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Maledette guerre, stanno facendo del male anche alla nostra amata Terra
di Matteo Tafuro

 

 

È possibile stimare l’impatto ambientale di una guerra?

5Di recente uno studio analitico, il primo nel suo genere, condotto dalla Queen Mary University of London, l’Università di Durham e l’Università di Lancaster, dal titolo: “A Multitemporal Snapshot of Greenhouse Gas Emissions from the Israel-Gaza Conflict” ha cercato di mettere in evidenza il peso delle emissioni di gas serra generato dal conflitto in Medio Oriente.

Gli attacchi via terra nella Striscia e i bombardamenti aerei di Israele hanno generato 281’315 tonnellate di Co2 nei primi sessanta giorni di conflitto, equivalenti a 150 mila tonnellate di carbone.

E, con gli oltre venticinquemila morti come la mettiamo?

I senza tetto, gli orfani, le vedove e gli sfollati?

Sofferenza e altra sofferenza!6

Gli scienziati delle tre università hanno messo in relazione le emissioni con cui vengono calcolate: il riscaldamento e l’energia per i quartieri generali, gli accampamenti, i rifornimenti di mezzi, strumentazione cibernetica, armi e tutto il settore della logistica. Insieme a tutto ciò è stata considerata un’altra categoria che è quella che analizza i costi della ricostruzione a riparazione dei danni provocati.

Carissimi pacifisti da poltrona, bruciare carburanti nei serbatoi degli aerei e gasolio nei tank non è l’unico modo con cui si determina il surriscaldamento climatico.

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Già nel 2022 il Report: “Estimating the Military’s Global Greenhouse Gas Emissions”, pubblicato da: Scientists for Global Responsibility (SGR) and the Conflict and Environment Observatory (CEOBS), stimava in 5,5% l’aumento dei gas serra in un anno.

Più di tutti i voli civili e commerciali!

I supertecnologici jet da guerra, gli indistruttibili carri armati, le invincibili portaerei sono i primi responsabili delle emissioni di gas serra, ma restano degli impuniti e degli arroganti.4

Ma, com’è possibile che chiedano a noi di investire in energia verde, vedi alle voci auto elettriche e viaggi più sostenibili.

L’IEA (L’Agenzia Internazionale dell’Energia), nel report: “Tracking Clean Energy Progress 2023”, si chiede: “Dove dobbiamo andare?” … e si risponde:” Lo scenario Net Zero Emissions by 2050 Scenario (NZE) della IEA è un percorso per il settore energetico globale per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette di CO2 entro il 2050, ottenendo al contempo l’accesso universale all’energia entro il 2030 e importanti miglioramenti nella qualità dell’aria”.

Scusate ragazzi! Indirizzare il mondo verso la pace non resta il modo più efficace ed urgente per contenere le cause delle guerre e fermare le gravi conseguenze ambientali?

A conti fatti l’industria militare è l’unica azienda scevra da obblighi e restrizioni, anche rispetto ai trattati delle Nazioni Unite!

C’è qualche dato rispetto al calcolo delle emissioni dei voli militari?

Possiamo sapere, noi uomini liberi, i dati delle stragi prodotte da bombe e carri armati sui sistemi ricchi di carbonio, come può essere una foresta?

Quando si parla di imporsi in un dato territorio o di condurre attività militari, non esistano limiti all’inquinamento generabile. quello che sta succedendo a Gaza o in Ucraina e purtroppo ancora anche in moltissime altre aree del mondo, sta annullando, oltre a troppe innocenti e risparmiabili vite, anche qualunque sforzo che a livello mondiale venga messo in atto per ridurre le emissioni di gas serra.

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In una stanza silenziosa c’erano quattro candele accese.
La prima si lamentava: “Io sono la pace. Ma gli uomini
preferiscono la guerra: non mi resta che lasciarmi
spegnere”. E così accadde. La seconda disse: “Io sono la
fede. Ma gli uomini preferiscono le favole: non mi resta
che lasciarmi spegnere”. E così accadde. La terza candela
confesso: “Io sono l’amore. Ma gli uomini sono cattivi e
incapaci di amare: non mi resta che lasciarmi spegnere”.
All’improvviso nella stanza comparve un bambino che,
piangendo, disse: “Ho paura del buio”. Allora la quarta
candela disse: “Non piangere. Io resterò accesa e ti permetterò
di riaccendere con la mia luce le altre candele: io sono la speranza”.

Parabola ebraica

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Il pacifismo è una dottrina che propone l’abolizione della guerra. Diverse sono state le forme di pacifismo dal Medioevo all’età moderna, fino a giungere all’attuale concezione tendente a vedere la possibilità della pace nella risoluzione dei problemi interni degli stati e nella regolazione delle controversie internazionali attraverso organismi sovranazionali.

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A scanso di equivoci, voglio riferirmi al movimento contro la guerra, quello delle mobilitazioni per fermare le guerre reali e presenti che si stavano e si stanno combattendo nel pianeta e per fermare le politiche che sono parte di quelle stesse guerre: riarmo, spese militari, produzione bellica, accordi militari con altre potenze, alleanze militari, basi militari e così via.

Quattro anni di guerra civile in Siria hanno prodotto più di 200.000 morti, più di 4 milioni di rifugiati all’estero, quasi 10 milioni di sfollati a fronte di una popolazione siriana di 22 milioni.

Come mai c’è silenzio e rassegnazione?

Perché mi sento così impotente, io che sono figlio della cultura pacifista?

Eppure, le mobilitazioni pacifiste non erano, ormai, più solo patrimonio di una determinata parte, ma di quanti pensavano che fare la guerra, qualsiasi guerra, fosse un errore.

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In questi tempi bui sento enunciare da più parti che non c’è pace senza giustizia.

Battersi per un mondo senza guerre e senza repressione militare significa stare dalla parte degli oppressi nei loro percorsi di liberazione e sostenere con forza e con passione le dinamiche che in tutto il mondo nascono per questa liberazione.

In questa crisi costruire la pace significa costruire la giustizia sociale.

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Oggi più che mai abbiamo bisogno di costruire la pace vera, di affermare che nessuno stato, per quanto potente può garantire con le armi la propria sicurezza in un mondo dominato da ingiustizie, violenze e insicurezze per interi popoli poveri.

Nola, 19 febbraio 2024