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La diversità guiderà il popolo
di Martino Ariano

Da poco inaugurate, le Paralimpiadi di Parigi 2024 non devono essere solo una manifestazione sportiva, ma devono invitare a guardare oltre le competizioni, riflettendo sulle sfide quotidiane che affrontano le persone con disabilità e sul cammino che la società deve percorrere per eliminare ogni barriera, sia fisica che mentale.
La scelta di Parigi come sede delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi è particolarmente significativa. Parigi è stata, e continua a essere, una città simbolo di rivoluzioni culturali e sociali, una città che ha guidato il popolo verso la libertà e l’uguaglianza. Così come la libertà guidò il popolo nel celebre dipinto di Eugène Delacroix, oggi è la diversità a prendere il suo posto come forza capace di guidare il cambiamento e ispirare la società verso una nuova visione del mondo, più giusta ed equa. Lo sport, in questo contesto, diventa uno specchio della società, un luogo dove l’inclusione non è solo auspicabile, ma necessaria.

1Le Paralimpiadi ci mostrano atleti che sfidano ogni giorno le proprie limitazioni, dimostrando come la determinazione possa superare qualsiasi ostacolo. Questi campioni non rappresentano solo loro stessi, ma sono simboli viventi di una resistenza che va oltre lo sforzo fisico: incarnano la speranza di una società che riconosce e valorizza le differenze, trasformandole in forza collettiva.
Le nostre città devono anch’esse diventare simbolo di inclusione, libere da barriere architettoniche che limitano, escludono ed emarginano. Ogni rampa, ogni ascensore, ogni marciapiede accessibile non è solo un’opera ingegneristica, ma un segno tangibile di una civiltà che riconosce il diritto di ogni persona. Questo cambiamento richiede un impegno congiunto di istituzioni, cittadini e imprese, affinché l’accessibilità non sia più un’eccezione, ma la norma.6Le Paralimpiadi di Parigi 2024 ci ricordano che l’inclusione è un processo continuo, un percorso che non si esaurisce con un evento o una legge. È una sfida quotidiana che richiede la partecipazione attiva di tutti noi. Solo quando la nostra società saprà accogliere ogni persona, valorizzando le sue unicità e garantendo pari opportunità, potremo davvero dire di aver abbattuto le barriere che ancora ci separano.
L’importanza dell’inclusione è stata recentemente messa alla prova dal caso mediatico che ha coinvolto il cantautore italiano Antonello Venditti. Durante un concerto a Barletta, Venditti ha reagito in maniera inappropriata a una fan con disabilità, scatenando una forte indignazione sui social. Nonostante le scuse pubbliche del cantante, il malcontento non si è placato, evidenziando come, in un’era dominata dai social media, anche una singola gaffe possa mettere a rischio la reputazione di una figura pubblica. Francesco Cannadoro, padre di un ragazzo disabile, nel riflettere sulla vicenda, ha sottolineato come l’uso dell’aggettivo “speciale” per le persone con disabilità possa creare un distacco piuttosto che favorire una vera inclusione.
Questo episodio ci ricorda quanto sia delicato e fondamentale il linguaggio che usiamo, e come le parole possano influenzare la percezione e il trattamento delle persone con disabilità.
Come le Paralimpiadi ci mostrano atleti che superano ogni barriera fisica e mentale, l’arte di Frida Kahlo ci offre un potente esempio di come le sfide personali possano essere trasformate in espressione creativa e resistenza.
Frida Kahlo (1907-1954), a soli 18 anni, fu vittima di un gravissimo incidente stradale che le comprometteva la spina dorsale e le impediva di avere figli. Tuttavia, Frida trasformò il dolore, la frustrazione, la paura e la rabbia in arte, offrendo al mondo una serie di opere che esplorano la condizione umana con una profondità e una sensibilità uniche.
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Frida Kahlo, La Colonna Rossa, 1944, Olio su tela, 60 x 50 cm, Museo Frida Kahlo, CDMX

In particolare, l’opera “La Colonna Rossa” (1944) esemplifica perfettamente il tema della diversità e della resilienza. In questo autoritratto, l’artista si raffigura con il busto spezzato, attraversato da una colonna ionica frantumata, simbolo della sua spina dorsale distrutta. Il corpo è trafitto da numerosi chiodi, simboleggiando il dolore fisico che la affliggeva quotidianamente. Nonostante il volto sia segnato dalle lacrime, lo sguardo di Frida è fermo, quasi sfidante, come a voler dimostrare la propria forza interiore. Quest’opera rappresenta non solo la condizione di sofferenza, ma anche la straordinaria capacità di resistenza dell’artista, diventando un potente simbolo della lotta contro le limitazioni imposte dalla disabilità.
Associando quest’opera al tema delle Paralimpiadi e al recente episodio che ha coinvolto Antonello Venditti, emerge chiaramente la connessione tra arte, sport e cultura come espressioni del superamento dei limiti, della trasformazione del dolore in energia creativa e dell’importanza dell’inclusione sociale.

4Le Paralimpiadi, così come l’arte di Frida Kahlo, ci insegnano che la vera forza risiede nella capacità di abbracciare e valorizzare le diversità.
La diversità non è un’opzione, ma una realtà imprescindibile della nostra esistenza
Ignorarla significa negare la ricchezza che essa porta con sé, rinunciando a un futuro più giusto e inclusivo.

L’inclusione non deve essere un gesto di benevolenza, ma un imperativo categorico.
Ogni barriera che escludiamo non solo limita chi ne è vittima, ma impoverisce l’intera società nell’avanzare.
È nostro dovere impegnarci affinché la diversità sia riconosciuta, valorizzata e integrata in ogni ambito della nostra vita, perché solo così potremo costruire un mondo in cui ogni individuo, indipendentemente dalle sue caratteristiche, possa vivere con dignità, rispetto e uguaglianza.
Non possiamo permetterci di restare indifferenti: l’inclusione è un dovere morale e sociale che dobbiamo abbracciare con determinazione e urgenza.

Madrid, 31 agosto 2024