presidi di polizia presso gli ospedali sono aumentati da 126 a 198, con un incremento del 57,1%.
Nonostante questo, il personale sanitario continua a sentirsi non protetto, tanto che i sindacati di medici e infermieri hanno indetto una manifestazione il 16 settembre per chiedere maggiori tutele. Alcune proposte, come quella del “Daspo sanitario”, che prevede la sospensione per 3 anni della gratuità delle cure per chi commette aggressioni contro il personale sanitario, ad eccezione delle cure d’emergenza.
Questi episodi di violenza non solo mettono a rischio l’incolumità fisica del personale sanitario, ma minano anche il loro morale, già precario dopo anni di lavoro in prima linea durante la pandemia. Sempre più medici e infermieri decidono di lasciare il servizio pubblico, demoralizzati e impauriti, come dimostrano le recenti dimissioni di due dottoresse pugliesi, vittime di aggressioni.
Riflette simbolicamente questo stato di vulnerabilità l’opera di Daniele Accossato, che mostra figure intrappolate all’interno di casse o gabbie, come fossero merci da trasportare, ma che esprimono un dolore muto.
Daniele Accossato, Amore Rapito, 2015, Jesmonite, legno, corda, pluriball, 60 x 45 x 80 cm
In questa serie, le figure, bloccate e impotenti, sembrano rappresentare proprio la condizione in cui si trovano i medici e gli infermieri in Italia, esposti alla violenza e alla frustrazione dei familiari dei pazienti.
La loro missione di cura diventa una gabbia che li costringe e li isola.
L’opera di Accossato funge quindi da metafora del personale sanitario, costretto a subire aggressioni mentre tenta di aiutare e curare. Questo richiamo visivo sottolinea quanto sia cruciale una risposta forte e coordinata da parte delle istituzioni.
La violenza contro il personale sanitario è un problema che non può più essere ignorato.
Come ha sottolineato Filippo Anelli, presidente della FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri), è necessario un piano complessivo che includa non solo misure di sicurezza, ma anche interventi strutturali per migliorare l’organizzazione sanitaria e la comunicazione con i familiari dei pazienti.
Senza un’azione decisa, rischiamo di perdere un numero crescente di professionisti dedicati alla cura, rendendo il nostro sistema sanitario ancora più fragile.
I medici e gli infermieri, che fino a pochi anni fa erano eroi durante la pandemia, ora si trovano abbandonati e aggrediti. Il loro ruolo, essenziale per la società, merita rispetto e protezione. La loro dedizione alla cura non può essere scambiata per una colpa.
Se il sistema sanitario non sarà in grado di garantire la sicurezza di questi professionisti, il rischio è che il nostro sistema di assistenza crolli.
I medici non devono essere lasciati soli: la loro tutela è una priorità che riflette il livello di civiltà di un Paese.
Madrid, 20 settembre 2024