lun 25 NOVEMBRE 2024 ore 10.24
Home Politica La Vendetta della Cavaliera…

La Vendetta della Cavaliera…

di Carlo Gimmelli

Cosa c’è dietro i fuorionda di Striscia che hanno detronizzato lo storico compagno di “IoSonoGiorgia” e la guerra di nervi tra il Governo e il Biscione post Silvio.

Le due regine del potere economico politico italiano, Marina Berlusconi, figlia prediletta della buonanima del cavaliere a capo del più potente gruppo mediatico politico italiano e Giorgia Meloni, l’underdog della politica, assurta dalla periferia romana al vertice del settimo paese più industrializzato al mondo, pare abbiano incrociato le spade in una tenzone in salsa pecoreccia da commedia sexy all’italiana: il lato grottesco della vicenda sfiora la farsa in una Europa che arranca tra crisi economica, allarme
terrorismo islamico e guerre più o meno ufficiali sull’uscio di casa.

Noi più umilmente ci accontentiamo di spiare dal buco della serratura le “provolonate” da coatto di provincia dei Giamburrasca Giambruno, ex compagno della Premier, e la sit com di casa Meloni mentre il debito pubblico rasenta pericolosamente i tremila miliardi di euro e il governo mette in vendita i gioielli di casa per presentare all’Europa una parvenza di manovra finanziaria credibile.

Uno dei dogmi indiscussi dei corridoi di Cologno Monzese riguarda la intoccabilità e l’indipendenza di Antonio Ricci da Albenga, il guru della satira berlusconiana finto sinistrorsa e perfido papà di Striscia la notizia.

Dietro il vessillo della indipendenza Ricci periodicamente ha puntato il cannone satirico della sua creatura per mettere all’angolo i rivali politici interni ed esterni del “Cavaliere Mascarato” suo editore di riferimento: dal tormentone del “Fu fu dance” contro baffetto D’Alema ai tempi della fallita “bicamerale”all’ultimo fuorionda che ha messo nell’angolo il ruspante Andrea Giambruno, compagno della Premier, pizzicato in perfidi fuorionda in una serie di coatti e improbabili approcci sessuali da vitellone in
disarmo verso le distratte e indifferenti colleghe di lavoro, degni dei migliori affreschi cinematografici dei Vanzina.

C’è da dire che Andrea “bellicapelli” Giambruno, una via di mezzo tra il megalomane “cretinetti” Alberto Nardi eternato da Alberto Sordi nell’iconico “Il Vedovo” e il fanatico coatto “Enzo” del verdoniano “Unsacco bello”, con i suoi atteggiamenti da bullo di periferia e le sue battute pecorecce verso le colleghe in studio, ha fornito un pacco (!) regalo già confezionato al perfido Ricci che, a suo dire, lo aveva in cassaforte già da alcuni mesi in attesa di sfornarlo al momento opportuno.

I fuorionda, registrazioni in bassa frequenza di tutti i programmi Mediaset di cui Ricci avrebbe l’esclusiva, sono da sempre l’arma letale del TG satirico berlusconiano e, all’occorrenza, sono diventati i tormentoni con cui Striscia ha sparato a pallettoni contro gli indesiderabili della casa reale di Arcore, oltre al citato D’Alema ne fu vittima per mesi Gianfranco Fini, ai tempi Presidente della Camera, per la relazione con la presunta arrampicatrice sociale Elisabetta Tulliani e famiglia e l’affaire dell’appartamento di A.N. a Montecarlo che Fini fece gestire alla compagna e al cognato.

Al di là del grido di dolore delle varie pasionarie in servizio permanente effettivo che hanno scavato nella letteratura delle molestie sessuali per marchiare il reo con le stimmate dell’infamia, anche se mancano ad oggi denunce o segnalazioni delle colleghe, il comportamento del “cretinetti” francamente pare più riconducibile ad un triviale e cialtronesco “cazzeggio” tra colleghi sapientemente tirato fuori dal guru di Cologno per tirare le orecchie alla supponenza di Donna Giorgia.

Nonostante le rapide e accorate smentite di Ricci, pare abbastanza incredibile che i piani altissimi di Mediaset fossero all’oscuro del trappolone che Striscia per quattro giorni ha mandato in prima serata con gustosi prequel e sequel sulle (dis)avventure del signor Meloni, anche perché una regola aurea del giornalismo impone che una smentita è una notizia data due volte.
I fatti dicono che già all’indomani della schiacciante vittoria elettorale la Meloni abbia dovuto schivare più i pallettoni del fuoco amico che quelli di una opposizione al bromuro, e quella sibillina frase, “non sono ricattabile”, oggi suona come una premonizione alle mine vaganti che sarebbero esplose e che forse esploderanno ancora.

Del resto la buonanima del Cavaliere non ha mai fatto mistero di non aver digerito la scalata di Giorgia dalla Garbatella a Palazzo Chigi, e i rapporti peggiorarono quando Berlusconi perse i voti alleati anche per accedere alla poltrona di riserva di Presidente del Senato con il mitico Vaffa in diretta rifilato al neo eletto Ignazio La Russa, padre politico della Meloni.

La pax armata con il partito azienda e la stabilità politica del governo garantita da Forza Italia in cambio della tutela della galassia Fininvest è stata sul punto di saltare più volte ma erano più o meno cartucce a salve.

La prima frattura dopo l’attacco ad alzo zero di Berlusconi a Zelensky in primavera, in occasione della visita della Meloni a Kiev e ci volle tutta la azione diplomatica di Marina Berlusconi , interlocutrice di garanzia, a placare l’ira funesta di Giorgia e a confermare la fedeltà forzista tenendo a bada le incontinenza verbali del Cavaliere.

Lo scenario è cambiato con la traumatica scomparsa di Berlusconi e la ipotetica “transumanza” (per usare un termine caro a Giambruno) degli orfanelli di Silvio verso il carro glorioso di Fratelli d’Italia che avrebbe condannato all’irrilevanza politica Forza Italia, tenuta in piedi economicamente solo dalle fidejussioni berlusconiane per cento milioni di euro che se presentate all’incasso dai figli porterebbero all’estinzione della creatura del Cavaliere.

La Meloni si è precipitata a chiudere le sliding doors del suo partito per non irretire i fedelissimi forzisti ma il gelo con Marina Berlusconi, la vera erede politica e finanziaria di papà Silvio si è acuito in estate con la annunciata tassazione del 40% sugli extraprofitti delle banche, vecchio pallino del Premier alla ricerca di risorse per dare credibilità alla manovra di bilancio e ha riaperto la guerra fredda tra Cologno e Palazzo Chigi, con le critiche pubbliche della Cavaliera al governo per una scelta giudicata “demagogica” ma che in realtà avrebbe azzoppato gli utili Fininvest che da banca Mediolanum, da socio di minoranza, ha attinto nel 2022 dividendi per 700 milioni.

Il premier, fiutato il pericolo, ha diluito a più riprese il disegno di legge depotenziato del tutto con la concessione alle Banche di decidere se versare l’imposta o accantonare il doppio dell’aliquota per rafforzare il proprio patrimonio: la previsione quasi certezza è che neanche un euro verrà versato dagli Istituti nelle casse esangui dello Stato.

Infine l’affaire Giambruno che ha colpito la Meloni nella sfera privata con la rottura via social della relazione decennale con il giornalista, padre di sua figlia, che ha scatenato l’istinto della leonessa ferita, convinta dello zampino della famiglia Berlusconi nella pubblica gogna dei fuorionda e decisa a condannare all’irrilevanza politica gli scomodi alleati di governo.

La prima mossa è stato l’astuto annuncio di Salvini (che spera di trarre vantaggio dalla disputa!) della riduzione del canone RAI che verrà coperto con un aumento del tetto  pubblicitario dal 12 al 15% in prima serata con conseguente calo degli investimenti pubblicitari in Mediaset, visto con terrore dai vertici del biscione.

Il primo risultato è stato il crollo del 13% del titolo Mediaset sui mercati europei e un preoccupante nervosismo tra gli azionisti e tra i piani alti, dietro garanzia dell’anonimato si parla senza mezzi termini di “ritorsione” verso l’azienda.

La regina di Arcore, intervistata da Bruno Vespa per il prossimo libro edito proprio da Mondadori, uno dei gioielli di casa Fininvest, nelle ultime ore ha tentato una ennesima operazione diplomatica con dichiarazione al miele verso la Premier, negando qualsiasi coinvolgimento della Famiglia nei fuorionda.

Un endorsement a tutto tondo umano e politico per tenere a bada l’ira funesta del capo del Governo.

Una pax armata tra due regine, una finanziaria, l’altra politica, tra le donne più influenti d’Europa, con buona pace di chi sosteneva e sostiene che con le donne al potere non ci sarebbero stati conflitti.

Probabilmente il peggio deve ancora arrivare….

Ma, forse, questa è un’altra storia.

Napoli, 30 ottobre 2023